Aldo Cingolani inaugurerà la Varese Design Week: “La creatività del designer si esprime dentro la gabbia”

Settembre 18, 2025 - 11:00
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Aldo Cingolani inaugurerà la Varese Design Week: “La creatività del designer si esprime dentro la gabbia”
Varese design week 2025

La Varese Design Week ci ha abituato a testimonial d’eccezione: quest’anno però chi inaugurerà l’evento è uno dei designer che ha cambiato il volto dell’Italia, firmando prodotti di uso comune o che vediamo quotidianamente.

Aldo Cingolani è infatti un architetto e designer italiano laureato al Politecnico di Milano negli anni Ottanta, dove ha avuto come docenti Franco Moschino e Andy Warhol. Nel 1995 incontra Giorgetto Giugiaro, che considera il suo mentore, e per 15 anni lavora al suo fianco nel Gruppo Giugiaro, occupandosi della divisione Architettura e contribuendo a centinaia di progetti internazionali. Tra i prodotti principali realizzati in questo periodo ci sono i treni Pendolino, ETR 450 e Italo, i tram di Roma e Torino, la metropolitana di Copenhagen, le macchine fotografiche Nikon F3, F4 e F5, i telefoni Sirio e il pallone da calcio Molten.

Dopo l’uscita dal Gruppo Giugiaro nel 2010, fonda con Lilly Bertone (vedova di Nuccio) la Bertone Design: il primo grande progetto della nuova società è il Frecciarossa 1000, completato nel 2013. Nel 2020 acquisisce New Crazy Colors, dando vita nel 2022 al Bertone Design Group con sedi a Milano, Shanghai e New York. Oggi Cingolani guida un’azienda focalizzata su design sostenibile ed ecosostenibilità, continuando il suo ruolo di “Ambasciatore delle Eccellenze Italiane” per valorizzare il design italiano nel mondo.

In attesa di vederlo all’inaugurazione del 25 settembre in piazza Monte Grappa alle 11, e a Villa Panza in una interessante conversazione con la direttrice del museo, abbiamo provato a fargli qualche domanda.

Lei ha firmato praticamente di tutto, dai treni Pendolino e Italo al telefono Sirio, al pallone Molten che per gli appassionati di pallacanestro è qualcosa di importante… 
«Più che firmato, a me piace dire che abbiamo disegnato insieme, perché queste cose si fanno sempre con dei grandi team di progettisti. In tutti questi casi, io ho fatto il direttore d’orchestra, nel senso che ho fatto sì che questi progetti così importanti si portassero a compimento. Quindi a fare un progetto di quella levatura non è mai un’unica persona, è un team di persone che partecipa con degli obiettivi specifici, con dei requisiti tecnici eccetera. Poi sicuramente ci deve essere qualcuno che “dà la sua benedizione” e va a far sì che il progetto venga definito, presentato, entri in produzione: perché poi la cosa più importante dei progetti industrial design è proprio che abbiano una vita che dalla carta passa poi alla realtà. Quindi sì, nel corso della mia carriera, in questi 30 anni di carriera, mi è capitato veramente di progettare di tutto».

L’eclettismo è una caratteristica del designer in generale  o solo di alcuni designer?
«Ci sono designer che vogliono lasciare il proprio imprinting, la loro firma, sul progetto e quindi fanno sì che il progetto abbia sempre un filo conduttore, si riconosca il designer nell’oggetto. Il designer industriale, cioè colui che deve lavorare e fare un progetto con delle aziende che hanno un brand molto importante, magari internazionali, deve invece fare il contrario, cioè mettere la sua esperienza per far sì che il progetto si riconosca con il brand col quale stai lavorando. Se un’azienda ha sempre disegnato un’automobile che ha un certo tipo di stile, prendiamo la Porsche ad esempio, che da 60 anni ha sempre sempre uno stile simile che via via evolve, il designer o i designer che ci lavorano devono comunque rispettare quello che è il DNA dell’azienda. Il suo eclettismo lo deve usare in funzione dell’obiettivo dell’azienda».
In questo senso rientra il concetto di “Gabbia” che è il leit motiv della Varese Design Week, cioè quei limiti entro i quali è necessario lavorare,  che per l’industrial designer sono ancora più forti: dalle normative alle necessità di efficienza dell’oggetto. E’ così?
«Assolutamente sì. L’industrial designer è quello che lavora in un mondo industriale. Quando si parla di industriale si parla di grandi produzioni, e quando si parla di grande produzione si parla di rispetto di regole, di normative. Sicuramente lì c’è una gabbia, ma è proprio lì il bello: perché il designer deve cimentarsi su questo e il bravo designer riesce a fare comunque dei progetti straordinari, riconoscibili, molto innovativi, pur andando a rispettare quelle che sono le normative. Non solo: c’è anche un tema di budget, in termini di costi. Quindi il bravo designer è quello che riesce comunque a tirare fuori qualcosa di unico rispettando tutte queste cose. Esce dalla gabbia pur rimanendo dentro la gabbia».

Aldo Cingolani sarà uno dei grandi protagonisti della VareseDesign Week: l’architetto, Testimonial nonché Guest of Honour, e la Dottoressa Gabriella Belli, Storica e Critica dell’Arte con grande esperienza nel contemporaneo, Curatrice del Museo di Villa Panza,  nota per incarichi di direzione e curatela in grandi musei nazionali e internazionali, fra cui la Fondazione Musei Civici di Venezia e il MART — Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, dialogheranno insieme nelle sale della storica e artistica villa il 25 settembre alle 21

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