Il caos del censimento ufficiale degli autovelox, nell’elenco comuni inesistenti e dispositivi non attivati
Gli automobilisti italiani dovranno abituarsi a un paradosso tutto nazionale: attraversare luoghi chiamati N.D., PL, CMALP22601, CMBG008301 e simili. Nessun navigatore li riconosce, nessun cartello li segnala, eppure esistono sulla piattaforma ufficiale del ministero dei Trasporti, all’interno del primo grande censimento pubblico – 374 pagine – dei dispositivi di rilevamento della velocità.
L’iniziativa, concepita per garantire trasparenza, ha finito per generare un vero e proprio atlante della “geografia immaginaria”, popolato da postazioni inesistenti, non attivate o mai installate. Emergono apparecchi classificati come Nessun Velox, altri Non attivati o Utilizzo sospeso. E sorge l’interrogativo: tali dispositivi possono davvero produrre multe valide?
Le cause del caos e i vuoti di omologazione
Il disordine ha radici precise. Il Decreto Direttoriale 305 del 18 agosto 2025 ha obbligato i Comuni a indicare marca, modello, matricola, decreti di omologazione e posizione chilometrica. Tuttavia, molti enti hanno caricato dati incompleti o errati. La Cassazione, in più sentenze, ha ribadito che senza omologazione le multe non sono valide, ma ciò non ha impedito che nell’elenco comparissero apparecchi privi di informazioni fondamentali.
A Milano, per esempio, due dispositivi risultano “non attivati” e altri quindici sono privi della loro chilometrica, un dettaglio che potrebbe avere un peso decisivo in sede di ricorso. Nel frattempo il censimento cresce: da 3.625 apparecchi del 30 novembre agli oltre 3.700 attuali, alimentato da inserimenti, modifiche e correzioni continue.
Il nodo delle multe e il rischio valanga di ricorsi
La piattaforma del Mit è destinata ad aggiornarsi senza limiti temporali, come previsto dal decreto, rendendo difficile per i cittadini capire se un autovelox sia attivo o meno in tempo reale. Luigi Altamura, comandante della Polizia locale di Verona, segnala ulteriori criticità: in Molise lo stesso identico dispositivo compare duplicato in nove Comuni, e in Sicilia fino a ventuno. Errori che rendono impossibile determinare quanti autovelox siano realmente operativi in Italia.
La domanda finale è inevitabile: una multa basata su dati scorretti può essere considerata valida? Gli esperti prevedono un’ondata di ricorsi, trasformando quella che doveva essere una grande operazione di trasparenza in una potenziale fonte di contenziosi in tutta la Penisola.
L'articolo Il caos del censimento ufficiale degli autovelox, nell’elenco comuni inesistenti e dispositivi non attivati proviene da Blitz quotidiano.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




