Jesse Williams in Hotel Costiera: “In Italia ho riscoperto la famiglia e una nuova idea di mascolinità”

Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione dell’anteprima esclusiva di Hotel Costiera organizzata da Prime Video al Cinema Barberini, dove ha presentato al pubblico italiano la nuova serie tv ambientata nella splendida cornice della Costiera Amalfitana.
Jesse Williams, volto amatissimo dal pubblico internazionale – come dimenticarlo nei panni del dottor Jackson Avery in Grey’s Anatomy – veste i panni di Daniel De Luca, un ex Marine americano dalle radici italiane che torna nella terra della sua infanzia per intraprendere un lavoro tanto inusuale quanto pericoloso: fare da fixer in uno degli hotel più lussuosi (e problematici) del mondo.
Ha diviso la scena con un cast in gran parte italiano che comprende Maria Chiara Giannetta, Tommaso Ragno, Antonio Gerardi.
Jesse Williams in Costiera
Tra richieste bizzarre degli ospiti VIP, misteri da risolvere e una scomparsa che agita le acque tranquille dell’hotel Villa Costiera, Daniel si ritroverà a fronteggiare molto più di quanto si aspettasse. La sua missione segreta? Ritrovare Alice, la giovane figlia del proprietario dell’hotel, sparita nel nulla da oltre un mese. Un’indagine che metterà alla prova non solo le sue abilità militari, ma anche la sua umanità.
Nella nostra intervista, l’attore americano ci ha raccontato cosa lo ha affascinato di questo ruolo sospeso tra azione, commedia e sentimento, perché Hotel Costiera è molto più di una semplice serie ambientata in un luogo da cartolina, e come è stato lavorare tanti mesi in Italia.

Parlaci un po’ del tuo personaggio in Hotel Costiera.
Daniel De Luca è uno “scugnizzo”, nato a Napoli e cresciuto tra i vicoli della città italiana. Dopo l’infanzia si trasferisce in America dove cresce e diventa un uomo che si arruola nei Marines. Vent’anni dopo torna nel luogo in cui è nato e la sua vita cambia.
Trova un lavoro come “risolutore di problemi” dei ricchi clienti di un hotel di lusso a Positano. È bravo ad aiutare gli altri, ma in fondo è un’anima persa.
Come è stato per te girare questa serie in Italia? Cosa ti ha colpito di più?
Mi sono innamorato di questo posto molto rapidamente, negli ultimi tre mesi mi è capitato di venire circa 4-5 volte in varie parti dell’Italia e sono rimasto profondamente colpito dall’importanza che voi date alla famiglia. In Italia i legami familiari sono molto stretti, mentre in America non vediamo l’ora di lasciare il nido e allontanarci.
Non ci prendiamo cura degli anziani, li mettiamo in una casa di riposo. Lavorando a questa serie invece è stato bello notare come la famiglia qui sia un collante per gli adulti, una tradizione da rappresentare e onorare. Mi ha trasmesso un forte senso di stabilità.
La grinta, la diversità, il blu, la natura di Napoli mi hanno conquistato, mi sono sentito a casa, come se mi trovassi nei posti da cui provengo negli Stati Uniti. La Costiera poi è bellissima, un posto magnifico dove passare del tempo.

Quali differenze hai notato tra il set americano e quello italiano?
In America si lavora 14 ore al giorno, fino alle due di notte, è estenuante. Qui si presta attenzione alla qualità della vita. Ricordo che sul set qualcuno si assicurava sempre che avessimo mangiato, che avessimo preso il caffè, e poi arrivava sempre altra pizza. Io dicevo: “Ma l’abbiamo già mangiata!” e mi rispondevano: “Sì, ma questa è un altro tipo”. Ho imparato che esistono decine di tipi di pizza.
In questa serie il dramma si mescola con la commedia e c’è equilibrio, come avete pensato a questa formula?
Fin dall’inizio abbiamo parlato con Adam della storia e di come trovare il giusto bilanciamento dei tempi comici con il dramma. Penso che i problemi di Daniel, della sua vecchia vita, gli provochino problemi nel presente. Lui si ritrova solo, risolve i problemi degli altri ma sembra non riuscire a risolvere i suoi.
A un certo punto arriviamo ad affrontare i suoi problemi personali, ma non posso fare spoiler, però questo è di sicuro uno degli aspetti che più mi ha affascinato della storia. Daniel è un personaggio che sbaglia, ma cerca di migliorarsi, soprattutto nel rapporto con le donne.
Attraverso il tuo personaggio nella serie viene presentato un nuovo tipo di mascolinità…
Il modo in cui la figura maschile e l’elemento della mascolinità vengono affrontati in questa serie, sono aspetti che mi hanno molto attirato. Ho cercato di portare sullo schermo un personaggio con delle fragilità, non completo, che avesse difetti.
Lui è alla ricerca costante di rapporti veri con le persone, anche con le donne. Cerca la collaborazione, non solo sesso o i classici meccanismi che si vedono solitamente nei film e nelle serie tv.
Qual è la tua reazione?






