«Danziamo per Milena e giochiamo per Giorgia per non perdere ciò che di loro ha toccato la nostra vita»

Settembre 28, 2025 - 00:30
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«Danziamo per Milena e giochiamo per Giorgia per non perdere ciò che di loro ha toccato la nostra vita»
I feretri delle due ragazze nella chiesa parrocchiale di Paderno d'Adda

«Ecco Signore, ora ti consegniamo queste figlie, queste sorelle, queste amiche, e lo facciamo con dolore, con tristezza, ma anche con quel flebile olio della fede che ci fa dire: Ciò che Tu hai acceso in loro e che ha avuto il sapore di Te, crediamo che lo terrai acceso, per sempre. E tutte le volte che al loro olio ci aggiungeremo il nostro, il mondo si accenderà sempre di più. Non possiamo e non dobbiamo vivere per meno di questo».

Nella chiesa di Santa Maria Assunta a Paderno d’Adda e fin sul sagrato, le parole di don Giovanni De Micheli, responsabile della Comunità pastorale Beata Vergine Maria Addolorata, risuonano nel silenzio carico di commozione, di cordoglio, di dolore, ma anche pieno della luce della fede, per le esequie di Milena Marangon e Giorgia Cagliani, le due ventunenni parrocchiane travolte nella serata di sabato 20 settembre a Brivio (Lc) mentre si recavano alla festa del paese. Uccise da un 34enne cittadino polacco alla guida di un furgone, ora agli arresti per omicidio stradale, in quanto risultato positivo agli esami tossicologici.

In prima fila, nella Messa presieduta dal vicario don Riccardo Cagliani (secondo cugino di Giorgia), i genitori delle due giovani – le cui fotografie sono ai piedi dell’altare – con Leonardo,19enne fratello di Giorgia, e Letizia, 17enne sorella di Milena. E poi tanta gente, così come era avvenuto per la veglia funebre di martedì sera, sempre presieduta da don de Micheli. Non mancano le autorità civili, i coscritti del 2004, i compagni di scuola, le squadre della ginnastica ritmica per Marangon e della pallavolo “Besanese” per Cagliani. Già tutti presenti quando, circa mezz’ora prima del rito, arriva anche l’Arcivescovo che, davanti ai feretri – con una corona di fiori bianchi e gialli per Milena e rosa e bianchi per Giorgia -, recita una decina di Rosario.

«Loro sono con noi»

«Dio è qui steso su quella strada, è ancora l’Emmanuele, perché capace di scrivere il “con noi”, di far emergere in queste sere ininterrotte di preghiera e di veglia tutto ciò che di bello e di vero ci ha fatto essere con loro, con Milena e Giorgia. Ma è qui anche ora nello Spirito di preghiera che tutti ci unisce in questo momento», scandisce nell’omelia don De Micheli. 

«Dio è davvero il “con noi” della storia, è il “per sempre”, è l’imperativo gridato a Maria quel giorno: “Vai! Va’ dai miei fratelli, di’ loro che hai visto il Signore e perché l’hai visto», prosegue, richiamando il brano del Vangelo di Giovanni con Maria di Màgdala che si reca al Sepolcro. «Anche a noi oggi è gridato questo imperativo di Maria: Vai, non piegarti al sepolcro, vai oltre i segni della morte».

«Ora tu mamma, ora tu papà, ora tu amico, amica, ora tu caro giovane, ora tu adulto, ora tu, chiunque tu sia e per qualsiasi motivo tu sia qui, non restare qui, ma “va dai miei fratelli” e di loro che il Signore è il Dio dei viventi e che lotta per sostenere ogni più piccolo anelito di vita. Vai a dire che si può danzare anche per Milena e con Milena anche se non proprio come Milena. Vai a dire che si può stare in partita con lo stesso agonismo di Giorgia e per Giorgia anche se non proprio come Giorgia», scandisce ancora il parroco.

«Oggi non vogliamo perdere ciò che di loro ha toccato la nostra vita, vogliamo piantare questa memoria non solo nella testa rimuginando sul passato, ma con gesti concreti: danzare per loro e con loro, giocare per loro con loro, stare insieme tra noi con loro e per loro. Sarà come custodire e far crescere un piccolo alberello, un ulivo, di cui non si coglie un singolo frutto, ma servono tante olive diverse che pigiate diventino nettare buono. Se prendiamo una singola oliva da sola a volte è amara, a volte aspra, a volte buona così. Come le singole esperienze della vita: a volte sono amare, a volte sono cadute e sconfitte, a volte buone. Non è sempre una cosa semplice la vita. Ma se la abitiamo con il coraggio di Maria, con la forza dello Spirito del Risorto, se facciamo diventare le nostre esperienze, le nostre scelte, “occasioni” per “essere con” e non contro gli altri, allora l’orizzonte della nostra vita si apre, sperimentiamo davvero quel fluire dell’olio della lampada della vita e della presenza di Dio: allora la vita si accende», conclude don De Micheli.  

Poi, dopo un pensiero del sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio, è don Riccardo a parlare della famiglia Cagliani, già colpita da lutti in anni passati, con un toccante riferimento al canto appena eseguito, No, non avere paura, coraggio sono Io. «Nel buio della notte, il buio dell’anima è sempre stato illuminato, per noi, dalla luce del Signore, da quella della fede», dice.

 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia