Intervista con Iaia Forte, al cinema con “Come ti muovi, sbagli”: “In un momento di individualismo così forte come quello che viviamo questo film è anche un trattato su come sopravvivere alle relazioni”

Settembre 6, 2025 - 04:30
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Intervista con Iaia Forte, al cinema con “Come ti muovi, sbagli”: “In un momento di individualismo così forte come quello che viviamo questo film è anche un trattato su come sopravvivere alle relazioni”

“Trovo interessante l’idea di parlare della famiglia e della fatica che a volte la relazione familiare può comportare”. Iaia Forte è tra i protagonisti nel ruolo di Giovanna di “Come ti muovi, sbagli” con la regia di Gianni di Gregorio, coprodotto da Bibi Film con Rai Cinema, in uscita nelle sale il 5 settembre distribuito da Fandango e presentato Fuori Concorso alle Giornate degli Autori nell’ambito dell’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Una commedia che unisce ironia e riflessione, in cui un professore (Gianni Di Gregorio) che a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora, Giovanna, con cui passare qualche giornata, vede stravolta la sua quotidianità dall’arrivo della figlia Sofia (Greta Scarano), in crisi con il marito Helmut (Tom Wlaschiha), e dei due ingombranti nipotini. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. 

In questa intervista Iaia Forte, attrice di grande spessore umano e recitativo, che ha lavorato con i più importanti registi, da Sorrentino a Corsicato, da Martone a Luca Ronconi, ci ha parlato con entusiasmo e profondità di “Come ti muovi, sbagli” ma anche della sua prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia quando studiava al Centro Sperimentale, dei prossimi progetti e del ruolo che le arti possono avere per smuovere le coscienze delle persone.

Nella foto Iaia Forte in “Come ti muovi, sbagli” – credit Francesco Gallo

Iaia, nel film “Come ti muovi, sbagli” interpreta Giovanna. Cosa ci può raccontare a riguardo?

“Giovanna è una signora che in qualche maniera è innamorata di questo intellettuale pigro, oblomoviano e quasi ricopre anche il ruolo maschile rispetto al Professore perché il corteggiamento sembra partire più da lei che da lui. Mi ha divertito molto l’ironia che Di Gregorio applica alla sua scrittura, e da attrice anche il gioco che propone nella sua struttura specifica di attore perché veste i panni di quest’uomo colto ma è sempre Gianni Di Gregorio che fa il personaggio. Anch’io quindi sono la signora agée che desidera una storia con il Professore e al contempo Iaia che ride dentro di sé mentre gioca a fare la seduttrice”.

E’ un film in cui vengono messi al centro l’amore, la famiglia, i valori fondamentali che forse oggi si stanno un po’ perdendo …

“Il film mette al centro l’amore anche in una forma critica. Trovo interessante l’idea di parlare della famiglia e della fatica che a volte la relazione familiare può comportare. In questo equilibrio raggiunto nella solitudine dal Professore irrompono infatti la figlia e i due nipoti che vengono a squilibrare un certo ordine che lui ha creato, quindi sarà inizialmente totalmente infastidito da questa situazione, poi però riuscirà a modificare e a ritrovare il proprio affetto nella relazione con questi bambini e con Sofia a cui si era completamente disabituato. In un momento di individualismo così forte come quello che viviamo questo film è anche un trattato su come sopravvivere alle relazioni”.

Nella foto Iaia Forte e Gianni Di Gregorio in “Come ti muovi, sbagli” – credit Francesco Gallo

Quanto per lei è importante mettersi in gioco sia nella professione che in generale nelle relazioni, nella vita?

“Sono una persona piena di difetti ma sicuramente una cosa di cui non difetto è il pensiero critico rispetto alle relazioni. Io mi metto in gioco, mi faccio investire dall’amicizia, dall’amore, cerco almeno di non dare mai nessuna relazione per scontata ma di rielaborarla continuamente. Mi sembra l’unico modo di rispettare sia me stessa che i rapporti con gli altri”.

