Abbandonato per sessant’anni: solo ora si è scoperto che si parla di una nuova specie

Settembre 27, 2025 - 18:00
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Abbandonato per sessant’anni: solo ora si è scoperto che si parla di una nuova specie

Per più di sessant’anni, un reperto rimasto negli archivi di un museo è stato considerato poco più che un oggetto ordinario.

Catalogato e accantonato insieme ad altri, non aveva suscitato grande interesse né attirato nuovi studi. Solo di recente, grazie a un riesame condotto con strumenti moderni, è emerso che si trattava di qualcosa di molto diverso da quanto si pensasse inizialmente.

Una persona che indica sconvolta un fossile sfocato
Abbandonato per sessant’anni: solo ora si è scoperto che si parla di una nuova specie – amoreaquattrozampe.it

Dietro a quelle forme trascurate si celava infatti un elemento inedito, che ha sorpreso gli studiosi e riaperto il dibattito sulla ricchezza nascosta delle collezioni storiche. Questa scoperta dimostra che anche ciò che appare marginale può rivelarsi prezioso e che i musei custodiscono spesso potenziali scoperte ancora tutte da fare.

Il reperto riscoperto: tecnologie e analisi che rivelano l’inaspettato

Un frammento dimenticato può cambiare la mappa della biodiversità. Il fossile, proveniente dalla regione di La Guajira in Colombia e risalente al Cretaceo inferiore (Hauteriviano), era stato raccolto negli anni Sessanta e poi trasferito al Museo di Storia Naturale di Basilea, in Svizzera. Per decenni è rimasto catalogato ma non studiato in modo approfondito, finché un gruppo di ricercatori dell’Università del Rosario e dell’Università di Zurigo ha deciso di rivedere il materiale con strumenti moderni.

Sono state utilizzate scansioni 3D, analisi morfometriche, immagini al microscopio e confronti accurati con collezioni di tutto il mondo. Le indagini hanno evidenziato dettagli morfologici unici che non coincidevano con alcuna specie conosciuta, rivelando un esemplare mai descritto prima.

Una tartaruga che osserva i fondali
Il reperto riscoperto: tecnologie e analisi che rivelano l’inaspettato – amoreaquattrozampe.it

Il risultato è stato l’identificazione di una nuova specie di tartaruga marina, denominata Craspedochelys renzi, in onore del geologo svizzero Otto Renz, che aveva raccolto i reperti durante la spedizione originaria.

Questa scoperta non solo arricchisce il genere Craspedochelys, ma offre nuove informazioni sulle connessioni paleobiogeografiche tra Sud America ed Europa durante il Cretaceo, contribuendo a ridefinire le conoscenze sulla distribuzione delle tartarughe marine preistoriche.

Implicazioni scientifiche e il valore delle collezioni

I musei non sono semplici depositi: sono scrigni di future scoperte.

La riscoperta di Craspedochelys renzi dimostra quanto sia importante prestare attenzione anche ai reperti apparentemente marginali o poco studiati. Questi frammenti, accantonati nei depositi per decenni, possono custodire informazioni straordinarie che aiutano a comprendere meglio la storia della vita sulla Terra.

Le collezioni museali, quindi, non solo preservano il passato, ma diventano strumenti attivi per la ricerca contemporanea, consentendo di fare nuove scoperte senza bisogno di scavi recenti. Ogni reperto dimenticato è un potenziale tassello che può rivoluzionare la nostra comprensione scientifica.

La presenza di questa nuova specie al di fuori dell’Europa suggerisce antichi collegamenti marini tra continenti oggi lontani, fornendo dati preziosi per ricostruire migrazioni, adattamenti e diversificazione delle tartarughe marine nel Cretaceo. Inoltre, l’esempio mette in luce l’importanza della digitalizzazione, dei riesami periodici e della collaborazione internazionale tra istituzioni.

Infine, insegna una lezione chiara: non sottovalutare ciò che sembra già noto. Il passato può nascondere segreti straordinari che attendono solo di essere riscoperti e reinterpretati con strumenti e conoscenze moderne.

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Redazione Redazione Eventi e News