I Ventotene boys and girls, e i primi segnali di un’alternativa al bipopulismo

Sia pure confinata nella remota isola di Ventotene – dove, in tempi ancora più bui degli attuali, il regime fascista deportò gli oppositori che poi, proprio lì, divennero i padri fondatori dell’Europa federale: Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi – lo scorso weekend è stata rappresentata l’idea, ancora più o meno inconscia, della necessità e urgenza di un soggetto politico e culturale in grado di contrastare il destino bipopulista cui il mondo, l’Europa, e l’Italia in particolare, sembrano inesorabilmente condannati.
Su iniziativa di Pina Picierno, e a nome del Parlamento europeo di cui l’europarlamentare campana del Pd è vicepresidente, l’isola degli antifascisti e del Manifesto che nel pieno del regime mussoliniano ha fissato i principi della convivenza pacifica e federale dei popoli europei, ha ospitato tre Premi Nobel per la Pace (le ucraine Oleksandra Matviichuk e Sasha Romantsova, e l’iraniana Shirin Ebadi), altrettanti Premi Sakharov, tra cui la leader della Belarus Sviatlana Tsikhanouskaya, e i dissidenti politici di tutto il mondo, dall’Europa dell’Est alla Cina, dal Sudamerica al Kurdistan, dall’Iran all’Afghanistan, fino al più tradizionale Medio Oriente, tutti accolti da un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da un abbraccio della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
Alla prima edizione della “Conferenza internazionale per la Pace e la libertà di Ventotene” c’erano anche analisti, giornalisti, ex diplomatici, esperti di relazioni internazionali, professori universitari, vignettisti, militanti dei diritti umani, molti ragazzi, e anche Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny avvelenato, torturato e ucciso dal Cremlino, e il medico militare ucraino Yulia Paievska, detta Taira, imprigionata dai russi per tre mesi a Mariupol e simbolo vivente della resistenza ucraina all’invasore.
Con Picierno e i suoi ospiti c’erano alcuni esponenti del Partito democratico: Paolo Gentiloni, Giorgio Gori, Simona Malpezzi, Lia Quartapelle, Filippo Sensi, e con loro anche l’italo-macroniano del Partito democratico europeo, della famiglia Renew, Sandro Gozi.
Picierno e questi “Ventotene boys and girls” hanno incassato gli auguri del Capo dello Stato e ribadito con parole dure e chiare la necessità di armare l’Europa senza cadere in quei ragionamenti capziosi sull’esercito europeo da preferire al riarmo nazionale tanto cari a Schlein e al suo entourage. Mentre a Ventotene gli esponenti illuminati del Pd dialogavano con i Nobel per la Pace, i leader democratici in esilio, i volenterosi dei diritti, i partigiani della libertà, cioè mentre facevano qualcosa di sinistra, Schlein dialogava con Jacinda Ardern, la carismatica ex premier neozelandese che a gennaio del 2023, a quarantadue anni, ha abbandonato la politica e ora scrive memoir aspirazionali e libri per bambini. Contemporaneamente, il responsabile Esteri del Pd Peppe Provenzano veniva contestato alla Festa dell’Unità dai militanti ProPal con l’accusa di non essere sufficientemente anti-israeliano, proprio durante un dibattito sulle responsabilità gravissime del governo Netanyahu su Gaza, a dimostrazione che accarezzare il populismo nel verso del pelo non doma affatto il fuoco, semmai lo alimenta.
La manifestazione di Picierno a Ventotene si concluderà nei prossimi giorni con la presentazione di un manifesto programmatico e la nascita di una fondazione per la libertà e la democrazia, un’iniziativa politica che si aggiunge a tante piccole grandi cose che all’improvviso si muovono nel panorama italiano alla ricerca di un’alternativa sia a Giorgia Meloni e Matteo Salvini sia allo sciagurato campo largo di Elly Schlein, sinistra radicale e straccio-populismo di Giuseppe Conte.
Negli ultimi mesi è nato a Milano, e ha già cominciato a diffondersi in altre città, un Circolo Matteotti di ispirazione liberalsocialista, con tanti esponenti riformisti, dell’ex Terzo Polo e dell’ex Lista per gli Stati Uniti d’Europa. Nel weekend si è fatta sentire anche Europa radicale di Marco Taradash e Benedetto Della Vedova, quest’ultimo l’unico politico che si occupa dell’incredibile operazione di acquisizione di banche (e non solo) da parte del governo Meloni attraverso imprenditori di area che Palazzo Chigi si illude di poter controllare e influenzare, quando è probabile il contrario.
Carlo Calenda sta occupando la vasta prateria del centro, assieme al Partito liberaldemocratico di Luigi Marattin. Ma c’è anche la proposta al momento poco attraente di una “tenda riformista” dentro il campo largo avanzata dai renziani.
Ma è il ritrovato orgoglio dei riformisti del Partito democratico, rilevato a Ventotene, a poter riaprire una timida speranza che, almeno loro, non moriranno bipopulisti. Dopo le regionali, quegli esponenti del Pd che non hanno abbandonato l’idea di rinunciare allo spirito originario del partito fondato al Lingotto, potrebbero finalmente cominciare a sfidare Schlein, intanto superando la scialba guida dell’ormai ex leader della corrente riformista Stefano Bonaccini, e poi si vedrà.
Seguiremo questi movimenti, e ne parleremo in modo approfondito a Linkiesta Festival del 7-9 novembre al Teatro Parenti di Milano, ma da qui a due mesi le iniziative politiche dell’area anti-bipopulista potrebbero crescere di numero e di intensità. Oppure è solo un abbaglio d’inizio settembre preso su un’isola carica di storia dove, come ha scritto Mattarella nel messaggio alla Conferenza, «vennero messi a dimora i semi della libertà e di quel federalismo che hanno arricchito il dibattito dei popoli europei verso la meta di un’unione di popoli indipendenti e liberi». Vedremo, ma intanto qualcosa si muove.
L'articolo I Ventotene boys and girls, e i primi segnali di un’alternativa al bipopulismo proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?