Il film è stato presentato all’interno delle Giornate degli Autori a Venezia82, lei ha preso parte diverse volte alla Mostra del Cinema, l’ultima in concorso con “Qui rido io” di Mario Martone nel 2021 …

“La prima volta in assoluto fu da studentessa del Centro Sperimentale di Cinematografia perché ai miei tempi, durante il periodo della kermesse, noi allievi venivamo ospitati a Venezia per almeno cinque-sei giorni per poter vedere i film e vivere l’atmosfera di un festival dal vivo. Era fantastico, ci ritrovavamo testimoni di qualcosa che ci sembrava mitico. Poi sono tornata altre volte al Lido per presentare i film, tra cui “Buchi Neri” di Pappi Corsicato e “Qui rido io” di Mario Martone … La Mostra del Cinema mi piace tantissimo”.

C’è qualche film in particolare tra quelli in concorso quest’anno che la ispira maggiormente?

“Trovo che sia un concorso molto interessante, io poi sono una cinefila per cui mi incuriosiscono innanzitutto i cinque film italiani ma anche “Bugonia” di Lanthimos e “No other choice – Non c’è altra scelta” di Park Chan-wook. Nonostante i festival siano molto faticosi, e io non abbia una natura tanto mondana, se potessi andare a Venezia per pura cinefilia e guardare tre pellicole al giorno lo farei, specialmente in un momento in cui è sempre più difficile per carenze distributive riuscire a vedere un certo tipo di film”.

Tra i titoli in Concorso c’è “La grazia” di Paolo Sorrentino con protagonista Toni Servillo, con il quale lei ha fatto il suo debutto teatrale. Inoltre ha recitato ne “La Grande bellezza” e ha portato sul palcoscenico, come regista e protagonista, il libro di Sorrentino “Hanno tutti ragione” …

“Ho portato in scena “Hanno tutti ragione” dove interpretavo questo cantante cocainomane, Tony Pagoda. Sia Sorrentino che Servillo sono miei grandi amici. Toni mi ha messo per la prima volta in scena per cui c’è un legame fortissimo tra noi. All’epoca ero veramente una ragazzina, avevo 19 anni, venivo dalla danza mentre lui faceva teatro sperimentale. Sorrentino l’ho conosciuto invece ai tempi di Teatro Uniti, una sorta di centro di incontro di tante forze giovani con cui collaboravo, mentre lui lavorava come assistente alla regia di un film. Era timido, spiritoso, molto simpatico ed è stato bello ritrovarlo ne La grande bellezza e poter portare a teatro questo suo romanzo interpretando questo maschione assurdo che mi diverto anche a prendere in giro”.

credit foto Gianni Fiorito

Le piacerebbe ripetere l’esperienza alla regia, magari con un cortometraggio o un lungometraggio? 

“Il cinema è troppo faticoso quindi mi sento di escludere al momento una regia, invece a teatro quando leggo qualche testo che mi piace particolarmente lo metto in scena. Lavoro con tanti grandi registi, mi reputo iperfortunata ma poi mi ritaglio questi spazi di assoluta riflessione personale. A parte Sorrentino, ho portato sul palco anche scrittrici donne come la Ortese, la Morante, non per una questione ideologica ma perché in loro trovo le parole che sembrano raccontarmi o raccontare dei mondi che mi sono più affini”.

E poi c’è anche lo spettacolo “Vita meravigliosa: omaggio a Patrizia Cavalli” …

“L’ho portato a Parigi, a New York, Madrid, Algeri, ora andrò a Barcellona e poi a Roma nel bellissimo teatro della Cometa che è stato acquistato e ristrutturato da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior. Patrizia Cavalli era una mia grande amica e quando è morta ne ho sentito una tale nostalgia che continuavo a leggere e a rileggere le sue poesie. A un certo punto si è composta questa drammaturgia e mi è sembrato proprio un atto d’amore poter mettere in scena le sue opere che io amo molto … Quindi continuo a restare in sua compagnia”.

Oltre a questo spettacolo in quali progetti sarà impegnata?

“A teatro farò uno spettacolo di Cristina Comencini, insieme a Licia Maglietta e Andrea Renzi, che si chiama I turni, inoltre insieme ai Muta Imago, un gruppo sperimentale di giovani, porteremo in scena una riedizione e rielaborazione di “Viale del tramonto”, il celebre film di Billy Wilder”.

