Raccolta differenziata, qualità in calo: le impurità nell’umido sono salite al 6,4%

L’aumento della quantità e della qualità della raccolta dell’umido rappresentano una leva decisiva per raggiungere l’obiettivo europeo del 65% di riciclaggio dei rifiuti urbani entro il 2035: una sfida ambiziosa che richiede non solo investimenti e innovazione, ma anche linee guida condivise, obiettivi vincolanti e un quadro economico sostenibile. Il problema è che oggi sembra che invece di compiere passi avanti, si debbano fronteggiare situazioni di peggioramento. Secondo l’ultimo rapporto del Consorzio italiano compostatori (Cic), la qualità della raccolta differenziata è in calo. Le quasi 1600 indagini merceologiche effettuate nel 2023, a cui corrispondono altrettanti comuni/gestori, hanno permesso di stimare una purezza merceologica media a livello italiano del 93,6%, a cui corrisponde quindi un valore di Materiale non compatibile (Mnc) pari al 6,4% del materiale conferito (con previsioni del 6,6% nel 2024). Questo dato fornito dal Cic conferma il progressivo peggioramento della qualità merceologica rilevato dal 2019 - in cui il valore medio era vicino al 95% - con un trend tra l’altro che nel 2023 mostra 1 campione su 6 incapace di raggiungere il 90% di purezza merceologica.
Non a caso il Cic ora ha presentato un nuovo volume dal titolo “Suoli fertili dalle nostre città” per offrire un quadro aggiornato dello stato del riciclo della frazione organica in Italia (al 2023, secondo dati Ispra), utile per capire a che punto si trova il nostro Paese rispetto agli obiettivi comunitari e per richiamare l’attenzione sulla necessità di introdurre obiettivi specifici e strategici per il riciclo organico, così da riportare al centro della discussione il valore della trasformazione dei rifiuti organici in fertilizzante naturale. Se per biogas e biometano non mancano incentivi e strumenti di sostegno, sottolinea il Cic, è soprattutto sulla produzione e valorizzazione del compost che occorre rafforzare le politiche di supporto.
Dal rapporto emergono dati chiave che fotografano lo stato e l’evoluzione del settore. Nel 2023 la produzione totale di rifiuti urbani è stata di 29,2 milioni di tonnellate, con una produzione pro-capite di 496 kg/abitante, attestandosi, per il quarto anno consecutivo, al di sotto delle 30 milioni di tonnellate. A fronte di questo dato, la raccolta differenziata ha raggiunto 19,5 milioni di tonnellate, pari al 66,6% del totale, in crescita rispetto al 65,2% del 2022.
La sola frazione organica raccolta in modo differenziato ammonta a 5,5 milioni di tonnellate, con una media nazionale pro-capite di 126,6 kg/abitante, ma con forti differenze tra le regioni. Un risultato in leggera crescita rispetto all’anno precedente, spinto anche dall’ampliamento della popolazione che partecipa attivamente alla raccolta differenziata di questa frazione.
Il sistema impiantistico nazionale conta 363 impianti operativi per il riciclo dei rifiuti organici (in crescita di 7 unità rispetto all’anno precedente), che hanno trattato complessivamente 8,7 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica, generando circa 2 milioni di tonnellate di compost, valore stabile rispetto all’anno precedente.
In parallelo, spiegano dal Cic, dagli stessi flussi di rifiuti sono stati prodotti 475 milioni di m³ di biogas, la cui valorizzazione ha portato alla produzione di 470 GWh di energia elettrica e 80 GWh di energia termica, la produzione di 201 milioni di m³ di biometano, destinato principalmente ai trasporti e all’autotrazione, e oltre 160 milioni di m³ di anidride carbonica, parte della quale trattata e commercializzata come gas tecnico, anche all’interno dell’industria alimentare.
Numeri che, sottolinea il Consorzio, ribadiscono la centralità del settore del ‘riciclo organico’ nella transizione ecologica italiana: un comparto che assicura l’autosufficienza impiantistica del Paese e produce fertilizzanti rinnovabili e biometano, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici. Per questo motivo necessita di leve normative ed economiche che promuovano la qualità della raccolta differenziata e soprattutto la valorizzazione del compost e dei Fertilizzanti derivanti dal riciclo organico.
La possibilità di valorizzare i rifiuti organici dipende, infatti, dalla loro qualità: trattare rifiuti con bassi livelli di impurità è fondamentale per gli impianti, anche per ridurre al minimo le esternalità derivanti dalla selezione e dall’allontanamento di materiali non idonei al riciclo. Sulla base di un’esperienza venticinquennale nello svolgimento di indagini merceologiche volte a individuare le impurità presenti nei rifiuti organici, il Cic ha dunque messo ora a punto un vademecum, sotto forma di lista positiva di scarti organici, destinato ai cittadini, per una corretta raccolta differenziata della frazione umida.
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