Unige, Flc Cgil: “Stipendi dei dottorandi bloccati per l’occupazione, non contrapporre protesta e lavoro”


Genova. Nei giorni scorsi è stato reso noto al sindacato Flc Cgil che, a seguito dell’occupazione di Balbi 5 nell’ambito della mobilitazione su Gaza, l’Università di Genova non ha potuto procedere al pagamento degli stipendi dei dottorandi.
Il sindacato di categoria esprime “forte preoccupazione per questa situazione, che ricade ingiustamente su lavoratrici e lavoratori precari della ricerca. Un danno che chiede una soluzione immediata”.
In coerenza con quanto già espresso dall’Associazione dottorandi italiani Genova e dalla stessa Flc, la Cgil ribadisce alcuni punti: no alla violenza e alla criminalizzazione degli studenti e delle studentesse che manifestano, così come dei lavoratori che subiscono ricadute da questa vicenda, sì a una tregua che consenta di ripristinare le normali attività amministrative necessarie al pagamento degli stipendi e degli assegni, senza che ciò significhi rinunciare alla libertà di espressione e di protesta infine “tutela dei diritti dei dottorandi e delle dottorande, che non possono essere trasformati in ostaggi di un conflitto politico e sociale più ampio”.
Per questo la Flc Cgil UniGe chiede con urgenza un incontro tra rettore, consiglio di amministrazione e rappresentanze studentesche, alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di individuare soluzioni immediate che garantiscano il pagamento degli stipendi e la tutela dei diritti di tutte e tutti.
“Ricordiamo che la Flc Cgil nazionale e la Rsu di Ateneo hanno già presentato una richiesta formale all’Università di Genova perché interrompa ogni collaborazione con enti e imprese coinvolti nel conflitto in Palestina – si legge nella nota – a questa richiesta è necessaria una risposta immediata e concreta da parte dell’Ateneo. La mobilitazione studentesca si colloca dentro una più ampia rivendicazione di giustizia e pace, che l’università non può ignorare”.
La Flc Cgil UniGe – che ha partecipato e continuerà a partecipare alle manifestazioni cittadine per Gaza, compresa quella di sabato – ritiene “legittimo e necessario che gli spazi universitari siano luoghi di solidarietà internazionale e di presa di posizione contro la guerra e l’ingiustizia”.
“Chiediamo quindi che non si opponga protesta e lavoro, ma che si garantisca a chi manifesta di farlo senza repressione e a chi lavora di vedere riconosciuti i propri diritti, a partire dal pagamento tempestivo degli stipendi. Solo così l’università potrà essere davvero un luogo di democrazia, confronto e libertà”.
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