Le proteste contro la deriva autoritaria di Trump

Ottobre 18, 2025 - 16:00
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Le proteste contro la deriva autoritaria di Trump

Gli occhi degli Stati Uniti sono tutti puntati sulle strade. Oggi ci sarà una nuova ondata di proteste No Kings (No ai re) che contestano la svolta autoritaria intrapresa dell’amministrazione Trump. I manifestanti grideranno contro la corruzione del presidente e dei suoi funzionari, contro lo scivolamento illiberale di tutto il Paese, e la regressione degli indici democratici degli Stati Uniti.

L’ultima volta, il 14 giugno 2025, nelle piazze delle città americane c’erano più di cinque milioni di persone. I numeri di oggi dovrebbero essere nello stesso ordine di grandezza, e dovrebbe coinvolgere tutti gli Stati.

La sollevazione del 14 giugno, il primo No Kings Day, era nata anche per contrastare un evento organizzato dalla Casa Bianca. Quel giorno c’era la parata militare per il duecentocinquantesimo anniversario dell’esercito americano e del settantanovesimo compleanno di Donald Trump. Due appuntamenti che, in qualche misura, erano confluiti in una celebrazione unica e pomposa, tanto che la sfilata marziale è comunemente ricordata come la “parata militare di Trump”.

È esattamente contro il Commander in Chief – il presidente degli Stati Uniti, che tra le cariche costituzionali è comandante in capo delle forze armate – e contro l’esercito che i manifestanti torneranno in piazza.

Fra i cartelli esibiti nella mobilitazione popolare di giugno – organizzata dal movimento progressista Indivisible e a cui ha aderito una coalizione di più di duecento gruppi politici – alcuni portavano slogan molto significativi: «America was founded by immigrants, not billionaires», l’America è stata fondata da immigrati, non da miliardari, si legge (in opposizione alle durissime politiche repressive messe in atto da Trump contro all’immigrazione attraverso l’Ice, ossia lo U.S. Immigration and Custom Enforcement, Servizio per l’immigrazione e le dogane degli Stati Uniti).

Ancora, «No olygarchy – no kings»: no oligarchia, no re, in riferimento alla corte di miliardari – dai petrolieri agli armatori, dai banchieri alle big tech – che gravita intorno a Trump e che dal comune padrino trae enormi benefici economici. Infine, «Make fascists afraid again», rendiamo i fascisti di nuovo intimoriti, slogan che gioca con l’acronimo Maga, di Make America Great Again.

Il primo No Kings Day si era estesa anche oltreoceano, coinvolgendo altri Paesi e assumendo così nomi lievemente diversi: «No dictators”, no ai dittatori, ad esempio, in Spagna – per non confonderla con una manifestazione contro Filippo VI; «No tyrants», no ai tiranni, invece, in Canada e in vari Paesi europei (Repubblica Ceca, Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito). Proteste anti-Trump senza una parola d’ordine precisa si sono tenute in quel giorno anche in Italia, Germania, Francia, Portogallo e Finlandia.

Se Trump ama raffigurarsi come un re pop e di cattivo gusto nella fake copertina del Time – o come lo stesso Papa, dunque un sovrano spirituale, nell’immagine generata dall’intelligenza artificiale poi ripubblicata dalla pagina della Casa Bianca – il popolo americano domani gli risponderà con un messaggio chiaro e conciso, che colpisce il tallone d’Achille di Trump, facendo leva sui litri di spray abbronzante di cui è sempre ricoperto: «No orange monarch». No al monarca arancione.

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Redazione Redazione Eventi e News