L’allarme dell’industria europea delle macchine utensili: “Dazi USA al 50% grave minaccia per l’export”

macchine utensili
L’allarme dell’industria europea delle macchine utensili: “Dazi USA al 50% grave minaccia per l’export”
L’Associazione europea di costruttori di macchine utensili (CECIMO) mette in guardia sull’impatto dei nuovi dazi statunitensi su acciaio e alluminio, estesi per la prima volta anche ai centri di lavoro. La misura impone un onere tariffario che può arrivare al 50% e minaccia circa 500 milioni di euro di esportazioni europee. L’associazione chiede alla Commissione europea di intervenire per escludere queste macchine dai dazi, avvertendo che le nuove regole creano un onere amministrativo sproporzionato e mettono a rischio la competitività delle industrie di entrambi i continenti.

Intervenire presso l’amministrazione statunitense per escludere le macchine utensili europee dall’ambito di applicazione dei dazi: è questo l’appello che Cecimo, l’Associazione europea delle tecnologie di produzione, lancia alla Commissione europea.
L’Associazione spiega che l’applicazione delle tariffe commerciali sul contenuto di acciaio e alluminio delle macchine utensili – in aggiunta a una tariffa base del 15% sul resto della macchina -, crea un onere che potrebbe arrivare a un dazio effettivo del 50%.
L’imposizione di queste tariffe, spiega l’Associazione, danneggerebbe non solo i produttori europei, ma anche la manifattura statunitense, che dipende fortemente da queste tecnologie.
Macchine utensili, l’impatto economico dei dazi americani su alluminio e acciaio
L’amministrazione statunitense ha ampliato il campo di applicazione dei dazi della “Sezione 232” su acciaio e alluminio per coprire, per la prima volta, una macchina utensile: i centri di lavoro per la lavorazione dei metalli.
Queste macchine rappresentano quasi il 15% delle esportazioni di macchine utensili dei membri Cecimo verso gli Stati Uniti, uno dei mercati più importanti del settore al di fuori dell’Europa.
Secondo i dati doganali, la misura potrebbe impattare le esportazioni europee che valgono circa 500 milioni di euro.
Secondo le nuove regole i centri di lavoro saranno soggetti a una tariffa del 50% sul valore del loro contenuto di acciaio e alluminio, oltre a una tariffa di base del 15% applicata al resto della macchina.
A seconda del contenuto di acciaio questo crea un onere tariffario che potrebbe avvicinarsi al 50% in termini effettivi. E le nuove norme riguardano anche i pezzi di ricambio.
Oltre le tariffe: nuovi obblighi normativi per gli esportatori
Gli esportatori devono ora rispettare nuovi e più complessi obblighi burocratici imposti dalla “Section 232”.
Le dogane statunitensi richiedono di specificare il paese in cui l’acciaio è stato lavorato, costringendo i produttori europei a identificare e calcolare la quantità esatta di acciaio e alluminio presente in ogni macchina che esportano.
Questo processo non solo aggiunge un notevole onere amministrativo, ma crea anche una grande incertezza per le aziende, che rischiano sanzioni in caso di mancato rispetto delle nuove regole.
Più significativo ancora è l’onere amministrativo aggiuntivo è del tutto sproporzionato rispetto al reddito generato dalle esportazioni di macchinari.
I costi e le procedure amministrative previste dai regolamenti tariffari statunitensi stanno bloccando le esportazioni europee e, a medio termine, limiteranno anche gli investimenti negli Stati Uniti.
Il rischio per i produttori europei e l’industria americana
Le industrie che si affidano alla tecnologia di produzione europea, come quelle dell’automotive, dell’ingegneria meccanica, dell’aviazione e della difesa, stanno perdendo il loro vantaggio competitivo. Questo blocco reciproco, spiega Cecimo, indebolisce allo stesso modo la produzione in entrambe le aree.
L’inclusione dei centri di lavoro nell’elenco dei dazi crea notevoli costi aggiuntivi per gli esportatori dell’UE, minando allo stesso tempo la competitività delle industrie a valle degli Stati Uniti, che fanno grande affidamento sulla tecnologia manifatturiera europea avanzata.
L’amministrazione statunitense ha poi dichiarato di voler istituire un processo formale per aggiungere ulteriori codici di prodotto alla “Section 232” tre volte all’anno, aggiungendo ulteriore incertezza all’ambiente commerciale.
Questi dazi esercitano una pressione significativa sul settore delle macchine utensili, aumentando i costi e l’incertezza per gli esportatori europei, creando ulteriori oneri amministrativi legati ai requisiti di dichiarazione dell’origine dell’acciaio e generando instabilità del mercato per i produttori statunitensi che dipendono dagli strumenti europei ad alta precisione.
Rendendo le macchine utensili europee più costose sul mercato statunitense, queste misure rischiano di erodere la competitività del settore manifatturiero americano e, allo stesso tempo, di minare la posizione degli esportatori europei di macchine utensili che forniscono questi prodotti essenziali.
L’appello di Cecimo alla Commissione europea: “Escludere le macchine utensili dai dazi”
“L’industria manifatturiera europea è leader mondiale nell’innovazione e nelle soluzioni di precisione. L’imposizione di dazi sproporzionati sulle nostre esportazioni danneggerà entrambe le sponde dell’Atlantico”, spiega Filip Geerts, Segretario Generale di Cecimo.
“Chiediamo con urgenza alla Commissione europea di impegnarsi con l’amministrazione statunitense per escludere le macchine utensili europee dal campo di applicazione dei dazi della ‘Section 232’ su acciaio e alluminio. Cecimo è pronta a sostenere la Commissione in queste discussioni”, aggiunge.
L'articolo L’allarme dell’industria europea delle macchine utensili: “Dazi USA al 50% grave minaccia per l’export” proviene da Innovation Post.
Qual è la tua reazione?