Iaia Forte e Pierluigi Gigante in “Nata per te” – credit foto Gianni Fiorito

A proposito di cinema, nei giorni scorsi sono andati in onda, rispettivamente su Canale 5 e su Sky, “Nata per te” che ha avuto un grande successo di ascolti e nel quale riveste il ruolo di Antonia, e “Gioco pericoloso” in cui interpreta Liana …

“L’esperienza di “Nata per te” è stata molto bella, sia per il rapporto con il regista Fabio Mollo con cui mi sono trovata bene, sia perché sentivo di aderire ad un progetto importante e significativo per il tema affrontato. Ho amato interpretare Antonia, una madre combattuta tra la sensazione di inquietudine che prova il figlio Luca (Pierluigi Gigante) e che abita anche in lei e la spinta nel comprendere che quello che lui vuole fare è un atto d’amore che va assolutamente protetto e incoraggiato. Questa donna doveva pertanto avere qualcosa di malinconico ma al contempo di avvolgente.

Per quanto riguarda invece “Gioco pericoloso” conosco Lucio Pellegrini e apprezzo il suo lavoro in televisione, per cui mi ha fatto piacere prendere parte al film”.

C’è una sfumatura del femminile in particolare che non ha ancora avuto modo di raccontare e che le piacerebbe interpretare?

“Ce ne sono tantissime, io sono una persona curiosa per cui mi butterei a fare tutto. Devo dire che in quanto donna e attrice mi ritengo super fortunata avendo esplorato territori eccentrici e anche originali della femminilità. Se penso ad esempio ai film con la regia di Pappi Corsicato ho incarnato delle donne che non erano accessorie agli uomini. Se c’è una cosa che non mi piace è l’omologazione, il conformismo, quindi sono felice di aver interpretato figure femminili così estrose, autonome e non conformi”.

A proposito dei film di Pappi Corsicato, ha recitato anche in “Questione di gusti” insieme a Ennio Fantastichini, un grande attore che a mio avviso non è ricordato come si dovrebbe …

“Come purtroppo spesso acacde in Italia non c’è memoria, se pensiamo ad esempio a Gian Maria Volontè, al gigante che è stato … Ennio Fantastichini non solo era un grande attore ma anche un portatore di inquietudine, di forza, di debolezza, di fragilità, metteva nei personaggi una serie di movimenti dell’anima che non erano convenzionali. Mi dispiace che non sia ricordato come meriterebbe. Noi amici lo portiamo sempre nel cuore come una possibilità di incontro preziosa”.

Al Lido di Venezia c’è stato il corteo pro Palestina per chiedere la fine del genocidio a Gaza a cui hanno partecipato anche diverse personalità del mondo dello spettacolo e del cinema. A suo parere quanto l’arte e le manifestazioni possono contribuire a smuovere le coscienze?

“Naturalmente sono indiscutibilmente pro Palestina, ma l’azione che mi è sembrata più concreta fare è stata inviare dei soldi a sostegno della Global Sumud Flotilla. Io non sono fra i firmatari dell’appello di Venice4Palestine perché dopo averne firmati vari ho iniziato a interrogarmi se a volte non siano esercizi con cui puliamo un po’ la nostra coscienza. E’ importante cercare tutte le possibilità per dare visibilità a questo orrendo genocidio ma trovo assolutamente insensato chiedere l’esclusione di due attori (Gal Gadot e Gerard Butler, ndr) dalla Mostra del Cinema di Venezia. Sono forme che personalmente non condivido e verso cui mi sento di non aderire. Io ora cerco di fare solo atti veramente concreti. Il dramma umanitario che si sta consumando a Gaza mi tocca tantissimo, mi distrugge psicologicamente. Pensare che tutto questo accada nell’inerzia totale dei governi del mondo mi fa dedurre che stiamo vivendo un’apocalisse morale”.

di Francesca Monti

credit foto copertina Tommaso Salamina

Si ringrazia Viviana Ronzitti

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