La Focale porta Livio Senigalliesi, fotoreporter antropologo, sul palco di Materia

Settembre 14, 2025 - 14:30
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La Focale porta Livio Senigalliesi, fotoreporter antropologo, sul palco di Materia
Livio Senegalesi

Sabato 13 settembre, lo “Spazio Materia” di Castronno ha ospitato una serata organizzata dal Foto Club La Focale, con protagonista il fotoreporter internazionale Livio Senigalliesi

Il suo approccio al reportage è definito “antropologico” e inusuale. Senegalesi non si limita a coprire i conflitti da una base sicura, ma sceglie di vivere fianco a fianco con le popolazioni nelle loro case, condividendo fame, sete e l’assenza di luce per anni. Questo significa raccogliere acqua dalle fosse dei mortai e assistere direttamente a tragedie. La sua scelta di operare come freelance gli ha garantito la libertà di rimanere sul posto finché non aveva un racconto esaustivo, seguendo “l’uomo” e “l’umanità” nelle peggiori condizioni possibili, prima, durante e dopo la guerra, incluse le rotte migratorie.

Il suo messaggio centrale è per la pace con la P maiuscola, sottolineando come siano le popolazioni a pagare il prezzo più alto dei conflitti. Per questo, si dedica a trasmettere la sua esperienza alle nuove generazioni in università e scuole, per “piantare quei semini” che formeranno la cultura e l’etica del domani. Un aspetto fondamentale del suo lavoro è l’apprendimento delle lingue locali, essenziale per costruire relazioni autentiche e ottenere storie vere, spesso salvandogli la vita. Le sue fotografie sono note per l’impatto brutale e diretto, scattate a pochi metri dagli eventi e all’altezza dei fatti.

Durante la serata, Senigalliesi ha invitato il pubblico a un dialogo aperto e ha ripercorso alcune delle sue esperienze più significative:

Caduta del Muro di Berlino (1989): Ha documentato Checkpoint Charlie il giorno dopo la caduta del muro, descrivendo il netto contrasto tra l’opulenza occidentale e la desolazione dell’Est. Ha evidenziato l’importanza di una profonda preparazione culturale per comprendere gli eventi.
Arresto di Gorbaciov: Ha intuito i cambiamenti che Gorbaciov avrebbe portato e si trovava al Cremlino quando Michail Gorbaciov fu arrestato dal KGB, riuscendo a scattare tre fotografie uniche al mondo di quel momento cruciale.
Rivoluzione Rumena a Bucarest (1989): Documentò i giorni di battaglia e i morti civili, notando per la prima volta la manipolazione mediatica nella diffusione della notizia falsa di 11.000 morti a Timisoara. “In guerra la prima vittima è la verità”.
Prima Guerra del Golfo (1991): Ha descritto la censura mediatica e il rischio affrontato per raggiungere il confine tra Kuwait e Iraq, in un territorio minato e con migliaia di pozzi petroliferi in fiamme, subendo gravi conseguenze polmonari.
Profughi Curdi al Confine Turco-Iracheno: Ha vissuto una settimana con decine di migliaia di profughi curdi a 4.000 metri di quota, documentando l'”apocalisse” e la violenza scatenata dalla scarsità di aiuti umanitari. Le sue foto portarono a una collaborazione con le Nazioni Unite. Ha anche ricordato come gli elicotteri dati a Saddam Hussein dagli americani furono usati per gassare i curdi, una popolazione “sfortunatissima”.
Cecenia (Grozny): È riuscito a entrare a Grozny sotto copertura come medico della Croce Rossa Internazionale, vivendo in uno scantinato-ospedale e testimoniando la tragedia della popolazione cecena, le torture e le fosse comuni. Ha fotografato una donna disperata in cerca del figlio scomparso.
I Balcani (Mostar, Kosovo): Ha descritto la brutalità della guerriglia urbana, dove “ognuno sparava all’altro” a causa di odi etnici profondi, le cui radici risalgono alla battaglia di Kosovo Polje nel 1300 e agli stermini di serbi nella Seconda Guerra Mondiale. Ha avvertito che il “bubbone” del Kosovo potrebbe esplodere di nuovo.
Ucraina (Donbas, Maidan): Ha documentato gli inizi del conflitto nel 2014, evidenziando come le violenze di Maidan furono scatenate da cecchini georgiani per creare caos. Ha ricordato l’omicidio del fotografo italiano Andrea Rocchelli nel Donbas nel 2014 per mano ucraina, sottolineando che la guerra non è iniziata nel 2022 e che c’è stata una strumentalizzazione della verità da parte dei media.
Palestina (Gaza): Nel suo ultimo viaggio prima di ammalarsi nel 2020, ha documentato la “seconda marcia del ritorno” a Gaza, dove i profughi furono accolti da 100 cecchini israeliani e mitragliatrici pesanti, causando centinaia di morti e feriti, inclusi giornalisti.

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Senigalliesi ha anche parlato dei suoi metodi di lavoro analogici, dei tempi dilatati per l’invio delle notizie tramite piloti o colleghi, e dell’importanza di contatti e credenziali. Ha contrastato questo con l’attuale fotogiornalismo, caratterizzato da alta rivalità, compensi bassissimi e scarsa solidarietà. Nonostante le atrocità, crede sia giusto mantenere una speranza nel genere umano, sebbene sia preoccupato che la parola “pace” sia sempre meno pronunciata. Le sue origini operaie gli hanno insegnato “modestia, concretezza, serietà e professionalità”.

La serata ha offerto una profonda riflessione sulla guerra, l’etica del fotogiornalismo e il potere della testimonianza, lasciando un’impronta indelebile nel pubblico di Castronno.

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