Forum Acqua, Legambiente al Governo Meloni: serve una Strategia nazionale della risorsa idrica

Ottobre 7, 2025 - 19:30
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Forum Acqua, Legambiente al Governo Meloni: serve una Strategia nazionale della risorsa idrica

L’Italia è uno dei Paesi più colpiti al mondo dalla crisi climatica, dove spicca il continuo alternarsi di alluvioni e siccità: secondo i dati messi recentemente in fila dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), soltanto gli eventi meteo estremi sono costati già alla sola Italia, nel periodo 1980-2023, 135 miliardi di euro, insieme a 38mila morti dal 1993. Eppure il nostro Paese rincorre le emergenze senza una Strategia nazionale della risorsa idrica – che l’Ue ha invece adottato lo scorso giugno, dopo un intenso confronto politico –, chiesta oggi a gran voce dagli ambientalisti di Legambiente, mentre è in corso a Roma il VII Forum Acqua del Cigno verde, organizzato in collaborazione con Utilitalia, la federazione che rappresenta le aziende dei servizi pubblici locali, servizio idrico integrato compreso.

«Gli effetti dei cambiamenti climatici – spiega la direttrice generale di Utilitalia, Annamaria Barrile – sono ormai una nuova normalità alla quale dobbiamo abituarci: basti pensare che ci sono interi territori del Sud che, sostanzialmente da tre anni, non sono mai usciti da uno stato di severità idrica alto. La resilienza idrica è diventata quindi un tema centrale per le azioni delle utilities, che si sviluppano lungo tre filoni principali. Il primo riguarda la manutenzione e la realizzazione di nuovi invasi, per poter trattenere l’acqua quando è in eccesso e rilasciarla nei periodi di siccità; il secondo concerne le interconnessioni tra gli schemi acquedottistici, a tutela della risorsa da un punto di vista quantitativo e qualitativo; c’è poi il tema delle risorse idriche complementari, che vanno dalla dissalazione al riuso, fino alla ricarica delle falde. Il Piano per gli interventi nelle infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico (Pniissi) va proprio in questa direzione, includendo un elenco di progetti per un valore complessivo pari a circa 12 miliardi di euro – dei quali è stata già stanziata una prima trance da 950 milioni – che riguardano interventi su invasi, derivazioni, adduzioni e acquedotti».

Ma si tratta di una goccia nel mare, in confronto a quanto servirebbe all’Italia in prevenzione e a quanto spendiamo invece per rincorrere le emergenze. Solo dalla primavera 2022 ai primi mesi del 2023 ammonta ad oltre 6 miliardi di euro la stima delle perdite economiche relative alla siccità nel settore agricolo (fonte Water economy in Italy, 2023), mentre la siccità dell’estate 2025 costerà all’Italia una perdita complessiva di 6,8 miliardi di euro nel 2025, che salirà a 17,5 miliardi di euro nel 2029, secondo uno studio del 2025 condotto da esperti dell’Università di Mannheim e della Banca centrale europea; secondo i dati della Protezione civile sulle ordinanze emesse dal 2013 al 2022 per gli eventi legati al rischio idrogeologico e idraulico, sono stati ben 179 gli stati di emergenza aperti per una ricognizione del danno che supera i 15 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i danni da decine di miliardi stimati degli eventi alluvionali dell’Emilia-Romagna, Toscana e Marche del 2023.

Al contempo sul fronte della prevenzione al dissesto idrogeologico, dal 1999 al 2024 sono stati 20,48 i miliardi di euro spesi per ben 25.903 interventi relativi alla mitigazione del dissesto idrogeologico (elaborazione Legambiente su dati Rendis, Ispra). Soldi destinati alla prevenzione ma che hanno visto portare a termine solo il 35,7% dei lavori previsti, ossia 9.247 su 25.903 per un importo di spesa di circa 5,57 miliardi. Non va meglio col Pnrr: il Piano ha stanziato in tutto 5,3 miliardi di euro sul fronte idrico, risorse che con cofinanziamenti pubblici e privati arrivano a circa 8 miliardi, ma che non hanno comunque garantito un’attuazione lineare, come si legge nell’ultimo position paper del laboratorio Ref ricerche: soltanto il 2% dei progetti, infatti, risulta concluso.

E che dire dei 210,5 milioni di euro già pagati in multe dall’Italia per inadempimenti rispetto alla direttiva Acque reflue e ai circa 300 milioni per le restanti penalità da corrispondere fino al 2030, come stima la Corte dei conti, che potevano essere investiti per adeguare gli impianti e prepararli alle più elevate performance richieste dalla nuova Direttiva 2024/3019.

«La resilienza idrica deve essere messa al centro dell’agenda politica italiana, con i principi fondamentali richiamati dalla Strategia europea di ridurre i consumi e migliorare l'efficienza – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Una strategia che è stata definita in alcuni casi ambiziosa ma non incisiva a causa della mancanza di target vincolanti, ma che non per questo manca di mettere a sistema gli aspetti e i settori rilevanti per il cambiamento necessario a migliorare la gestione delle risorse idriche. Da qui il nostro appello al Governo Meloni al quale indirizziamo 10 proposte per una strategia nazionale della risorsa idrica che sia davvero efficiente e sostenibile».

Riportiamo di seguito le 10 proposte Legambiente:

Governance

  1. La resilienza idrica deve essere al centro dell’agenda politica italiana, dando piena implementazione della Direttiva Quadro Acque e tutte le normative collegate alla gestione della risorsa e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Anche la priorità finanziaria deve essere data alla tutela del territorio e della risorsa idrica, e cresce la necessità di investimenti e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento agli eventi estremi.
  2. È necessario uscire dalla logica emergenziale con Piani anti-alluvione e Piani per la gestione della siccità che vanno condivisi tra istituzioni e comunità locali, integrando buone pratiche, competenze scientifiche ed eccellenze tecnologiche. È necessario inoltre definire chiaramente ruoli, responsabilità e processi decisionali, per evitare risposte disarticolate o conflittuali.
  3. Conoscenza, trasparenza e comunicazione per coinvolgere attivamente i cittadini, imprese e istituzioni locali in una governance collaborativa e multilivello. Accelerare sulla costruzione dei bilanci idrici, per definire poi obiettivi nazionali su scala di bacino. Fornire informazioni aggiornate e tempestive sulla quantità e la qualità dell'acqua è fondamentale per gestire le risorse idriche e soprattutto allocare le risorse in maniera più equa e sostenibile. Introdurre una tariffazione progressiva e trasparente, che premi l’efficienza idrica.
  4. La gestione della risorsa idrica deve necessariamente tenere conto della sua natura di diritto fondamentale per la vita, per questo deve rispondere a una governance democratica. Come ricorda la Strategia, è necessario gestire il ciclo globale dell'acqua come un bene comune globale, da proteggere collettivamente e nell'interesse di tutti. L’acqua è sempre più al centro di molteplici sfide globali, tra cui cambiamenti climatici, migrazioni forzate e conflitti. La crisi climatica e la sua gestione poco sostenibile è un problema che, seppur abbia ricadute gravi in aree del mondo già vulnerabili, riguarda tutti i paesi, anche l’Italia. 

Qualità ed efficienza idrica

  1. Ridurre i consumi e migliorare l'efficienza idrica, sono i principi che devono tornare alla base dell’approccio all’uso della risorsa idrica in Italia. Ridurre le perdite, utilizzare dispositivi e processi efficienti dal punto di vista idrico e aumentare il riutilizzo dell'acqua sono strumenti fondamentali.
  2. Protezione e ripristino del ciclo dell’acque e degli ecosistemi, dalla qualità dipende anche la quantità dell’acqua a disposizione. Priorità alle Soluzioni Basate sulla Natura per migliorare la ritenzione idrica dei suoli e mitigare gli effetti di siccità e alluvioni: ricarica delle falde, nuovi accumuli, rinaturalizzazione degli alvei, ripristino delle zone umide e drenaggio sostenibile urbano. Garantire il deflusso ecologico e impedire la sottrazione delle risorse al ciclo naturale.
  3. Ogni comparto produttivo deve contribuire alla sostenibilità idrica, a partire da quelli maggiormente idrovori che hanno il maggiore potenziale di risparmio, riducendo la richiesta e aumentando l’efficienza. In agricoltura occorrono pratiche irrigue efficienti, formazione e supporto tecnico alle imprese agricole e la diversificazione colturale in funzione del rischio idrico. Nelle produzioni industriali è fondamentale integrare la resilienza idrica nelle decisioni aziendali: come indicato nel Clean industrial Deal12, la gestione sostenibile dell’acqua deve essere considerata un obiettivo strategico, al pari della neutralità climatica, dell’assorbimento delle emissioni e della capacità di mantenere la competitività produttiva futura. Anche il settore dell’edilizia deve includere misure sistematiche, all’interno delle regolamentazioni, finalizzate al risparmio e al riuso dell’acqua.
  4. Promuovere una strategia di mitigazione delle immissioni di inquinanti, ad esempio a livello agricolo utilizzando l’agricoltura biologica e integrata di alto livello, oppure relativamente all’inquinamento da FPAS proseguendo i lavori verso il bando universale. Rafforzare l’applicazione del principio “Chi inquina paga”, anche agli scarichi agricoli e industriali, e accelerare sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale e delle aree contaminate da PFAS in Veneto.

Investimenti e infrastrutture

  1. Rafforzare controllo e monitoraggio sull’uso e sugli scarichi nei settori agricolo, industriale ed edilizio. Investire nell'innovazione tecnologica per il monitoraggio in tempo reale della qualità e della quantità usata di acqua.
  2. Rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando l’intero sistema di gestione, con piena attuazione della nuova Direttiva 2024/3019. Promuovere il riutilizzo regolamentato delle acque reflue, grazie al Decreto del Presidente della Repubblica di prossima promulgazione, ampliando l’applicazione per agricoltura, industria e usi civili non potabili (lavaggi stradali, antincendio, verde urbano) ove possibile, senza compromettere il deflusso ecologico.

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