L’Aula pronta per le mozioni di sfiducia contro von der Leyen. Ma i numeri non ci sono

Bruxelles – Per la presidente della Commissione europea è di nuovo il momento della verità. Le due mozioni di censura presentate contro di lei arrivano alla prova dell’Aula del Parlamento europeo, chiamata a discutere (6 ottobre, ore 17:00) e votare (9 ottobre, ore 12:00) di nuovo, dopo il 10 luglio, sul futuro dell’esecutivo comunitario. Anche stavolta la fiducia dovrebbe essere confermata, a meno di colpi di scena dell’ultimo momento. I principali gruppi politici – popolari (PPE), socialisti (S&D), liberali (RE) – annunciano di non sostenere la mozione, aprendo la strada per un ulteriore rafforzamento di von der Leyen e della sua posizione.
“Siamo consapevoli che questa mozione difficilmente sarà approvata, ma vogliamo oltrepassare i voti di luglio per dare un messaggio”, afferma Valentina Palmisano (M5S/laSinistra), tra i promotori e i sostenitori del voto di sfiducia presentato dalla sinistra radicale. Prima della pausa estiva i voti contro la Commissione e la sua presidente furono 175 (contro 360 favorevoli e 18 astensioni), e dunque l’obiettivo vuole essere quello di mettere pressione. Motivo per cui i liberali si tirano indietro: “Si rischia di svilire uno strumento importante che dovrebbe essere usato in altro modo”, ragiona il portavoce di RE, Vincent Stuer.
La mozione de laSinistra non troverà il sostegno dell’ultradestra di ESN, che annuncia astensione. I sovranisti guidati da AfD voteranno invece quella degli amici Patrioti (PfE), cui appartiene la Lega di Matteo Salvini. E come voterà il Carroccio lo anticipa Paolo Borchia: “Il nostro gruppo ravvisa una serie di criticità nel mandato di questa Commissione”. Le due diverse mozioni, dunque, si presentano come un tentativo di disarcionare una von der Leyen destinata a rimanere saldamente in sella. Il vero nodo potrà essere l’orientamento di voto di Fratelli d’Italia, visto che la delegazione italiana dei conservatori non scioglie la riserva e si prende tempo per ragionarci. Tuttavia “quando una mozione di censura ha già in partenza la possibilità di non passare finisce con il rafforzare il destinatario”, ragiona Ruggero Razza, consapevole del fatto che “la Commissione continuerà a lavorare anche dopo la mozione di censura“. Probabile un voto per delegazioni separate, dunque.
Anche nei Verdi ci sarà chi si sfila. Mentre la maggior parte del gruppo non intende provare a dare spallate a von der Leyen, gli italiani del gruppo invece voteranno contro von der Leyen. “Declino dell’UE e dei suoi valori: qui sono le ragioni della mozione di censura” contro la presidente della Commissione europea, sottolinea Leoluca Orlando, che al team von der Leyen imputa “l’abbandono del Green Deal” e la posizione internazionale dell’UE, “che pare aver delegato a Trump, quando invece ha subito i diktat del riarmo senza una strategia condivisa”.
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