DAZN, niente rimborso per l’utente che sbaglia i tempi della disdetta

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L’AGCOM è intervenuta in una controversia e ha stabilito un principio molto importante in materia di contratti tra consumatori e piattaforme in abbonamento: nessun rimborso per l’utente che sbaglia i tempi della disdetta con DAZN.
Un abbonamento non cancellato in tempo, un addebito annuale da 599 euro e un ricorso finito con un nulla di fatto. È la sintesi della vicenda che ha visto protagonista un utente di DAZN, il popolare servizio di streaming sportivo, che si è rivolto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dopo aver contestato la gestione della propria richiesta di disdetta.
La controversia è stata esaminata dalla Commissione per le Infrastrutture e le Reti, che lo scorso 23 luglio 2025 ha emesso una delibera respingendo le richieste del consumatore, ritenendo corretta l’operatività della piattaforma.
Il caso: dalla disdetta al rinnovo automatico
Il cliente aveva attivato a fine novembre 2023 un abbonamento annuale con pagamento anticipato. Al momento della scadenza, nel novembre 2024, ha deciso di non proseguire con il servizio e ha tentato di annullare il rinnovo attraverso il sito ufficiale.
Secondo la sua ricostruzione, la piattaforma avrebbe però registrato la disdetta non con effetto immediato, ma a partire da un anno più tardi, ossia dal 29 novembre 2025. Nel frattempo, il sistema ha addebitato automaticamente la quota di rinnovo, pari a 599 euro, relativa al periodo 2024-2025.
Dopo vari tentativi di contattare l’assistenza, il cliente ha inviato due e-mail al servizio clienti, ricevendo prima una risposta vaga e poi la conferma dell’avvenuto rinnovo a tariffa piena. Contestualmente, gli è stato spiegato che il precedente piano da 499 euro era stato sostituito dal pacchetto “plus” a prezzo maggiorato e che il recesso avrebbe dovuto essere formalizzato prima della scadenza.
L’utente ha quindi deciso di rivolgersi all’Autorità per chiedere il rimborso integrale della somma.
La difesa di DAZN
La società ha replicato sostenendo di aver agito in piena conformità alle condizioni contrattuali accettate dal cliente al momento della sottoscrizione. In particolare, il regolamento stabilisce che gli abbonamenti si rinnovano tacitamente di anno in anno, a meno che la disdetta non avvenga entro il giorno precedente alla scadenza. Nel caso in questione, la richiesta di recesso è arrivata troppo tardi: il 29 novembre 2024, lo stesso giorno in cui il contratto era già stato prorogato per un ulteriore anno.
Per questo motivo, l’addebito di 599 euro è stato considerato legittimo, così come la validità dell’abbonamento fino a novembre 2025. DAZN ha anche ricordato di aver inviato ad agosto 2024 un’e-mail in cui segnalava la modifica delle condizioni economiche, lasciando agli utenti la possibilità di recedere senza penali entro 60 giorni. Non avendo ricevuto alcuna rinuncia formale, l’aumento di prezzo è entrato in vigore regolarmente.
La decisione dell’Autorità: niente rimborso per l’utente che sbaglia i tempi della disdetta con DAZN
Dopo aver esaminato documenti e comunicazioni, l’Autorità ha stabilito che la responsabilità dell’accaduto non può essere attribuita alla piattaforma. Il contratto prevedeva chiaramente che la disdetta dovesse avvenire entro il 28 novembre 2024, mentre l’utente ha agito solo il giorno successivo. Ne consegue che il rinnovo automatico e il relativo addebito erano pienamente validi.
Il ricorso risulta dunque respinto e la richiesta di rimborso non risulta accolta. L’Autorità ha inoltre sottolineato che il tema della rimodulazione tariffaria non rientra nella contestazione, poiché regolarmente comunicato nei tempi previsti dalle condizioni generali di servizio.
Cosa significa per i consumatori
Il caso mette in evidenza un aspetto spesso sottovalutato dagli utenti dei servizi in abbonamento: l’attenzione ai tempi di recesso. Molti contratti prevedono la proroga automatica alla scadenza, e un solo giorno di ritardo può comportare il rinnovo per un intero anno, con costi anche significativi.
Le piattaforme di streaming e i fornitori di servizi digitali adottano condizioni precise, pubblicate online e accettate all’atto dell’iscrizione. In genere, le modalità di annullamento richiedono che la disdetta risulti effettuata in anticipo rispetto alla data di scadenza. Un’azione tardiva, anche di poche ore, non interrompe il rinnovo.
Questa vicenda diventa quindi un monito per tutti i consumatori: leggere attentamente le condizioni contrattuali e annotare per tempo le scadenze può evitare spese non desiderate e contenziosi difficili da risolvere.
La possibilità di ricorso
La delibera non chiude completamente la questione: l’utente ha ancora la facoltà di rivolgersi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio entro 60 giorni dalla notifica dell’atto. Tuttavia, considerato l’esito della fase amministrativa e la chiarezza delle clausole contrattuali, ottenere un ribaltamento della decisione appare complesso.
Nel frattempo, l’abbonamento resta valido fino al novembre 2025, con la possibilità per il cliente di esercitare correttamente il recesso in vista della scadenza successiva, evitando così ulteriori rinnovi indesiderati.
Il provvedimento dell’AGCOM
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