Clima, energia, biodiversità: perché per il Wwf l’azione del governo sull’ambiente merita una bocciatura

«In generale, l’attuale contesto politico sembra voler fare una “resa dei conti” con i valori della tutela ambientale, mettendo a tacere le evidenze scientifiche. Un concetto di sviluppo di stampo novecentista si sta riaffermando con la strada spianata dal negazionismo e da interessi economici potenti che influenzano politica e comunicazione». A ridosso del terzo anniversario dell’insediamento del governo Meloni, il Wwf Italia pubblica all’interno della campagna Our Values le “pagelle” su opportunità e efficacia delle politiche legate alle tematiche ambientali. E il giudizio finale, tanto per le proposte uscite da Palazzo Chigi quanto per le leggi sostenute dalla maggioranza parlamentare di centrodestra, è decisamente negativo. Se nel suo documento “Elezioni politiche 2022: il tempo delle scelte sostenibili”, il Panda definiva la legislatura 2022/27 il «tempo essenziale» per raggiungere gli obiettivi posti al 2030 al fine di contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, a distanza di tre anni si può dire che quel tempo non è stato sfruttato come si doveva.
Non solo non c’è stata quell’accelerazione auspicata, sottolinea l’associazione ambientalista, ma in alcuni settori (in particolare quello della tutela della biodiversità) il governo Meloni ha fatto registrare veri e propri passi indietro. Nel complesso, sono dieci le aree prese in esame dalle pagelle: dall’agricoltura alla biodiversità, passando per clima, energia e mare. Il giudizio è quello riportato in apertura di articolo, col riflettore puntato sulle strategie che puntano a «mettere a tacere le evidenze scientifiche», il «negazionismo», il concetto di sviluppo «di stampo novecentista». Anche i processi virtuosi, quali quello dello sviluppo delle energie rinnovabili, sottolinea il Wwf, sono in rallentamento e la dilatazione che la politica vorrebbe imporre ai tempi indicati dalla scienza per la transizione energetica fa sì che l’uscita dal fossile rallenti e che l’energia nucleare venga incredibilmente ritenuta una risposta plausibile. Non a caso le pagelle del Panda giudicano «scarse» le azioni governative sul clima e «insufficienti» le politiche energetiche.
Giudizio negativo e voto «insufficiente» anche per quel che riguarda le misure a tutela della biodiversità, l’atteggiamento governativo verso la caccia e il contrasto al bracconaggio. Sin dal suo insediamento, denuncia il Panda il governo ha adottato un approccio tanto chiaro quanto dannoso: deregolamentare un’attività che già genera forti criticità per l’ambiente, la sicurezza e la legalità. La riforma della legge sulla caccia, in discussione al Senato, rappresenta l’apice di questo approccio: un testo scritto senza confronto con il mondo scientifico e ambientalista – è la critica di base – che punta a smantellare la legge quadro sulla fauna selvatica.
Meno duro il giudizio sulle aree protette dove il Governo viene giudicato «sufficiente, ma con riserva». Se è stato interessante il dibattito generato dagli Stati Generali sulle aree protette voluti dal ministero dell’Ambiente, scrive il Wwf, la realizzazione di nuove aree protette annega nella burocrazia e nelle opposizioni localistiche mentre parchi e riserve esistenti sono sempre più caselle da occupare politicamente.
Vengono giudicate «insufficienti», invece, le azioni del governo sul fronte agricoltura: l’esecutivo e il parlamento hanno sostenuto leggi demagogiche a sostegno dell’agricoltura intensiva, come il divieto della carne coltivata, hanno ostacolato il biologico, hanno aperto agli Ogm e si sono opposti alla transizione ecologica del settore. Stesso giudizio anche sulla gestione del territorio: il consumo di suolo continua senza sosta e i ritardi su dissesto e bonifiche restano gravi. Il rilancio di infrastrutture impattanti, come il Ponte sullo Stretto di Messina, distoglie risorse e aggrava la frammentazione del territorio senza una reale valutazione degli effetti.
Il Wwf ricorda che il comportamento fin qui tenuto da Palazzo Chigi ha tra l’altro causato anche un contrasto con l’Unione europea: a giugno 2025 le procedure d’infrazione aperte contro l’Italia sono 64 (51 per violazione del diritto dell’Unione e 13 per mancato recepimento di direttive) e tra queste quelle in materia ambientale rappresentano di gran lunga il gruppo maggiore con ben 23 procedure.
Conclude il Panda: restano ora due anni al governo Meloni per porsi degli obiettivi di miglioramento e impegnarsi per raggiungerli. Anche perché mentre il governo si muove con passi incerti o addirittura indietro, emergenze come consumo di suolo, inquinamento, perdita di biodiversità e crisi climatica avanzano senza sosta.
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