Il flop di Meloni e Piantedosi, la svolta securitaria non paga: 48 nuovi reati in tre anni ma delitti in aumento

Le politiche securitarie del governo di Giorgia Meloni non funzionano. La stretta impressa dall’esecutivo da tre anni a questa parte, che ha portato all’introduzione di 48 nuovi reati, con la “simbolica” scelta di promuovere una nuova legislazione anti-rave come primo atto del governo, si è tradotta paradossalmente in un aumento dei reati.
Lo mette nero su bianco è la relazione annuale di 103 pagine consegnata al Parlamento dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, artefice assieme alla premier e agli alleati della svolta securitaria. Nella relazione sull’attività delle forze dell’ordine e di sicurezza pubblica, consegnata dal Viminale nei giorni scorsi e di cui Il Fatto Quotidiano pubblica in anteprima ampi stralci e numeri, emerge come la sbandierata sicurezza meloniana sia stata un sostanziale flop.
Crescono i reati di strada e le minacce ai giornalisti
Nel report del Viminale si evidenzia che nel 2024 i delitti commessi in Italia sono stati 2.380.574, con un incremento dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente. A crescere in particolare sono tutti i cosiddetti “reati di strada” e le violenze di genere: furti (+3%), rapine (+1,8%), danneggiamenti (+1,6%), ricettazione (+1%), mentre l’aumento maggiore coinvolge lo sfruttamento della prostituzione e la pornografia minorile (+9,8%), l’usura (+9,7%), le violenze sessuali (+7,5%) e le lesioni dolose (+5,8%). Crescono poi i cosiddetti “reati sentinella” in relazione alle violenze di genere: dai maltrattamenti sui familiari (+18%) ai reati sessuali (+25%), fino allo stalking (+18%).
La relazione consegnata da Piantedosi dedica un capitolo agli atti intimidatori contro amministratori locali e giornalisti. Contro i primi si registra un significativo aumento rispetto al 2023, con i numeri che fanno segnare un +13,9%: si passa dai 553 atti denunciati a 630, con le vittime che sono in maggioranza sindaci (55,6%) e poi consiglieri comunali (19%). In larga si tratta di minacce via sociali (25%), ma c’è anche un inquietante presenza di aggressioni verbali (15%), scritte sui muri (12%) e lettere minatorie (11%).
Quanto ai giornalisti, la polizia segnala nel 2024 114 episodi contro i 98 di due anni fa. La matrice maggiore riguarda i contesti socio-politici (65%), ma anche quelli legati alla criminalità organizzata spicca col 12%.
La mafia tra politici e imprenditori conniventi
Il dossier del ministero dell’Interno esamina poi la sempre più evidente pervasività della criminalità organizzata nella politica e nell’imprenditoria, che “preferisce all’uso della violenza” le strategie di “silenziosa infiltrazione e azioni corruttive”.
Per questo si segnala la “connivenza” tra imprenditori e apparati mafiosi, con i primi che sempre più spesso passano da essere vittime a “conniventi e complici” quando le tangenti “frutto della prevaricazione delle consorterie vengono coperte da fatture fittizie”.
I cortei di destra e sinistra
Aumentano anche i reati legati all’esplosione di cortei e manifestazioni di piazza, che il Viminale lega a fenomeni di “estremismo, eversione e terrorismo”. Salgono dunque, secondo il report, le denunce legate all’estremismo di sinistra: sono 2051 con 8 arresti, contro le 1531 con 21 arresti del 2023.
Crescono maggiormente, sebbene in valore assoluto siano più bassi, gli analoghi comportamenti e denunce nei cortei legati all’estrema destra. Le denunce per estremismo ed eversione di destra sono aumentate in un anno del 166 per cento: si passa da 111 a 296, gli arresti da due a 32.
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