La prima conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia

La libertà non è un orpello ma un respiro. Quando viene a mancare, la democrazia soffoca e la civiltà rischia di spegnersi. È con questa urgenza che nasce la Prima conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia, in programma dal 12 al 14 settembre 2025. L’isola che partorì il Manifesto di Altiero Spinelli torna a essere luogo simbolico: da rifugio e confino a laboratorio politico per un’Europa chiamata a difendersi dal ritorno dei nazionalismi, dalle minacce autoritarie, dalla corrosione lenta e costante delle sue democrazie interne. Non una celebrazione rituale, ma un tentativo concreto di riallineare l’Unione ai valori originari che l’hanno tenuta in vita per oltre settant’anni.
Il programma, promosso dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza della Commissione europea, porta la firma della vicepresidente Pina Picierno, che ha voluto a Ventotene alcune delle voci più autorevoli della resistenza civile contemporanea. Sul palco compariranno figure che incarnano il costo personale e collettivo della lotta per la libertà: Julija Navalnaya, vedova di Aleksei Navalny e oggi punto di riferimento dell’opposizione russa, e Shirin Ebadi, Nobel per la Pace e simbolo della battaglia delle donne iraniane. Al loro fianco, Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova, premiate con il Nobel per la Pace come testimoni della resistenza ucraina, e Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa e voce degli esuli di Minsk.
Il dibattito si allargherà alle faglie più dolorose del presente. Israele e Palestina verranno raccontati attraverso le testimonianze di Women of the Sun e Women Wage Peace, due movimenti femminili che provano a costruire ponti laddove domina la guerra. Maoz Inon, imprenditore israeliano che ha perso i genitori nell’attacco di Hamas, interverrà come attivista per una riconciliazione possibile. Dall’Asia arriveranno le parole di Wu’er Kaixi, sopravvissuto di piazza Tienanmen e oggi voce di Taiwan, di Zumretay Arkin per gli uiguri e di Ali Maisam Nazary per l’Afghanistan, a conferma che la geografia della libertà non conosce confini.
Tra i momenti più significativi della conferenza ci sarà l’appuntamento di sabato 13 settembre alle 17 al Belvedere Granili, intitolato “Slava Evropi, la resistenza del popolo ucraino, per la libertà europea”. A moderare il dibattito sarà Christian Rocca, direttore de Linkiesta, che guiderà il confronto tra alcune delle voci più autorevoli della società civile ucraina. Interverranno Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova, alla guida del Centro per le Libertà Civili, insignito del Premio Nobel per la Pace e del Premio Sacharov, insieme a Yuliia Paievska, conosciuta come «Taira», medico volontario e simbolo della resistenza civile dopo la prigionia politica.
Con loro prenderanno la parola Filippo Sensi, senatore del Partito Democratico, Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali, e la politologa Sofia Ventura. Sarà un confronto denso, che metterà in relazione l’esperienza diretta della guerra e la riflessione accademica e politica, per interrogarsi sul significato europeo della resistenza di Kyjiv e sul prezzo che il continente è disposto a pagare per difendere la propria democrazia.
Accanto ai protagonisti internazionali siederanno parlamentari italiani ed europei di diversi orientamenti politici, da Nicola Zingaretti a Giorgio Gori, da Salvatore De Meo a Sandro Gozi, con l’intento di tradurre il confronto in visione politica concreta. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, aprirà i lavori con un messaggio che richiama il filo diretto tra il Manifesto di Ventotene e l’Europa del futuro. L’ex commissario europeo Paolo Gentiloni guiderà una riflessione sulle sfide economiche e geopolitiche dell’Unione, tra dazi e guerre.
La conferenza non sarà solo un forum con grandi ospiti. Con il Democracy Camp, giovani della rete Insieme-per.eu e content creator discuteranno direttamente con dissidenti e attivisti, in un dialogo pensato per trasmettere alle nuove generazioni la concretezza di ciò che spesso viene insegnato come astrazione scolastica: il valore fragile e prezioso della libertà. La scelta di farlo a Ventotene, luogo di confino fascista, sottolinea che la democrazia europea non è mai stata un dono, ma il risultato di sacrifici, persecuzioni e resistenze.
I tre giorni si chiuderanno con un appello per la democrazia e la libertà, presentato domenica 14 settembre, e con il confronto con Sviatlana Tsikhanouskaya, che dal suo esilio in Lituania tiene viva la battaglia di un popolo represso. In mezzo, la voce dei venezuelani Lorent Saleh e Karina Sainz Borgo, quella delle comunità curde e uigure, fino a Shirin Ebadi che parlerà de “l’Iran dopo la Repubblica islamica”.
In un continente che vede crescere i consensi di forze autoritarie e nazionaliste, il Parlamento europeo sceglie di tornare alle radici, riaprendo la discussione sul senso stesso della convivenza democratica. Non sarà sufficiente un convegno per invertire il corso delle cose, ma il fatto che a Ventotene si riuniscano testimoni di lotte vive, e non figure di museo, suggerisce che la battaglia non è ancora perduta.
L'articolo La prima conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?






