Cina, l’incontro fra la fede cristiana e una civiltà millenaria

Cento anni dal Concilio di Cina: tra storia e presente. Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ha concluso nell’Aula Magna dell’Ateneo la giornata di inizio d’Anno accademico della Pontificia Università Urbaniana. Durante l’Atto Accademico è stato presentato il volume “100 anni dal Concilium Sinense: tra storia e presente 1924-2024”, pubblicato dalla Urbaniana University Press, a cura del Dicastero missionario. Il volume raccoglie gli Atti del Convegno internazionale sul “Concilium Sinense” svoltosi presso la stessa Università Urbaniana il 21 maggio 2024, esattamente 100 anni dopo il Concilio di Shanghai.
Matteo Ricci in Cina
“Dopo la lettura complessiva degli Atti e più specificamente dei contributi degli autori cinesi mi sembra di poter riscontrare che nei decenni recenti si va affermando un consenso che prima non esisteva sul riconoscimento di alcuni pilastri fondamentali del ponte del dialogo e dell’incontro fra la Chiesa e la Cina- afferma padre Lombardi-. Il primo è Matteo Ricci con i suoi primi confratelli e i suoi amici cinesi. Il secondo è Celso Costantini con il Concilio di Shanghai e il movimento ecclesiale che lo accompagna. Il primo è quello rappresentato dalla figura e dall’opera di Matteo Ricci. La maggior parte dei relatori vi fa riferimento come modello di atteggiamento culturale e spirituale positivo. Basato sul rispetto e sul dialogo, sull’incontro rispettoso e fecondo fra la Chiesa e la cultura cinese, per usare una parola cara a Ricci ‘sull’amicizia’. Si sono usati i termini di “accomodamento” o “adattamento”, ma certo è una prima fase imprescindibile di quello che oggi siamo soliti dire ‘processo di inculturazione’, o – come oggi insistono a dire i cinesi con un termine di significato ancora oscillante – di ‘sinizzazione’“.
Cina-Chiesa
Prosegue padre Lombardi: “E’ un fatto che oggi sia le autorità ecclesiastiche, a cominciare dai papi recenti, sia le autorità cinesi, non solo ecclesiastiche, ma anche civili, comprese le più alte, nominano correntemente Ricci come modello di atteggiamento culturale e spirituale positivo per il dialogo e l’incontro fra oriente e occidente, fra cristianesimo e realtà cinese. Pur con i suoi limiti, il tempo e l’opera di Ricci e dei gesuiti della fine epoca Ming e inizio epoca Qing possono essere considerati un primo pilastro solido, e riconosciuto dalle due parti, del ponte del dialogo e incontro fra la Chiesa e la Cina. Segue purtroppo un tempo molto lungo, diciamo pure veramente tragico, in cui questo rapporto viene messo radicalmente in crisi. Prima per la ‘controversia dei riti’, interna alla Chiesa, e poi per l’ambiguità del rapporto di ‘protezione’ delle missioni cristiane da parte delle potenze europee intrecciato con il loro colonialismo. La responsabilità degli errori compiuti da parte cattolica, con i conflitti fra gli ordini religiosi e le incomprensioni romane, con il senso radicato di superiorità culturale da parte di missionari pur generosi, continuano ad obbligarci a una meditazione molto profonda sulla storia della Chiesa e delle sue missioni”.
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