Bruxelles presenta la nuova strategia per la comunità Lgbtqi+, focus su odio online e pratiche di conversione

Bruxelles – Una persona Lgbtqi+ su tre in Europa ha subito discriminazioni negli ultimi 12 mesi. La commissaria UE per l’Uguaglianza, Hadja Lahbib, suona l’allarme: “Siamo di fronte a una regressione inquietante“. Bruxelles ha presentato oggi (8 ottobre) le iniziative per garantire i diritti della comunità Lgbtqi+ fino al 2030. Una strategia che si basa su tre pilastri: proteggere, potenziare, coinvolgere.
La crociata in corso contro i diritti della comunità Lgbtqi+ ha il suo epicentro a Budapest, ed ora anche a Bratislava. Ma in tutta l’Unione persistono “livelli sproporzionati e inaccettabili di odio, violenza e discriminazione”. Proprio ieri, l’Agenzia dell’Ue per i Diritti Fondamentali (FRA), ha alzato la voce sulle recenti modifiche costituzionali approvate in Slovacchia, che limitano fortemente i diritti Lgbtqi+, ricordando che nel Paese si sta verificando un aumento della violenza, delle molestie e della discriminazione contro persone trans, non binarie, intersessuali. Non solo, l’Agenzia ha sottolineato che “in diversi Stati membri dell’Ue sono state imposte restrizioni ai diritti genitoriali delle coppie dello stesso sesso, divieti sui contenuti LGBTIQ+ nelle scuole e restrizioni al lavoro della società civile e al diritto di riunirsi pacificamente”. L’Italia di Giorgia Meloni, con la stretta sulle registrazioni dei figli delle famiglie arcobaleno, è nella lista nera.
Solo 13 Paesi membri su 27 hanno elaborato dei Piani nazionali, come richiedeva la strategia Ue per il periodo 2021-2025. “Chiaramente non è abbastanza”, ha commentato la commissaria, invitando i restanti a fare lo stesso il prima possibile. Le azioni chiave della strategia illustrata da Lahbib si concentrano sulla lotta contro le forme d’odio online e contro le pratiche di ‘conversione‘. I numeri “sono scioccanti”, ha ammesso: una persona Lgbtqi+ su 4 e quasi la metà degli uomini e delle donne trans hanno subito qualche tipo di pratica di ‘conversione’ sotto forma di violenza fisica o sessuale, abusi verbali e umiliazioni. “Lavoreremo con gli Stati membri in pieno rispetto delle loro competenze nazionali per mettere fine a queste pratiche”, ha assicurato Lahbib.
La Commissione ha intenzione di istituire un centro di raccolta di informazioni sull’odio online, in modo da poter stilare un codice di condotta dedicato al rispetto della comunità Lgbtqi+ e sottoporlo alle piattaforme. Parallelamente, nella strategia è prevista l’adozione di un piano d’azione contro il cyberbullismo per proteggere i minori.
Il secondo pilastro riguarda l’inclusione delle persone Lgbtqi+ e il loro accesso sul mercato del lavoro. “Quando le persone possono davvero sentirsi loro stesse, stiamo rafforzando anche la nostra competitività“, è la chiave scelta da Lahbib per passare il messaggio. Secondo i calcoli di Bruxelles, l’Unione perde “fino a 89 milioni di euro di PIL ogni anno a causa della discriminazione basata sull’orientamento sessuale”. La Commissione “pubblicherà una relazione sull’attuazione della direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione nel 2026 e continuerà a garantirne la rigorosa applicazione”. Inoltre, definirà “nuovi orientamenti sulle pratiche di assunzione inclusive”.
Infine, il coinvolgimento della società civile: la Commissione europea proporrà di raddoppiare le risorse a disposizione di organizzazioni ed enti per le pari opportunità nel prossimo quadro finanziario pluriennale, portandolo fino a 3,6 miliardi di euro.
Rimane però un importante nodo da sbrogliare, emerso chiaramente a Budapest ed ora a Bratislava. Come sottolineato dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali, c’è bisogno di “garantire l’effettiva attuazione delle sentenze della Corte di giustizia dell’UE e il pieno rispetto del diritto dell’Unione”. La strategia, senza l’impegno dei Paesi membri, non può bastare. “Non esiteremo a moltiplicare le procedure d’infrazione”, ha avvertito Lahbib, ricordando che contro l’Ungheria sono state aperte “Più di 10 procedure sui diritti fondamentali”. La commissaria, lo scorso giugno, ha preso parte personalmente al Pride di Budapest, che il governo di Viktor Orban aveva cercato in tutti i modi di vietare.
Qual è la tua reazione?






