La strategia dell’appeasement con Trump non porterà lontano

Settembre 4, 2025 - 22:00
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La strategia dell’appeasement con Trump non porterà lontano

Lo spettacolo della grande parata militare di piazza Tian An Men, organizzata per celebrare l’ottantesimo anniversario dalla fine della Seconda guerra mondiale, dice anzitutto una cosa, a chiunque abbia orecchie per sentire: pace e libertà, le due principali conquiste di cui hanno potuto godere, almeno in questa parte del mondo, le generazioni venute dopo il 1945, sono entrambe a rischio.

Ma il paradosso è che la minaccia viene proprio da chi dice di volerle difendere, come testimoniano da un lato i discorsi pacifisti pronunciati da Xi Jinping e Vladimir Putin in mezzo a carri armati e missili di ogni genere, nell’esatto momento in cui quelle stesse bombe venivano sganciate sulle città ucraine; dall’altro i vibranti discorsi in difesa della libertà di espressione pronunciati da J.D. Vance e dall’intera amministrazione Trump, oltre che da Elon Musk e dagli altri tenco-oligarchi, con tutta l’estrema destra europea e mondiale al seguito.

In entrambi i casi, la linea del fronte passa da internet, ragion per cui appare assai deprimente, ma certo non nuova e ancor meno sorprendente, la decisione di sospendere la procedura contro Google per eccesso di posizione dominante presa da Ursula von der Leyen nell’ennesimo tentativo di rabbonire Donald Trump sulla questione dei dazi, tentativo verosimilmente destinato a finire come tutti i precedenti. La presidente della Commissione insiste, insomma, nella direzione dell’appeasement con la Casa Bianca su cui l’hanno incoraggiata i governi di Germania e Italia.

Quanto le iniziative di Trump abbiano contribuito a rendere la situazione enormemente più difficile e pericolosa, ormai non dovrebbe esserci più nemmeno bisogno di spiegarlo, dopo aver visto i principali governanti del sud globale mettersi in riga dietro i capi di Cina, Russia e Corea del nord, tre dei regimi più repressivi del mondo, proprio in quella piazza Tian An Men da cui, nella primavera del 1989, sembrava essere iniziata la fine del regime.

In un mondo sempre più bellicoso e spregiudicato, l’Unione europea fatica evidentemente a orientarsi e a trovare la sua strada. Purtroppo, come testimoniano anche i sondaggi dell’ultimo Eurobarometro, l’Italia appare l’anello più debole di questa catena già debolissima. Gli italiani sono sempre meno europeisti, e all’interno dell’Unione sono pure tra i meno consapevoli della minaccia che abbiamo di fronte, o per meglio dire su entrambi i fronti, con la Russia di Putin da un lato e l’America di Trump dall’altro. Di conseguenza la politica, governo e opposizione, con poche e isolate eccezioni, si può dire che rappresenti fedelmente il paese. E questo forse è oggi il nostro problema più grave.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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