La Moldova è la prima frontiera europea contro le interferenze russe

«Se la nostra democrazia non può essere protetta, allora nessuna democrazia in Europa è al sicuro». È il monito lanciato dalla presidente moldava Maia Sandu al Parlamento europeo di Strasburgo. Il suo discorso arriva a pochi giorni dalle elezioni parlamentari del 28 settembre, che la leader definisce «le più decisive della nostra storia». In gioco non c’è soltanto il futuro politico del Paese, ma la sua collocazione strategica: restare una democrazia orientata all’Europa oppure scivolare sotto l’influenza russa, diventando «una minaccia sul confine sud-occidentale dell’Ucraina e sulla frontiera orientale dell’Europa».
Sandu ha descritto una Moldova sotto assedio, non con carri armati ma con strumenti più sottili e pervasivi. «Affrontiamo un’illimitata guerra ibrida», ha detto, «sul terreno delle elezioni, della disinformazione, dei ricatti economici e finanziari».
Le cifre sono impressionanti: nel 2024, le istituzioni moldave hanno stimato che Mosca abbia speso l’equivalente dell’un per cento del Pil per condizionare il voto. «Il Cremlino vuole catturare la Moldavia attraverso le urne», ha insistito la presidente, elencando schemi di voto comprato, finanziamenti occulti tramite criptovalute e banche off-shore, campagne di disinformazione coordinate sui social.
Gli strumenti cambiano di continuo: deepfake su TikTok, false email in nome delle istituzioni, proteste organizzate via Telegram con pagamenti ai partecipanti. Persino la religione viene usata come arma, mentre minacce ai giudici e attacchi cibernetici ai servizi pubblici cercano di minare la fiducia dei cittadini. «La Moldova è il banco di prova», ha avvertito Sandu. «Ma l’Europa è il vero obiettivo».
Sandu ha voluto ricordare che il percorso europeo della Moldova si innesta in una lunga tradizione di resistenza: dal conflitto separatista in Transnistria agli embarghi commerciali russi, passando per la grande frode bancaria del 2014. Ogni crisi avrebbe potuto spezzare la fragile democrazia, «eppure – ha sottolineato – il potere è sempre cambiato pacificamente, al voto».
Proprio per questo la presidente ha insistito che l’adesione all’Unione non è un lusso, ma una questione di sopravvivenza: «Per noi l’accesso all’Unione europea non è solo un processo tecnico. È una corsa contro il tempo: l’unico modo per proteggere la nostra democrazia dal pericolo maggiore che affrontiamo, la Russia».
Le parole di Sandu hanno raccolto il sostegno di diversi eurodeputati, accomunati dalla volontà di rafforzare la democrazia moldava e la sicurezza europea.
Lena Düpont (Ppe) ha parlato di una relazione «a doppio senso» tra l’Unione europea e Chişinău: «A volte siamo noi, come Unione, a poter imparare dall’esperienza moldava. Hanno già affrontato campagne di disinformazione e destabilizzazione, mentre noi spesso non vediamo quanto devastanti possano essere anche nelle nostre società». Per l’eurodeputata tedesca, la chiave è la trasparenza: sui finanziamenti ai partiti, sull’uso dei social media e sulla comunicazione politica.
Daniel Freund (Verdi/Ale) ha rafforzato l’allarme: «Questa è un’elezione che deciderà se la Moldova continuerà il suo cammino verso l’Europa o diventerà uno Stato fantoccio di Mosca. L’Unione europea può aiutare con expertise, equipaggiamenti e sostegno politico. Ma serve un approccio molto più coordinato: oggi troppe competenze restano nazionali, dai servizi segreti alle regole sui finanziamenti elettorali, e la Russia sfrutta proprio questi anelli deboli».
Un messaggio condiviso anche da Udo Bullmann (S&D): «La sicurezza e la stabilità della Moldova non sono questioni isolate: sono parte integrante della sicurezza dell’intera comunità europea. Difendendo le sue istituzioni democratiche, proteggiamo anche i valori che ci uniscono: democrazia, stato di diritto e libertà».
Il discorso della presidente moldava ha richiamato anche la storia stessa dell’Unione, nata come protezione di democrazie fragili: dal dopoguerra al Sud Europa uscito dalle dittature, fino all’allargamento a Est dopo la caduta del comunismo. «L’Unione europea non è mai stata costruita sulla perfezione», ha detto Sandu, «ma sulla protezione: il sostegno alle democrazie finché diventavano forti».
Oggi la Moldova si propone come nuovo capitolo di quella storia. Le sue elezioni non saranno un affare interno, ma un passaggio che dirà molto sulla capacità dell’Europa di difendere se stessa dalle minacce ibride. Perché, come ha sintetizzato Sandu, «la pace non è mai garantita, e nessuno può difendersi da solo».
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