New Indie Italia Music Week #241

Settembre 17, 2025 - 06:30
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New Indie Italia Music Week #241

Come writers, and critics, who prophesize with your pen, and keep your eyes wide, the chance won’t come again, and don’t speak too soon,

for the wheel’s still in spin, and there’s no tellin’ who, that it’s namin’, for the loser now, will be later to win, for the times, they are a-changin’.

(The Times They Are A-Changin’”, Bob Dylan’s)

Nella musica, come nella vita, le sorti possono cambiare in un istante: ciò che oggi passa inosservato, domani può diventare un punto di riferimento. È questa la bellezza della scena indipendente italiana, un terreno fertile dove ogni settimana nascono brani e album capaci di sovvertire le gerarchie, di sorprendere e di ridefinire i confini dell’ascolto.

Con questa rubrica vogliamo accompagnarvi alla scoperta dei migliori lavori appena usciti, selezionati per qualità, originalità e forza espressiva. Voci nuove e conferme attese, storie intime e sperimentazioni audaci: la scena indie è in continuo divernire, e noi siamo qui per raccontarvi chi, questa settimana, merita davvero di essere ascoltato.

Guarda le luci

“Guarda le luci” è il racconto di una quotidianità collettiva, la nostra, basata su tendenze, pubblicità, scrolling, code nel traffico, smog. Talvolta noiosa, talvolta ripetitiva, ma che procede indisturbata nei suoi ritmi naturali. Allo stesso tempo, è la lente sulla quotidianità in altre parti del mondo, dove la routine è scandita dal rumore delle bombe che distruggono intere città e popolazioni. “Chissà se han capito che c’è il rischio di sentire qui quel fischio che senti nei video, quelli dove cade un missile; uno solo, precisissimo, e crolla un edificio”.

Di fronte a un mondo che sembra sgretolarsi, resta un solo rifugio: l’amore. Un abbraccio che ferma il tempo, un’astronave immaginaria con cui scappare via, la possibilità di ritagliarsi un istante di pace e respiro nel caos della realtà.                                                                                                                                                 (Sara Vaccaro)

Dutch Nazari: 8,5

Quasi dipinto (Album)

Anticipato dal singolo Atlântico, l’ensemble bergamasca fondata da Valerio Tintori debutta sulla lunga distanza il dodici settembre con Quasi Dipinto, il loro affascinante album d’esordio.
Un disco coraggioso, simbolo di una ripartenza artistica e frutto della più spontanea urgenza creativa, che ha visto coinvolti nella lavorazione più di dieci musicisti, tra cui una sezione fiati e quattro coriste. Impossibile classificarlo: sfumature jazz provenienti dal Sud America si ibridano a groove irresistibili e testi di matrice cantautoriale in italiano.

Attraverso la tavolozza di colori delle nove composizioni, tutte figlie di esperienze sincere e autobiografiche, l’ascoltatore è cullato in un viaggio sonoro che tocca le sponde dell’Oceano, passando per il sole di Rio (Dipìnto), sfiorando la brezza marina di Lanzarote (Atlântico) e, infine, tornando nella grigia Milano raccontata nell’omonimo brano.

Aléri: 8

Cento felpe

CENTO FELPE è una corsa a due verso un altrove indefinito, l’unico che conti davvero: quello in cui non importa dove sei, ma con chi. A volte basta essere insieme per sentirsi già in viaggio, fuori dai propri limiti, dai pensieri che stringono, dalla routine che stanca. Il brano racconta di una fuga che non ha bisogno di una meta precisa: è il legame tra due persone a renderla possibile. Un treno, una felpa, il cielo come tetto: ogni dettaglio diventa simbolo di un’esigenza profonda di libertà, protezione e complicità. Un inno intimo e urbano a chi ci fa sentire al sicuro, ovunque.

Giorgia Faraone ft Soulcè: 8

Dokidoki

Immaginate che il rosa shocking invada tutti gli schermi, da quelli minuscoli del vostro cellulare a quello gigantesco del palazzo 109 di Shibuya, come avremmo visto solo nelle pagine dei nostri manga preferiti. Dokidoki sfonda le casse, martella nel nostro petto e col nostro cuore si imitano a vicenda.

