La verità del governo Meloni sta nel rapporto con la Verità

Novembre 21, 2025 - 01:07
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La verità del governo Meloni sta nel rapporto con la Verità

Sul merito del presunto complotto del Quirinale contro Giorgia Meloni – che assomiglia sempre di più, semmai, a un complotto di Giorgia Meloni contro il Quirinale – ho già scritto ieri tutto quello che avevo da dire, e il seguito della giornata, in cui la presidente del Consiglio non ha voluto fare nessuna marcia indietro, anzi ha tenuto il punto, mi pare confermi la mia tesi.

Ne approfitto quindi per dedicarmi a un aspetto della vicenda apparentemente laterale, ma io credo piuttosto importante, vale a dire il rapporto strettissimo, con linguaggio antico vorrei dire «organico», tra Meloni e la Verità, intesa naturalmente come il quotidiano di Maurizio Belpietro (ma sarebbe interessante anche parlare del suo rapporto, assai più problematico, con la verità, con la minuscola).

Il Giornale ha scritto ieri che un’email contenente la ricostruzione della famosa conversazione a cena di Francesco Saverio Garofani, il consigliere del Quirinale al centro del caso, era arrivata a diversi quotidiani. Un dettaglio che certo non getta una luce rassicurante sull’intera vicenda, ma andiamo oltre. Il punto è che l’unico quotidiano a pubblicare quella ricostruzione è proprio la Verità, che trasforma però le chiacchiere di un consigliere a cena addirittura in un «piano del Quirinale» contro Meloni, fornendo così al capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, il pretesto con cui imbastire la campagna (su cui il quotidiano ovviamente ora promette di andare avanti).

Tutto questo però non è tanto interessante per quello che promette per il futuro, quanto per ciò che dimostra del passato e del presente di Fratelli d’Italia e della nostra presidente del Consiglio. Da tempo ripeto qui che per capire cosa pensi Meloni bisogna leggere la Verità, esattamente come per capire cosa pensi Giuseppe Conte bisogna leggere il Fatto. Anche Conte, quando era ancora fresco della sua gratificante esperienza a Palazzo Chigi, manteneva una posizione assai più atlantista, europeista e responsabile di quella che poi sarebbe andato via via assumendo.

Ma se allora, quando per fare un solo esempio votava a favore dell’invio di armi all’Ucraina, si fosse guardato a cosa scriveva in proposito il Fatto quotidiano, anziché i cantori della grande svolta progressista dell’Avvocato del popolo, si sarebbe capito con largo anticipo dove sarebbe andato a parare (cioè esattamente al punto di partenza, dal quale non si era in realtà mai allontanato troppo, al di là di ovvie esigenze tattiche). Allo stesso modo, quanti si bevono oggi la favola della svolta liberale, atlantista ed europeista di Meloni, farebbero bene a leggere piuttosto la Verità, quotidiano smaccatamente filo-putiniano, no vax e no euro. La verità del governo Meloni, e della presunta evoluzione di Fratelli d’Italia, sta tutta lì. 

P.S. A tutti quelli che ora, per sminuire la gravità dell’assalto di Fratelli d’Italia al Quirinale, ricordano la richiesta di impeachment da parte di Luigi Di Maio nel 2018, devo a mia volta ricordare che quell’assurda proposta, cui persino Matteo Salvini evitò di associarsi, di fatto facendola cadere, raccolse allora il pubblico sostegno di un unico partito e di un’unica leader, al di fuori del Movimento 5 stelle. Indovinate chi?

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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