Macchine utensili, l’export arretra e frena la crescita, Ucimu: “Urgente un piano di incentivi per il 2026”

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Macchine utensili, l’export arretra e frena la crescita, Ucimu: “Urgente un piano di incentivi per il 2026”
Stabile la produzione, male l’export, benino le consegne sul mercato nazionale. Questo in sintesi il quadro del 2025 che si avvia a conclusione per i costruttori italiani di macchine utensili. L’associazione sollecita il Governo a presentare il nuovo piano di incentivi per il 2026.

Da Hannover, dove è in scena EMO 2025 con una nutrita delegazione di 140 imprese italiane, arrivano le nuove stime di Ucimu-Sistemi per Produrre sulle vendite di macchine utensili, che fotografano un andamento incerto.
Se da un lato la produzione tiene, attestandosi su una sostanziale stazionarietà, dall’altro si registra un forte calo delle esportazioni e una crescita delle consegne sul mercato domestico che restano, però, su un livello ritenuto ancora piuttosto basso. L’associazione chiede quindi con urgenza un intervento di politica industriale che guardi al 2026, quando gli attuali incentivi di Transizione 4.0 e 5.0 andranno a esaurirsi.
Rosa: “La situazione è caotica”
I dati del Centro Studi & Cultura di Impresa dell’associazione, presentati dal presidente Riccardo Rosa, indicano per il 2025 una produzione attesa a 6.340 milioni di euro, con un incremento dello 0,2% rispetto al 2024. Un risultato che nasconde dinamiche contrastanti: a fronte di un mercato interno che mostra segni di ripresa, con un consumo previsto a 4.230 milioni (+14,1%) e consegne sul mercato domestico in crescita del 19,1% per un valore di 2.445 milioni, si registra una pesante contrazione dell’export, che si fermerà a 3.895 milioni di euro, segnando un -8,9% sull’anno precedente.
“A inizio anno prevedevamo una leggera crescita della produzione sostenuta dall’export, crescita che le condizioni di contesto non ci permettono di confermare oggi”, ha spiegato Rosa durante la conferenza stampa. “Ciò che il nostro Centro Studi rileva è che non è possibile individuare un vero e proprio trend per il settore. Più che altro rileviamo un andamento con oscillazioni verso l’alto e il basso, che rispecchia la situazione caotica del contesto”.
A pesare sul risultato finale è dunque la debolezza della domanda estera, non sufficientemente compensata da una domanda interna che, pur mostrando incrementi a doppia cifra, parte da valori assoluti ancora troppo contenuti.
L’impatto della frenata tedesca e dell’incertezza globale
L’analisi dei flussi di esportazione per il primo semestre del 2025 (ultimo dato disponibile) conferma le difficoltà sui mercati internazionali. Le vendite di macchine utensili italiane all’estero sono diminuite del 13,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
La flessione è generalizzata e colpisce anche i principali mercati di sbocco. Gli Stati Uniti, pur con un calo del 4,2% (292 milioni di euro), si confermano la prima destinazione. Ma è il dato della Germania a preoccupare maggiormente: il secondo mercato per il made in Italy crolla del 28,1%, fermandosi a 127 milioni. Seguono la Francia (-7,5%) e l’India (-14,1%). In controtendenza si segnalano invece Polonia (+8,3%), Messico, Svizzera, Emirati Arabi e Arabia Saudita, anche se per questi ultimi i volumi rimangono ancora limitati.
“I dati ci dicono che la Germania soffre e, con lei, soffrono l’Europa e l’Italia, in particolare, le cui imprese sono integrate nelle catene del valore tedesche”, ha commentato Rosa. Le difficoltà tedesche, secondo il presidente di Ucimu, sono legate a crisi settoriali specifiche come quella dell’Automotive, che paga la complessa transizione verso l’elettrico, e quella dell’edilizia. L’auspicio è che il piano di rilancio da 46 miliardi di euro varato dal governo tedesco possa imprimere una spinta al manifatturiero. Oltreoceano, l’incertezza legata alle politiche sui dazi dell’amministrazione Trump continua a generare un clima di sfiducia tra gli operatori, rallentando gli investimenti a livello globale.
La necessità di una politica industriale chiara e semplificata
Sul fronte interno Ucimu rileva un timido miglioramento legato alla maggiore chiarezza e semplificazione operativa del piano Transizione 5.0, il cui contatore continua a salire rapidamente in vista della scadenza di fine anno.
Il cauto ottimismo è supportato dall’indicatore dei mesi di produzione assicurata, che nel primo semestre si è attestato a 6,6, un valore migliore rispetto al 2024 ma ancora lontano dai livelli pre-pandemici.
Con l’avvicinarsi della scadenza degli attuali strumenti di incentivazione, l’associazione pone però con forza il tema delle politiche industriali. “Sottolineiamo la necessità di poter disporre di un nuovo Piano di politica industriale che accompagni le imprese dal 2026 in avanti”, ha detto Rosa.
La richiesta al Ministero delle Imprese e del Made in Italy è quella di avviare un tavolo di lavoro per definire un nuovo provvedimento che sia stabile e, soprattutto, semplice. L’idea proposta da Ucimu – e sostanzialmente confermata in questi giorni dal Ministro – è quella di accorpare gli incentivi 4.0 e 5.0 in un unico strumento di più facile accesso. “La facilità di utilizzo da parte delle imprese è la conditio sine qua non affinché le stesse aziende se ne servano”, ha concluso il presidente.
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