Camilla PNK è corsa a Tokyo con le gambe a elica e chitarra in braccio a salvare il mondo e spaccare i club, in questa alleanza Milano-Tokyo, insieme a Sillyelly e RIS-707. Ciò che ne viene fuori è difficile da descrivere, perché se la descrivi la fermi, la rallenti. E non è certo faccenda da tachicardia andare piano. Dokidoki è velocissima, mentre ti distrae per farsi inseguire si prende tutta la tua attenzione. Tanto vale lasciare che questa traccia, che va oltre qualsiasi follia nerd, tecnologica, o psichedelica ci prenda e ci butti nel suo caos.

(Stefano Giannetti)

Camilla PNK feat Sillyelly & RIS-707: 8

Signor Nessuno

“Signor Nessuno” rappresenta la prima tappa di un nuovo capitolo artistico: un approccio più indipendente ed alternativo, frutto di una maturazione interiore e musicale profonda.

Il brano, realizzato in collaborazione con Mike Posner, cantautore e musicista americano di fama internazionale, introduce un sound raffinato e consapevole, intrecciando sensibilità emotiva e ricercatezza sonora.

Si tratta di una svolta autoriale in cui TACØMA inaugura una fase più intima ed autentica, in cui la produzione musicale segue un percorso personale e libero da compromessi.

In “Signor Nessuno” si incontrano l’eleganza emotiva tipica del cantautorato italiano con la sensibilità pop internazionale, grazie anche al contributo vocale e creativo di Mike Posner, nel tentativo di unire due mondi sonori non troppo distanti tra loro.

TACØMA: 7

Non mi piacciono le divise

Il viaggio nel nuovo progetto dei Queen of Saba, “Canzoni per Bimbu”, comincia con un brano fresco e leggero, ma anche estremamente significativo e attuale. Nella sua semplicità, la canzone ci racconta il male della guerra con gli occhi di un bambino: “poi arrivi tu gridando, disperato – boom boom boom – come un cowboy allo sbando e non gioca più nessun”.

Chi ha detto che per sentirsi forti bisogna per forza giocare alla guerra? Alla banda piace correre, andare in bici, vestirsi da fate, giullari o pirati. Questo brano vuole smontare la leggerezza con cui, da sempre, lasciamo che i bambini giochino con le armi, quasi come se fosse naturale. In un mondo in cui la violenza è all’ordine del giorno, il gioco spensierato dei bimbi resta un tesoro prezioso, da difendere e valorizzare.

(Sara Vaccaro)

Queen of Saba: 7,5

Perdita di tempo

“Anche se il mondo è complicato, non è una scusa”. A chi non capita mai, d’altronde, di lasciarsi trascinare in una bellissima perdita di tempo? Leggero e spontaneo, il pezzo è una pacca sulla spalla, il “che dobbiamo farci” di un amico, la consapevolezza di non poter stringere tra le mani il controllo del tempo. In un certo senso, il brano vuole essere una sorta di guida di sopravvivenza per quei momenti in cui non sappiamo da dove cominciare.

Quando qualsiasi cosa sembra un peso e persino le azioni più semplici sembrano complicate, non possiamo far altro che sfidare ciò che ci frena e accoglierlo a braccia aperte. Basta rimandare: ripartiamo da qui.

(Sara Vaccaro)

Mazzoli: 7

Sempre solə

C’è una forza silenziosa che si sprigiona quando si decide di smettere di rincorrere aspettative e di iniziare a vivere secondo la propria voce. “Sempre Solə”, il nuovo singolo dei CousCous a Colazione, sembra nascere proprio da quel momento di rottura: quando il bisogno di approvazione si trasforma in consapevolezza, e la solitudine diventa il primo passo verso la libertà.

Per chi è cresciuto in una generazione abituata a sentirsi sempre osservata dai social, dai giudizi familiari, dal confronto costante con gli altri, liberarsi da quello sguardo è una sfida enorme. “Sempre Solə” parla a chi si è sentito fuori posto, a chi ha cercato di aderire a modelli che non gli appartenevano, a chi ha avuto paura di non essere mai abbastanza. E lo fa senza prediche, ma con la sincerità di una voce che sembra dire: va bene così, la forza vera arriva quando smetti di recitare una parte e inizi a scegliere davvero per te.

“Sempre Solə” non è solo una canzone da ascoltare: è un viaggio da vivere. È la colonna sonora di chi decide di alzare lo sguardo, scrollarsi di dosso le catene invisibili e camminare, magari con passi incerti, ma finalmente propri.
E quando la musica si spegne, resta una sensazione nitida: che la solitudine, a volte, è il luogo dove impariamo davvero a diventare noi stessi.

(Viola Santoro)

CousCous a colazione: 7,5

Livorno

Ci sono città che non scegli, che ti abitano ancora prima che tu possa decidere se appartenergli davvero. “Livorno”, il nuovo singolo di Cassio, parla di questo: del sentirsi legati a un posto, a una storia, a una comunità, senza sapere bene perché. Un legame che non sempre è dolce, a volte pesa, a volte consola. Ma resta.

È quel tipo di appartenenza che senti solo quando provi ad allontanarti: un filo invisibile che ti riporta indietro, anche se non lo vuoi. In un’epoca in cui tutto sembra accelerato e sostituibile, “Livorno” rallenta, costringe a stare dentro un sentimento che non ha spiegazioni facili. I pianoforti elettrici si intrecciano come pensieri che non smettono di tornare, mentre l’orchestra arriva a strappi, come onde che travolgono e ti lasciano senza fiato.

La voce, quasi irriconoscibile, potrebbe essere di chiunque: è il segno che questa non è solo la storia di Cassio, ma una storia in cui ognuno può ritrovarsi. Una storia che resta aperta, complicata, come tutte quelle che valgono la pena di essere raccontate. E quando la canzone finisce, “Livorno” non ti lascia risposte. Ti lascia piuttosto la domanda: a cosa appartieni tu, e quanto di quel legame sei disposto a portare con te?

(Viola Santoro)

Cassio:7,5

Vita calma/vera

Difficile, ma anche lieve e dolcemente malinconica. Come le ripartenze di settembre. Vita calma/vera è la contemplazione di come bisogna ricominciare/di come tutto continua senza che noi siamo pronti. Mentre qualcuno ci ha lasciati, e noi non accettiamo la realtà. Un po’ ci ribelliamo, un po’ proviamo a farci riprendere dal flow. Un po’ come fa il brano stesso, con le parti dove si ferma, si lascia sospesa, e altre più fluide. Una dolce riabilitazione, come un passaggio, un cambio di stagione, sulla soglia tra quello che è stato e quello che è.

(Stefano Giannetti)

Te Quiero Euridice: 8

Monolocale

Un brano che mescola ironia nera e struggimento, in bilico tra la risata amara e la malinconia più cruda. Il testo, tagliente e diretto, racconta l’autocommiserazione con una sincerità disarmante, trasformando l’immaginario del funerale in un paradossale esercizio di leggerezza. MIVERGOGNO conferma così la sua capacità di stare a cavallo tra dolcezza e brutalità, costruendo canzoni che, pur essendo immediate, ti restano addosso a lungo.

(Ilaria Rapa)

Mivergogno: 8

ELODIE

“ELODIE” è il debutto intenso e senza filtri di Emili Kasa capace di trasformare il ricordo del primo amore in un racconto autentico e generazionale. Scritto con Pablo America, il brano nasce per un’urgenza emotiva e comunicativa, restituendo tutta la contraddizione di un sentimento acerbo: dolcezza e veleno, luce e ferite. Un pop contaminato da influenze R&B e urban, che dialoga con sincerità con il vissuto personale dell’artista. “ELODIE” segna sicuramente un ottimo inizio per l’artista, che lascia intravedere la forza di un percorso ancora tutto da scrivere.

(Ilaria Rapa)

Emili Kasa: 7,5

Acqua Santa

In “Acqua Santa”, centomilacarie scava nel cuore della periferia con uno sguardo diretto e senza filtri, trasformando la realtà in immagini potenti e immediate. La scrittura del brano alterna crudezza e poesia con naturalezza: ogni verso scorre come un fotogramma, eppure non è mai descrittivo fine a sé stesso. C’è un’attenzione sottile al ritmo delle parole, alle pause, alle risonanze emotive che si nascondono tra le frasi; un equilibrio tra realismo e tensione narrativa che rende il brano vivo, respirante, e sorprendentemente intimo.

La produzione è essenziale, quasi asciutta, ma lascia respirare ogni parola e ogni pausa. La voce di centomilacarie non recita, accompagna: si muove tra rabbia trattenuta e una malinconia dolceamara, restituendo la tensione di chi osserva la vita senza illusioni. I dettagli più duri non sono spettacolo, ma materia viva, e in quel contrasto tra violenza apparente e vulnerabilità reale nasce la potenza del brano. “Acqua Santa” non cerca consolazione né effetti scenici: resta sospesa tra realtà e immaginazione, fragile e necessaria, un piccolo universo in cui chi ascolta può riconoscersi nella lotta quotidiana e nella voglia di costruirsi un futuro, anche a pezzi.

(Serena Gerli)

centomilacarie: 8-

Musica Dance

Tra luci intermittenti e battiti che non si fermano, “Musica Dance” disegna un piccolo universo sospeso, dove ritmo e fragilità si incontrano.
Il brano si muove tra battiti elettronici e vulnerabilità emotiva. Il ritmo incalzante convive con la malinconia delle parole sospese, creando uno spazio in cui leggerezza e tensione trovano un equilibrio sottile.

Il testo racconta relazioni fragili e incomprensioni senza scadere nella facile retorica: ogni frase scivola come un sussurro, la voce oscilla tra dolcezza e fermezza, e la musica ne amplifica la profondità senza mai sovrastarla. I silenzi diventano significativi quanto i momenti più carichi, suggerendo pause in cui lasciarsi catturare dal senso di sospensione che percorre il brano.
La produzione intreccia synth lucenti e linee pop morbide, con un movimento continuo tra energia e respiro, e una cura dei dettagli che valorizza ogni sfumatura emotiva.
“Musica Dance” non è solo un brano da ascoltare, ma un piccolo universo in cui ritmo e introspezione si incontrano, invitando chi ascolta a muoversi senza perdere la possibilità di guardarsi dentro.

Daria Huber: 8,5

bossa x averti

“bossa x averti” apre uno spazio sospeso tra dolcezza e tensione, dove ogni parola e ogni nota raccontano un amore fragile e doloroso. Diora Madama trasforma la ballad in un dialogo intimo con se stessa: la voce femminile e quella maschile, entrambe interpretate da lei, si sfiorano e si confrontano, rendendo tangibile la confusione emotiva e il peso dei sentimenti.
Le sonorità latine, morbide e calde, contrastano con la crudezza del testo, mentre gli arrangiamenti acustici e il ritmo jazz accompagnano la voce senza sovrastarla, restituendo una profondità emotiva che va oltre il racconto della relazione, verso uno spazio di introspezione e tensione sottile.

Il brano esplora la dipendenza emotiva e i confini tra amore e possesso senza spettacolarizzare la sofferenza. Ogni frase vibra come un piccolo colpo al cuore, trasformando il brano in un’esperienza che resta impressa anche dopo l’ascolto. “bossa x averti” non è solo una canzone, ma una stanza in cui la voce e il suono diventano strumenti di esplorazione, uno sguardo diretto e doloroso sulla vulnerabilità dei sentimenti.

(Serena Gerli)

Diora Madama: 8+

Pop-Noia

I Giuro con Pop-noia vogliono lanciano una critica alla musica di oggi, ma allo stesso tempo fare i complimenti a chi sa sfruttare le idee del momento per creare qualcosa di diverso. Ci si sente immersi in una di quelle storie d’amore che viste dall’esterno sembrano perfette, ma dentro hanno le loro contraddizioni che volenti o meno prima o poi esploderanno in mille pezzi.

Si respira una tristezza che nasce dalla voglia di accontentarsi, in contraddizione con tutto quello che ci può essere.  La monotonia alle volte sembra un modo semplice per restare a galla evitando di conseguenze di sprofondare dentro alcuni ma, o molti se. E come se la razionalità consigliasse all’uomo di agire non solo secondo coscienza, anzi soprattutto rispettando la sua routine, scegliendo di stare anche un po’ nel mezzo. Senza prendere troppi rischi insomma,

I Giuro invece si staccano da alcune sonorità più rock per abbandonarsi non alla rabbia, ma alla disillusione della società moderna. Questo è coraggio da parte della band, che allo stesso lancia una provocazione: quello che funziona funziona perché è davvero o il meglio o perché sono le cose alla quale il pubblico si è ormai abituato?

(Nicolò Granone)

Giuro: 7,5

Ferrovia Scogliera

La fine dell’estate in realtà è l’inizio del pensiero. Chissà come dev’essere salire su un treno che si muove, lasciando fuori dal finestrino la scia dei ricordi, da vedere e rivedere facendo attenzione a quei dettagli che, anche inconsapevolmente hanno reso speciale il momento. E quando si pensa al passato si rischia di cadere in tentazione, di lasciarsi trascinare dall’onda dei rimpianti o dallo scoglio dei rimorsi.

Vorrei dire tante cose, tra tutti le persone forse ho smesso di vederti. Molte volte si cerca di capire se stessi cercando comprensione negli sguardi degli altri, ma quando la natura si trasforma in uno sfondo immobile, diventa inevitabile rispecchiarsi tra il rumore del mare o lo spazio del cielo e provare a capire, cosa sta succedendo dentro se stessi. Questo dialogo a due tra Rokas e Dodicianni è la memoria che incontra le nuove riflessioni, lasciando spazio a qualcosa di nuovo, respirando però un po’ di malinconia innata.

(Nicolò Granone)

Rokas, Dodicianni: 9

Sognare un po’ dormire mai

E se le responsabilità rendessero la vita più noiosa? Gli amici di sempre e tutte le promesse che si fanno con spensieratezza, crescendo chiedono il conto. La felicità però ci spinge a sognare un po’ e dormire mai, portandosi con se quel retrogusto dolce amaro che accompagna ogni cambiamento. E se si vive in provincia, basta poco per sentirsi fuori posto o comunque in lotta contro il mondo. Diventa sempre più difficile trovare un compromesso tra il volere e il dover essere. Zeep con il suo indie pop rimane fedele a se stesso con uno stile riconoscibile che rende le sue canzoni un invito a lasciarsi andare, senza aver bisogno di sapere cosa succederà alla fine.

(Nicolò Granone)

Zeep: 7,5

 

Tua Da Far Paura

Con “Tua da far paura”, Brucherò nei pascoli e Lamante consegnano un’istantanea potente e intima di una battaglia interna che molti combattono ma pochi si concedono di nominare.
Non c’è catarsi, ma c’è verità: la colonna sonora di una fragilità che chiede d’essere ascoltata, tra ritmi convulsi e voci impastate di tensione. Se l’intento era creare un punto d’incontro tra ascoltatore e bordo dell’abisso personale, il brano ci riesce appieno. È un urlo sotto coperta, un brivido condiviso.

(Benedetta Rubini)

Brucherò nei pascoli feat. Lamante

Templare

Con “Templare”, terzo e ultimo estratto prima dell’uscita del nuovo album Mors Mea previsto per ottobre, Alfonso Chang conferma la sua vocazione a mescolare ironia, critica sociale e immaginario surreale. È un brano che oscilla fra il nonsense giocoso e la satira feroce, riuscendo a mettere in musica un cortocircuito tipicamente contemporaneo: il Medioevo dei cavalieri sacri che si fonde con il presente ipermediatico.

Già l’incipit – “Mattarella è risorto, diventa un guerriero, un prode condottiero” – piazza subito un’immagine satirica: la politica italiana viene riletta come epopea medievale, con il Presidente della Repubblica trasformato in cavaliere che combatte il capitalismo e difende l’ambientalismo.

(Benedetta Rubini)

Alfonso Cheng: 7,5

Vivere Tanto Per Vivere

Il singolo si presenta come una carezza gelida: melodie ipnotiche che sembrano cullare ma in realtà trascinano in un vortice di inquietudine. Dal punto di vista sonoro ritroviamo lo stile del cantautore veneziano, un equilibrio tra cantautorato e influenze brasiliane nelle armonie. “Vite sempre più ridicole, senza rischi e lacrime.” Il testo è molto asciutto, le parole rivelano una visione spietata dell’esistenza contemporanea, che è fatta di gesti automatici e relazioni tiepide. Questo singolo non esplode, non cerca il colpo a effetto, ma rimane sotto pelle come una fitta costante.

(Benedetta Rubini)

Novamerica: 7,5

Muri Ruvidi

Per fare una rivoluzione si può iniziare prendendo in mano una chitarra, dando così una nuova prospettiva alla realtà delle cose. Le canzoni sono molto di più di rumore di sottofondo e grazie ai cantautori viene naturale dare più importanza all’arte. Alcuni artisti hanno scritto pagine di storia, con brani eterni che possono diventare ispirazione per chi ama la musica e vuole mettersi in gioco.

Gioele Manè porta avanti la tradizione romana e con il suo nuovo brano “Muri Ruvidi” si scontra contro una realtà che cerca di divedere e separare. Anche guardando dentro i propri confini, nella nostra bella Italia, ci sono parecchie contraddizioni e ostacoli, che si può provare a superare aspirando sia alla libertà che al coraggio.

Questa canzone diventa un invito ad osservare il futuro con una visione positiva, perché, nonostante le avversità. esiste sempre la possibilità di cambiare il mondo che ci circonda.

(Nicolò Granone)

Gioele Manè: 7

 

 

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Redazione Redazione Eventi e News