Il giorno in cui la malavita milanese smise di accontentarsi dei colpi facili

Fino a quel giorno il Gallo era uno che poteva far paura, ma che non comandava. Aveva iniziato tirando pugni per strada, compiendo piccoli furti in casa o in qualche gioielleria, una volta persino in una macelleria. Picchiava la gente per riscuotere crediti. Roba da mezza tacca. Lui voleva di più. Aveva cominciato per sbaglio. Faceva il commesso in un negozio di tappeti in via Manzoni e andava a mangiare al bar Guaranì di via Monte Napoleone, dove lavorava un certo Mauro.
Si erano conosciuti così. Due ragazzi di periferia con le pezze al culo che sgobbavano nel cuore della Milano dei ricchi. Per arrotondare Mauro faceva qualche colpetto, rubava gomme di scorta, e convinse il suo amico a dargli una mano. Si vedevano al bar Donatello di Lambrate per inventarsi la vita. Iniziarono a vendere protezione a negozi di abbigliamento, tabaccai e ristoranti, sfruttando bene il passato da pugile dilettante di Dennis. Sapeva menar le mani e sapeva farlo forte. Se c’era un problema o qualcuno che non pagava, loro pestavano a sangue gli avventori. Picchiavano senza pietà. Uno sorrideva e l’altro si divertiva.
Poi aveva fatto qualche colpo importante, s’era fatto il gabbio, che è un’università del crimine, e ne era uscito a pieni voti. Aveva messo su la sua banda, cominciando con le rapine per farsi il gruzzolo. In quel periodo aveva conosciuto Lisa. In un night, metà anni Sessanta. Era con il suo amico Mauro. Quella sera le ballerine sul palco non erano granché ma avevano corpi niente male. Una, in particolare, una mora.
Un cameriere le portò un biglietto e quella chiamò le amiche, che andarono al tavolo di Dennis. Risero, scherzarono. Finché una con i capelli tinti di biondo si sedette un po’ intimorita sulle sue ginocchia. «Sono Lisa» gli disse. Scattò subito la scintilla. Lisa aveva occhi avidi di vita. Sognava di fare la modella, perché le dicevano tutti che aveva un corpo da sfilata, le gambe lunghe, seni meravigliosi e le curve senza un filo di grasso, ma era finita a fare la vita per portarsi a letto qualcuno con i soldi.
Del Gallo invece si innamorò. Lisa aveva una bellezza che non sarebbe mai riuscita a sembrare borghese, anche se lo fosse diventata. Era una bellezza senza grazia. Lui la portava nei suoi luoghi a Lambrate, nei ristoranti. Lei era diventata la sua donna e vivevano assieme. C’era anche quando la polizia lo venne a prendere a casa, nel ’66, gli trovò un po’ di roba e lo spedì a San Vittore.
E Lisa andò a trovarlo al gabbio, dove lui restò un paio di mesi. Lo conoscevano tutti, a Milano. Qualcuno ne aveva anche paura. Ma al Gallo non bastava. La mattina in cui per Dennis cominciò una nuova vita, Giacomo Cerutti entrò al bar Donatello, si sedette al solito tavolo e bevve un caffè. Il Cerutti era un genio della mala milanese cresciuta ai tempi della Ligéra, quando vigevano ancora le vecchie regole e i duri non avevano bisogno di essere anche feroci. Era uno che dal nulla si era inventato le bische da strada. E aveva una fama conquistata sul campo, quella del ladro che non aveva mai sparato un colpo e aveva coraggio da vendere.
Era diventato famoso per aver violato lo yacht del principe Ranieri di Monaco proprio il giorno delle sue nozze con Grace Kelly, il 19 aprile 1956. Tra gli invitati c’erano Cary Grant, Gloria Swanson, Onassis, Ava Gardner, l’Aga Khan. Il Cerutti invece no, niente invito. Ma trovò lo stesso il modo di intrufolarsi alla festa spacciandosi per un commercialista milanese, e tra champagne e caviale iniziò a fare quello che gli riusciva meglio: alleggerire i gentili ospiti dei loro gioielli. Il colpo grosso però era il diadema di Grace Kelly, e lui riuscì a farlo suo. Volle esagerare. Tornò sullo yacht in cerca di altra refurtiva ma un gatto, vedendolo, iniziò a miagolare, richiamando l’attenzione dei flic: gran trambusto, rissa e arresto.
Fu proprio quel gran guazzabuglio, le botte e il clamore, a renderlo famoso, perché i giornali ci si buttarono a capofitto. Però che strano. Il grosso del bottino era già sparito, come se quella confusione fosse stata creata ad arte per permettere a qualcun altro di svignarsela con il malloppo. Da allora diventò il Re dei ladri, l’uomo che aveva derubato la divina Grace Kelly.
Il Cerutti sorseggiò il caffè. Qualcuno lo stava osservando. Si voltò, ma nel frattempo un tizio si era alzato e stava venendo verso di lui. «Cerutti?» disse il ragazzo. «Sì». «Sai chi sono?». «Sì». Vagamente. Questo però non lo disse. Quel ragazzo bazzicava in quartiere, qualcuno gli aveva parlato di lui. Doveva essere un certo Danny, o qualcosa del genere, uno che aveva svuotato qualche gioielleria e faceva il pugile. «Cosa ci fai qui?» chiese il Gallo. «Bevo un caffè. Siediti». «Aspetta che mi prendo la birra». Il ragazzo andò a un tavolino dalla parte opposta del bar, prese il suo boccale e si sedette di fronte al Re dei ladri.
«Quando ti ho visto non potevo credere che fossi proprio tu. Sei un mito, lo sai? Comunque mi chiamo Dennis». «Lo so». «Sai la cosa più grande che hai fatto, secondo me? È la cosa delle bische da strada. Un colpo di genio, un’idea che avrei voluto avere io». Il Cerutti non disse niente. Fece una specie di sorriso. «Ma come hai fatto?» «Ci vogliono i soldi, prima dell’idea. Le idee non camminano da sole. Hanno bisogno della benzina per partire». «Vero. Bisogna poterla finanziare, l’idea».
«Mica solo questo. Se cominci qualcosa da zero devi essere uno che la gente rispetta, uno che merita la fiducia degli altri». «Io sogno un giorno di essere come te». «Perché come me? Se la vita cresce, anche noi dobbiamo crescere. Fa parte della natura. Tu potrai essere meno di me e avrai fallito, come quei figli che deludono i genitori, scendono di livello, distruggono quello che loro hanno creato. O di più: puoi superare il maestro, rendere più grande l’opera del padre. Niente resta uguale nella vita. O muore o cresce».
Ecco, fu in quel momento che la visione di Dennis cambiò. Quando il Cerutti gli disse che doveva pensare in grande. «Un’idea ce l’ho» rispose Dennis. «Si potrebbero togliere le bische dalla strada, farne dei casinò. Milano è piena di gente che ha soldi e vuole divertirsi». «Se vuoi veramente levare una bisca dalla strada, devi avere il giro giusto. Servono ambienti di lusso, prestanome. Qualche bella signora dei piani alti. E poi serve il fondo cassa».
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