Svelato il testamento di Armani: entro 5-8 anni cessione o quotazione della società

Settembre 13, 2025 - 03:00
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Svelato il testamento di Armani: entro 5-8 anni cessione o quotazione della società
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La cessione della maggioranza a un colosso del lusso o lo sbarco in Borsa: sono queste le strade che Giorgio Armani aveva predisposto per la maison che porta il suo nome. Le prospettive tratteggiate emergono dal testamento di ‘Re Giorgio’, scomparso il 4 settembre, aperto pochi giorni fa e il cui contenuto – oggetto di febbricitante attesa e pronostici più o meno fondati tra gli addetti ai lavori – è stato appena reso noto.

La prima evidenza riguarda il ruolo di assoluto protagonista della successione ricoperto, con ben poche sorprese, dalla Fondazione Giorgio Armani: all’ente, infatti, che già deteneva lo 0,1% delle quote societarie, spetta il diritto di piena proprietà del 9,9% di azioni e il 90% in nuda proprietà delle restanti, di cui l’usufrutto è assegnato a Pantaleo Dell’Orco, ai tre nipoti dello stilista e alla sorella Rosanna.

Dell’Orco, compagno e storico braccio destro del designer, avrà il 40% dei diritti di voto; il 30% spetteranno alla Fondazione, il 15% ciascuno ai nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana.

Ma non è tutto: la Fondazione, decorsi 12 mesi ed entro i primi 18 dalla data di apertura della successione, ha l’onere di “cedere in via prioritaria” a un colosso del lusso tra Lvmh, EssilorLuxottica (di cui Armani deteneva il 2%) e L’Oréal – “o ad altre società o gruppo societario dalla stessa individuato con l’accordo di Leo Dell’Orco”- di una partecipazione pari al 15% del capitale della società. Aggiungendo che, dopo la cessione del 15%, “a decorrere dal terzo anno ed entro il quinto” dalla data di apertura della successione, venga ceduto un ulteriore 30% del capitale allo stesso acquirente, fino a un massimo del 54,9 per cento.

Con questo secondo capitolo, il colosso prescelto potrebbe così arrivare alla maggioranza assoluta della maison, nell’ottica di una vera e propria cessione.

Non si tratta però dell’unica opzione sul piatto: se la seconda fase della vendita non dovesse andare in porto, per mancanza di un player che sappia fornire le garanzie necessarie, Armani ha disposto come alternativa “la quotazione delle azioni della società su un mercato regolamentato italiano o di pari standing”. La quotazione, dunque, arriverebbe su richiesta della fondazione, di Dell’Orco e uno dei nipoti entro tre anni a decorrere dall’apertura del testamento, ma “in ogni caso” entro cinque anni o al massimo otto.

Già immaginato dal designer anche un eventuale post-Ipo: si dovrà attuare “un ordinato piano di valorizzazione di una parte della partecipazione residua, detenuta dalla Fondazione nella società, di modo che la partecipazione della Fondazione non sia mai inferiore al 30,1 per cento”.

Armani era rimasto finora orgogliosamente indipendente, resistendo negli anni alle avances di Lvmh e Gucci, ora parte di Kering, che avevano presentato offerte per l’acquisizione dell’azienda alla fine degli anni ’90, durante un periodo di consolidamento del settore. Negli anni successivi, ha anche rinunciato allo sbarco in Borsa, che avrebbe fornito all’azienda i fondi per espandersi o acquisire concorrenti, significando però anche un controllo meno diretto sull’azienda.

Ma era difficile immaginare un futuro a lungo termine al di fuori dai listini azionari o dall’orbita dei grandi gruppi, francesi soprattutto, anche a fronte della crisi del lusso che vede rallentare anche i nomi più blasonati. La stessa ultima performance del gruppo Armani evidenziava un calo dei profitti del 66%, scesi nel 2024 a quota 74,5 milioni di euro.

Contestualmente all’apertura del testamento relativo alla Giorgio Armani spa, sempre per mano della notaia Elena Terrenghi, è stato svelato anche il contenuto della seconda busta, contenente la suddivisione del suo patrimonio, stimato tra gli 11 e i 13 miliardi di euro. Nel suo patrimonio personale figurano ville e immobili in località tra le più prestigiose al mondo (Antigua, New York, Parigi, Saint Moritz, Pantelleria, Saint Tropez), maxi yacht e opere d’arte, oltre alla recente acquisizione della Capannina.

Intanto, la famiglia dello stilista ha accettato l’iscrizione al famedio di Milano, in cui la sua memoria si affianca a quella di altri personaggi illustri della storia milanese.

 

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Redazione Redazione Eventi e News