L’appello dell’industria farmaceutica italiana ai decisori nazionali e Ue: “Creiamo un mercato più attraente”

Settembre 18, 2025 - 18:30
 0
L’appello dell’industria farmaceutica italiana ai decisori nazionali e Ue: “Creiamo un mercato più attraente”

Bruxelles – In tempi di dazi doganali, crisi profonda della competitività industriale del Vecchio continente e rivalità tra superpotenze commerciali, il settore della farmaceutica è uno di quelli da cui l’Ue può ripartire per riguadagnare un po’ del terreno perduto a vantaggio di CinaStati Uniti e iniziare a costruire la propria autonomia strategica. Del ruolo di questa industria strategica nel contesto globale si sono occupati oggi (18 settembre) gli ospiti di uno dei panel dell’evento Connact Pharma, dedicato al “Rilancio della competitività europea attraverso il settore farmaceutico”.

Il punto di partenza è il grido d’allarme lanciato alla Commissione europea dalle imprese del comparto, che temono un’ulteriore emorragia di talenti e asset cruciali per le attività di ricerca, sviluppo e produzione verso la giurisdizione statunitense, come diretta conseguenza dei dazi imposti da Washington. Gli operatori del settore, riuniti a Roma per discutere coi decisori politici nazionali e comunitari nella cornice della piattaforma Connact, di cui Eunews è media partner, suggeriscono di fare urgentemente ricorso a strumenti già esistenti come le leve fiscali, le politiche dei prezzi, la regolamentazione degli appalti pubblici e le norme sulla proprietà intellettuale, sull’ambiente e sui prodotti chimici.

Secondo Emanuele DegortesGlobal head of access policy del Gruppo Menarini, l’Europa deve agire su tre aspetti principali. “Creare un mercato più attraente per le aziende farmaceutiche”, considerando che ad oggi l’Ue rappresenta circa il 25 per cento del mercato globale contro il 60-65 per cento degli Usa, “rafforzare la proprietà intellettuale” e “sbloccare gli investimenti a livello comunitario e nazionale” per diventare “un polo leader a livello mondiale”. E serve scala, più scala: gli 80 milioni di euro del Critical medicines act per il prossimo bilancio (2028-2034), sostiene, non sono sufficienti per “assicurare la produzione domestica e la sicurezza delle catene di approvvigionamento“.

Paolo Saccò
Paolo Saccò, senior director Global public affairs del Gruppo Chiesi all’evento Connact Pharma, a Roma, il 18 settembre 2025 (foto: Connact)

Paolo Saccòsenior director Global public affairs del Gruppo Chiesi, evidenzia il “tema dell’accesso” ai prodotti farmaceutici innovativi per i cittadini europei, sottolineando l’importanza delle tempistiche nel passaggio dall’innovazione alla commercializzazione. Serve “migliorare il contesto operativo”, dice, dove permane una frammentazione selvaggia a causa di una “burocrazia che può essere superata”: non solo tra giurisdizioni statali ma persino all’interno dei vari Paesi, ad esempio tra le regioni italiane.

D’accordo, su questo, anche l’eurodeputato Raffaele Topo, membro di diverse commissioni dell’Eurocamera tra cui quella per la Sanità pubblica (Sant): “Con 21 sistemi sanitari diversi non si va da nessuna parte”, osserva. “Bisogna tutelare la salute, che è un bene pubblico, e sostenere i Paesi che hanno costruito robusti sistemi di welfare, ora che i dazi finiscono per renderli insostenibili“, ragiona. La sua soluzione passa anche attraverso un aumento delle risorse che l’Ue mette sulla ricerca farmaceutica in programmi come Horizon+, avvicinandosi nel frattempo ad una maggiore integrazione europea per appianare differenze e duplicazioni.

Una finestra di ottimismo la apre Marco Mattei, capo di gabinetto del ministro alla Salute Orazio Schillaci: “La farmaceutica è un settore che va modificato in maniera strutturale”, scandisce, e pertanto occorre “rendere organica la normativa” in materia. La questione, ancora una volta, è “aumentare l’attrattività” del sistema Paese per gli investitori stranieri, a partire dalla “valorizzazione della ricerca“. Anche per lui serve una maggiore integrazione in ambito europeo, e Bruxelles dovrebbe decidere con chiarezza su quali materie assumersi la competenza esclusiva.

Claudia Biffoli
La dirigente della Divisione Biotecnologie e farmaceutica del Mimit, Claudia Biffoli all’evento Connact Pharma, a Roma, il 18 settembre 2025 (foto: Connact)

Del resto, notano gli ospiti, quello farmaceutico è uno dei settori trainanti del Pil nostrano. “Uno dei settori big“, nelle parole di Claudia Biffoli, dirigente della Divisione biotecnologie e farmaceutica del ministero dell’Industria e del Made in Italy. Tuttavia, dice riprendendo l’appunto di Saccò, “abbiamo una fortissima ricerca scientifica ma facciamo fatica a sviluppare le soluzioni“, realizzare i prodotti e immetterli nel mercato. Per colmare questo gap alcune soluzioni sarebbero l’aumento delle sinergie pubblico-privato e la razionalizzazione degli interventi del Mimit.

Da Bruxelles la mano è tesa. O almeno è quanto sostiene Pietro Erba, Policy officer nella Dg Sante dell’esecutivo comunitario. “La Commissione sta cercando di facilitare la vita all’industria“, spiega: “Accelerare, semplificare, sfoltire la burocrazia” non necessaria (coi cosiddetti pacchetti Omnibus, ad esempio). Si parte già da una base incoraggiante: “L’esportazione europea all’estero è raddoppiata nell’ultimo decennio in termini di valore”. Quanto all’Italia, dice, “sta facendo tanto dal punto di vista industriale” ed è apprezzata “come produttore non solo di farmaci generici ma anche di innovazione, incluso come riserva di talenti”.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia