Thomas Tallis e la grandezza della polifonia inglese

Settembre 14, 2025 - 09:30
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Thomas Tallis e la grandezza della polifonia inglese

Tra i nomi che hanno segnato in modo indelebile la storia della musica europea del Rinascimento, quello di Thomas Tallis occupa un posto d’onore. Compositore inglese vissuto tra il 1505 e il 1585, Tallis è considerato il padre della polifonia inglese e uno dei maestri assoluti della musica sacra. La sua fama è legata non soltanto alla capacità di muoversi con disinvoltura tra diversi stili e lingue — dal latino all’inglese — ma soprattutto all’incredibile Spem in Alium, un motetto a 40 voci che ancora oggi è riconosciuto come uno dei vertici della creatività musicale del Rinascimento. La sua vita attraversò un periodo complesso della storia inglese, segnato da rivoluzioni religiose e politiche, ma la sua musica riuscì a resistere ai mutamenti, adattandosi alle esigenze dei sovrani e mantenendo sempre un’eleganza senza tempo. Per comprendere l’importanza di Tallis bisogna collocarlo all’interno della grande tradizione europea, ma anche riconoscerne l’assoluta originalità come espressione della cultura inglese, ponte fra fede cattolica e Riforma protestante, fra eredità medievale e modernità.

La vita di Thomas Tallis tra fede, musica e politica

La biografia di Thomas Tallis si intreccia indissolubilmente con la storia dell’Inghilterra del XVI secolo, una nazione attraversata da tensioni religiose che avrebbero cambiato per sempre il volto dell’Europa. Nato intorno al 1505, probabilmente nel Kent, Tallis ebbe una formazione giovanile in istituzioni ecclesiastiche. Le fonti non sono univoche, ma si ipotizza che possa essere stato educato come corista in una chiesa o in un priorato benedettino, apprendendo sin da subito le basi del canto liturgico e della musica polifonica. In quegli anni la musica sacra inglese era fortemente influenzata dalla tradizione continentale, in particolare dalle scuole fiamminghe, che fornivano modelli di contrappunto complesso.

Incisione ottocentesca di Thomas Tallis con partitura e piuma, maestro della polifonia inglese rinascimentale.
Ritratto di Thomas Tallis, massimo compositore della polifonia rinascimentale inglese e autore del motetto a 40 voci Spem in Alium.

Il primo incarico documentato di Tallis risale agli anni ’30 del Cinquecento, quando lavorò come organista presso l’Abbazia di Dover. Poco dopo, passò alla chiesa di St Mary-at-Hill a Londra e successivamente al monastero agostiniano di Waltham. Tuttavia, la sua carriera subì un duro colpo quando Enrico VIII, nel 1536, decretò la dissoluzione dei monasteri, smantellando molte istituzioni religiose. Tallis perse così il suo posto a Waltham, ma seppe reinventarsi e ripartire, dimostrando una resilienza che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.

Negli anni successivi, Tallis trovò impiego in altre cattedrali e istituzioni musicali fino ad approdare, intorno al 1543, alla prestigiosa Chapel Royal, la cappella musicale della corte inglese. Qui servì sotto quattro diversi monarchi: Enrico VIII, Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I. La sua capacità di adattarsi ai cambiamenti religiosi e politici fu straordinaria. Mentre Enrico VIII aveva rotto con Roma fondando la Chiesa d’Inghilterra, Edoardo VI spinse per una liturgia più marcatamente protestante, Maria I riportò il cattolicesimo e infine Elisabetta I stabilì un compromesso anglicano. In ciascuna di queste fasi, Tallis seppe adeguare la propria musica: inni semplici e comprensibili in inglese per il culto protestante, polifonie latine raffinate per i momenti di ritorno alla tradizione cattolica. Questa versatilità è una delle ragioni per cui la sua figura è ancora oggi venerata come simbolo di equilibrio e genialità.

Nonostante fosse rimasto cattolico per tutta la vita, Tallis non subì mai persecuzioni, segno del grande rispetto che anche Elisabetta I nutriva nei suoi confronti. Anzi, nel 1575, la regina gli concesse insieme al suo allievo e collaboratore William Byrd un privilegio unico: il monopolio sulla stampa musicale in Inghilterra. Questo brevetto reale consentiva loro di stampare e vendere musica polifonica per ventuno anni, un riconoscimento senza precedenti che testimoniava la loro importanza per la corona.

Tallis trascorse gli ultimi anni della sua vita a Greenwich, dove morì nel 1585. Fu sepolto nella chiesa di St Alfege, oggi una delle mete per chi desidera rendere omaggio al maestro della polifonia inglese. La sua figura rimase talmente rispettata che il suo nome è legato anche a istituzioni corali moderne, come la Tallis Scholars, ensemble fondato nel 1973 da Peter Phillips che ha contribuito a riportare al grande pubblico le sue composizioni attraverso incisioni e concerti.

Il contesto in cui Tallis visse fu di grande fermento culturale. La Riforma protestante aveva scosso le fondamenta dell’Europa, e la musica era uno degli strumenti più efficaci per affermare nuove identità religiose. In Inghilterra, l’uso della lingua inglese al posto del latino nelle liturgie riformate aprì nuove possibilità, ma impose anche nuove sfide ai compositori. Tallis seppe trovare un equilibrio unico: non rinunciò alla complessità contrappuntistica, ma introdusse una chiarezza testuale che permetteva agli ascoltatori di comprendere le parole, come richiedeva la teologia protestante. In questo senso, le sue opere sono uno specchio dei cambiamenti della società e della religione inglese.

Fra i suoi lavori più significativi si annoverano gli Inni in inglese come If Ye Love Me, che mostrano una scrittura semplice e lineare, i grandiosi mottetti latini come le Lamentations of Jeremiah, e naturalmente lo straordinario Spem in Alium, che rimane una pietra miliare della storia musicale europea. La sua produzione abbraccia più di cinquant’anni di attività e testimonia una carriera vissuta ai massimi livelli, in dialogo con i grandi mutamenti storici e culturali del suo tempo.

La vita di Thomas Tallis, dunque, non è solo la storia di un compositore di talento, ma quella di un uomo capace di attraversare uno dei secoli più complessi della storia inglese rimanendo sempre fedele alla propria arte. La sua musica, radicata nella fede ma aperta all’innovazione, rappresenta ancora oggi uno dei patrimoni più preziosi della cultura europea.

Lo stile di Thomas Tallis e il capolavoro Spem in Alium

La grandezza di Thomas Tallis non può essere compresa senza soffermarsi sul suo stile musicale, capace di attraversare epoche e mutamenti religiosi mantenendo sempre un livello altissimo di originalità e profondità. La sua opera dimostra una rara abilità nell’assimilare influenze continentali, come quelle delle scuole fiamminghe e italiane, e nel declinarle in una forma tipicamente inglese, ricca di cromatismi, cadenze particolari e soluzioni armoniche che gli studiosi riconoscono come tratti distintivi della tradizione nazionale.

Uno degli aspetti più affascinanti della sua musica è la capacità di adattarsi alle esigenze liturgiche. Durante il regno di Edoardo VI, con la spinta verso una liturgia protestante in lingua inglese, Tallis compose inni lineari, caratterizzati da una scrittura sillabica e da una polifonia meno densa, così che le parole fossero chiaramente comprensibili. Un esempio è il celebre If Ye Love Me, anthem che rimane tra i più eseguiti del repertorio corale inglese. Il brano, semplice nella struttura a quattro voci, è un perfetto modello di come si possa coniugare chiarezza testuale e intensità espressiva.

Quando invece Maria I riportò l’Inghilterra al cattolicesimo, Tallis non ebbe difficoltà a tornare al latino e a una polifonia più complessa. È di questo periodo la serie delle Lamentations of Jeremiah, che ancora oggi impressionano per la loro intensità emotiva e per la ricchezza contrappuntistica. Questi brani, pensati per la Settimana Santa, dimostrano come Tallis sapesse trattare testi di grande drammaticità con un linguaggio musicale che amplificava il senso del dolore e della devozione.

Sotto Elisabetta I, Tallis adottò uno stile equilibrato, in linea con l’anglicanesimo che cercava un compromesso tra tradizione cattolica e riforma protestante. In questo periodo lavorò spesso insieme al suo allievo William Byrd, con il quale condivideva non solo la fede cattolica ma anche una profonda visione artistica. Nel 1575 i due ottennero dalla regina il privilegio di stampare musica sacra: la prima pubblicazione, Cantiones Sacrae, conteneva 34 mottetti, 17 di Tallis e 17 di Byrd. Questa raccolta, stampata con cura tipografica, segnò una svolta nella diffusione della polifonia inglese e permise di tramandare alcuni dei lavori più importanti di entrambi.

Fra le composizioni di Tallis spicca anche O nata lux, motetto a cinque voci che sintetizza la sua abilità nel creare armonie luminose e fluidi intrecci vocali. La sua musica è stata descritta come “trasparente ma profonda”: non indulge in virtuosismi fini a se stessi, ma ogni scelta contrappuntistica è funzionale all’interpretazione del testo sacro.

Il culmine della sua arte è rappresentato dal motetto Spem in Alium, considerato il capolavoro della polifonia rinascimentale inglese. Composto intorno al 1570, probabilmente su commissione di un nobile o in occasione di una celebrazione per Elisabetta I, il brano prevede otto cori da cinque voci ciascuno, per un totale di 40 voci indipendenti. Questa dimensione monumentale era senza precedenti in Inghilterra e si ispirava probabilmente a esperimenti polifonici italiani, come quelli di Alessandro Striggio, che aveva scritto una Messa a 40 voci.

La struttura del motetto è un vero capolavoro di ingegneria musicale. Tallis non si limita a sovrapporre linee vocali, ma costruisce un dialogo continuo fra i cori: le voci entrano progressivamente, si rispondono da un lato all’altro dello spazio sonoro, si fondono in momenti di grande coralità e poi si dissolvono di nuovo in intricate tessiture contrappuntistiche. L’effetto per l’ascoltatore è quello di un’onda sonora che avvolge completamente, una sorta di architettura musicale in cui ogni voce ha un ruolo preciso ma partecipa a un disegno più grande.

Il testo scelto, tratto dal Libro di Giuditta, è un inno di speranza e fiducia in Dio: “Spem in alium nunquam habui praeter in te, Deus Israel” (“Non ho mai riposto la mia speranza in altro se non in te, Dio d’Israele”). La spiritualità profonda delle parole trova nella musica di Tallis una traduzione perfetta: l’alternanza di momenti solenni e di passaggi più intimi crea un percorso emotivo che conduce l’ascoltatore dalla supplica alla contemplazione.

Spem in Alium è stato definito dagli studiosi “il coronamento della polifonia inglese”. La sua esecuzione richiede un numero enorme di cantori e una grande perizia tecnica, ma quando è realizzata con cura, il risultato è di una potenza travolgente. Non a caso, il brano è spesso eseguito in occasioni solenni o commemorative, e continua a essere una pietra di paragone per cori e direttori di tutto il mondo. L’ensemble dei Tallis Scholars, ad esempio, ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, contribuendo a diffonderlo presso un pubblico internazionale.

L’innovazione di Spem in Alium non risiede solo nel numero delle voci, ma nella visione che sottende la composizione. Tallis concepisce lo spazio sonoro come tridimensionale: i cori dialogano da diverse direzioni, creando una sensazione quasi architettonica, come se l’ascoltatore fosse immerso in una cattedrale fatta di suoni. Questo approccio anticipa, in un certo senso, concezioni moderne della spazialità musicale e conferma Tallis come un genio capace di guardare oltre il proprio tempo.

Non bisogna però dimenticare che, accanto a questo colosso polifonico, Tallis seppe mantenere una straordinaria varietà stilistica. I suoi inni più semplici, scritti per la liturgia anglicana, mostrano un lato diverso della sua arte: lineare, accessibile, ma non per questo meno profondo. È proprio questa capacità di spaziare dal monumentale al minimalista che rende Tallis una figura unica nella storia della musica.

La sua influenza sulla musica inglese è incalcolabile. Non solo formò allievi come William Byrd, destinati a portare avanti la grande tradizione corale, ma stabilì uno standard estetico che ancora oggi guida molti cori ecclesiastici. La sua musica continua a essere eseguita in cattedrali e chiese in tutta l’Inghilterra, segno di una vitalità che ha superato i secoli.

L’eredità di Thomas Tallis e la sua riscoperta moderna

La figura di Thomas Tallis ha continuato a esercitare fascino e influenza ben oltre il suo tempo. Dopo la morte, avvenuta nel 1585 a Greenwich, la sua musica rimase parte integrante della liturgia anglicana, soprattutto grazie alla sua capacità di adattarsi tanto al latino quanto all’inglese. Tuttavia, nei secoli successivi, con l’affermarsi di nuovi stili musicali come il barocco e il classicismo, la sua opera conobbe un periodo di oblio, almeno fuori dalle cattedrali e dai contesti ecclesiastici. Fu soltanto nel XIX secolo, con il movimento di riscoperta della musica antica promosso da studiosi e musicisti inglesi, che Tallis tornò progressivamente a essere celebrato come il padre della polifonia inglese.

L’Ottocento vittoriano, con la sua sete di identità nazionale e di ritorno alle radici spirituali, trovò in Tallis un simbolo perfetto. I cori delle cattedrali iniziarono a riproporre i suoi inni e i suoi mottetti, mentre editori come Novello pubblicarono nuove edizioni delle sue opere. La riscoperta fu favorita anche dalla crescente attenzione verso il canto corale come pratica comunitaria, diffusa nelle scuole e nelle chiese. In questo contesto, inni come If Ye Love Me divennero parte stabile del repertorio liturgico anglicano, contribuendo a consolidare la memoria di Tallis nel tessuto culturale britannico.

Il vero salto di qualità avvenne nel XX secolo, grazie al lavoro di musicologi e direttori d’orchestra che iniziarono a interpretare Tallis non solo come figura storica, ma come autore ancora vivo e capace di parlare al pubblico contemporaneo. Ensemble specializzati nella musica rinascimentale, come i Tallis Scholars, fondati nel 1973 da Peter Phillips, ebbero un ruolo determinante. Con incisioni discografiche di altissimo livello e tournée internazionali, riportarono alla luce capolavori come le Lamentations e Spem in Alium, contribuendo a rendere Tallis un nome familiare anche per gli appassionati di musica colta al di fuori dell’Inghilterra.

Un momento cruciale di questa riscoperta fu l’uso di temi di Tallis da parte di compositori moderni. Il caso più celebre è quello di Ralph Vaughan Williams, che nel 1910 compose la celebre Fantasia on a Theme by Thomas Tallis. Basata su un tema tratto dal Psalter di Tallis, questa fantasia orchestrale divenne uno dei brani più amati del repertorio inglese moderno, capace di fondere il passato rinascimentale con una sensibilità romantica e impressionista. Attraverso Vaughan Williams, Tallis entrò di diritto nel canone non solo della musica sacra, ma della grande musica sinfonica inglese, influenzando generazioni di compositori.

Oggi, l’eredità di Tallis è evidente in più ambiti. Nei cori inglesi, la sua musica continua a essere eseguita regolarmente nelle liturgie, a testimonianza della sua perenne attualità. Nelle sale da concerto, Spem in Alium rimane un evento raro ma attesissimo: la difficoltà logistica di eseguire 40 voci indipendenti rende ogni esecuzione un’esperienza straordinaria e memorabile. Non a caso, quando viene programmato, attira pubblico da tutto il mondo, desideroso di ascoltare dal vivo una delle architetture sonore più impressionanti mai concepite.

Anche la dimensione accademica riconosce a Tallis un ruolo di primo piano. Le università inglesi lo studiano come esempio fondamentale di adattamento della musica alla politica e alla religione: un compositore capace di mantenere la propria identità artistica pur vivendo in un’epoca di persecuzioni e cambiamenti radicali. La sua fedeltà alla fede cattolica, unita alla capacità di comporre per la liturgia anglicana, lo rende un caso emblematico di pragmatismo e resilienza culturale.

In epoca contemporanea, la figura di Tallis ha trovato spazio anche nella cultura popolare. La potenza di Spem in Alium è stata utilizzata in colonne sonore, produzioni televisive e perfino nella letteratura, come accade in alcuni romanzi storici ambientati nell’Inghilterra elisabettiana. Questo dimostra come la sua musica, pur nata in un contesto liturgico specifico, abbia una forza universale capace di emozionare al di là dei confini religiosi e temporali.

L’eredità più duratura di Tallis, però, resta la sua influenza sulla tradizione corale inglese. Da lui parte una linea che attraversa Byrd, Purcell, Handel e arriva fino a Britten, passando per Vaughan Williams. Tutti hanno, in qualche modo, guardato a Tallis come a un fondatore, un punto di riferimento imprescindibile. La sua capacità di unire rigore contrappuntistico e intensità emotiva ha creato un modello che ancora oggi i compositori cercano di eguagliare.

Celebrato nei festival di musica antica, ricordato nelle cattedrali, riscoperto nei concerti moderni e reinterpretato da grandi compositori, Thomas Tallis rimane una delle voci più pure e potenti del Rinascimento europeo. La sua musica, sospesa tra devozione e bellezza, tra complessità e chiarezza, continua a testimoniare l’universalità del linguaggio musicale. Chiunque ascolti il crescendo avvolgente di Spem in Alium o la semplicità luminosa di If Ye Love Me non può che riconoscere la grandezza di un artista che, cinque secoli dopo, parla ancora con la stessa intensità.


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Immagine di copertina: By Richard Croft, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13735950

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