Violenza sulle donne, Salis: “Una questione di Stato”. Poi il battibecco con Bordilli sullo screenshot in costume

Genova. Una seduta movimentata anche quella di oggi in consiglio comunale, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un lungo discorso della sindaca Silvia Salis sul “terrorismo di prossimità” e sulla necessità di combattere il fenomeno “come negli anni Novanta si combatté contro la mafia”, ha dato vita a una discussione sul tema che non ha mancato di sfociare in un botta e risposta tra la stessa sindaca e alcune consigliere di centrodestra, tra accuse di strumentalizzazione e di scarsa coerenza.
Salis: “La violenza contro le donne è una questione di Stato”
“Quando capiremo che la violenza contro le donne è una questione di Stato?”. Così la sindaca di Genova Silvia Salis ha concluso il suo intervento. “Oggi tutte e tutti siamo chiamati a rompere un silenzio – ha detto Salis – il silenzio che spesso vede qualcuno dirci che la violenza contro le donne è solo un fatto privato, ma noi diciamo con forza che la violenza contro le donne è una questione culturale, sociale e politica, e riguarda tutte noi, riguarda ciò che una società tollera, normalizza o minimizza”. Salis ha parlato di “terrorismo di prossimità, quando una donna smette di uscire con le amiche perché lui è geloso o le controlla l’abbigliamento, è un terrorismo invisibile, subdolo, un terrorismo senza una sigla che lo definisca, ma con milioni di complici inconsapevoli, serve soprattutto un cambio di paradigma, proteggere le donne come proteggiamo i cittadini da qualsiasi altra grave minaccia”. Salis continua: “Oggi, per favore, non fermiamoci a dire no alla violenza, diciamo qualcosa di più complesso, la violenza contro le donne è il nostro problema, non possiamo più permetterci una politica che si limita a piangere le vittime”.
Violenza contro le donne, in Liguria peggio che il resto d’Italia
La sindaca ha ricordato alcune cifre del fenomeno, citando dati Istat: in Italia sono oltre 6,4 milioni le donne tra i 16 e i 75 anni che hanno subìto almeno una volta una violenza fisica o sessuale: “Il 31,9% di tutte noi, e la Liguria è tra le regioni italiane che alzano la media nazionale, con il 37,6%”. Nel 2024 sono state uccise 116 donne in Italia, 99 di loro sono state vittime di femminicidio. “Ma la violenza ha anche altre forme, l’Italia è l’ultimo Paese nell’Unione Europea per gender gap salariale, parlare di violenza significa anche parlare di opportunità e di autonomia”.
“Una legge organica come contro la mafia negli anni Novanta”
Per Salis: “Serve una legge organica che coordini giustizia, scuola, sanità, sicurezza e welfare, come abbiamo fatto con la mafia negli anni Novanta”. E condanna i “teatrini ideologici, mentre le donne chiedono protezione, autodeterminazione, diritti, c’è una parte della politica che preferisce fare di temi come l’educazione sessuo-affettiva un terreno fertile per opinioni tagliate con l’accetta e becero populismo, chi siede al governo del Paese ha preferito attaccare progetti educativi anziché sostenere i centri antiviolenza, noi, invece, crediamo molto nell’educazione sessuo-affettiva e proprio oggi abbiamo presentato una sperimentazione che partirà in quattro scuole dell’infanzia”. Salis ha concluso: “Non si può piangere davanti alle vittime e poi votare manovre che lasciano scoperti i territori, le case rifugio, i servizi sociali essenziali e le scuole, non basta dire che si è contro la violenza, bisogna essere contro la violenza, ogni omissione è un passo indietro, un ritorno verso un silenzio che ora non possiamo più permetterci”.
Il caso dello screenshot in costume, scontro tra Salis e Bordilli
Minuti di silenzio e clangore di chiavi in sala rossa nella discussione ex articolo 55 sul tema della violenza sulle donne, ma anche un battibecco al vetriolo sul caso della foto della prima cittadina in costume da bagno fatta circolare durante la campagna elettorale dagli avversari politici. Paola Bordilli, capogruppo della Lega, aveva recriminato sul fatto che alcuni candidati con la sindaca, sui social, avessero fatto delle battute sul fatto che in passato fossero comparsi pesanti insulti sui manifesti elettorali della leghista. Salis, dopo il suo intervento, ha ripreso parola per ricordare che la stessa Bordilli e la Lega, sempre durante la campagna elettorale, avessero strumentalizzato una sua foto in spiaggia con tanto di figlio piccolo senza volto oscurato. “Quando si parla di violenza di genere bisogna controllare di avere lo storico a posto”, ha detto. Bordilli ha controreplicato di non ricordare di avere mai postato nulla del genere e che “comunque non bisogna certo vergognarsi di mostrare il proprio corpo in costume”. A quel punto la sindaca l’ha fatta avvicinare per mostrare il cellulare, dove si trovava uno screenshot.
Anna Orlando, di Vince Genova – prima di usare uno dei suoi tre minuti per una parentesi di silenzio per le vittime di femminicidio, ha accusato Salis di strumentalizzare a sua volta il tema della violenza sulle donne: “Tra le righe del suo discorso abbiamo letto attacchi al governo, se non è strumentalizzazione questa”. Salis le ha rinfacciato di aver utilizzato parole non rispettose nei suoi confronti in un’intervista, sempre durante la campagna elettorale. Accuse re-inviate al mittente da Orlando a margine del consiglio comunale.
Silenzio e clangore contro la violenza sulle donne
Per il resto, sono stati molti gli interventi in aula. La capogruppo di Avs Francesca Ghio ha dato vita a un micro flash mob con gli altri esponenti della maggioranza, facendo risuonare chiavi, borracce e altri oggetti metallici: “Ci chiedono di fare le brave, di fare silenzio, ma il nostro ruolo non è fare un minuto di silenzio, il nostro ruolo è fare rumore”. Marco Casini, consigliere del M5s, ha usato il tempo a sua disposizione per leggere i nomi di donne uccise da uomini. Lorenzo Pellerano (Noi Moderati – Orgoglio Genova) ha osservato che “il problema della violenza sulle donne compete molto agli uomini, perché in moltissimi ambiti si è condizionati da un retaggio culturale per cui oggi chi nasce femmina parte svantaggiato”. Martina Caputo, capogruppo del Pd, ha risposto sulle accuse di strumentalizzazione: “Quello della violenza di genere è un tema politico e noi non abbiamo la stessa idea del centrodestra su come occuparsene”. Sergio Gambino (Gruppo misto), dal canto suo, ha espresso la necessità di “procedere con un consenso informato delle famiglie sul tema dell’educazione sessuo-affettiva a scuola” e ha ricordato che, parlando di strumentalizzazioni, “il centrosinistra al tempo si astenne dal voto sul codice rosso”.
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