L’estate più fresca del resto della nostra vita?

Settembre 4, 2025 - 22:00
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L’estate più fresca del resto della nostra vita?

Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (iscrizioni qui) – Il cambiamento climatico sta stravolgendo la nostra percezione del caldo e del freddo. Ci siamo appena lasciati alle spalle un’estate (meteorologica) segnata da ondate di calore surreali, spesso – anche nel panorama informativo – inconsapevolmente normalizzate.  

Ormai nessuno si stupisce quando le temperature estive non scendono sotto i 26°C o 27°C nemmeno in piena notte. Dall’altra parte, le parentesi gradevoli (ma tempestose) tra un forno e l’altro ci sono sembrate molto più fresche rispetto alla realtà. In questi giorni a Milano non è raro vedere persone con la giacca autunnale e il foulard mentre il termometro segna più di 25°C. 

Parlare con un climatologo è dunque un esercizio indispensabile, che permette di sottolineare la linea di demarcazione tra sensazioni e dati, tra percezione e scienza, tra locale e globale, tra il tuo Paese e il resto del mondo. Per dire, il Regno Unito ha attraversato l’estate più calda da quando esistono le rilevazioni. Come sottolinea Giulio Betti, climatologo e meteorologo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), «è tutto in linea con il cambiamento climatico; ora ci stiamo abituando, ma non c’è nulla di normale». 

Giulio Betti, l’estate del 2025 è stata altalenante. Abbiamo visto ondate di calore terribili (nonostante l’assenza di El Niño) alternarsi a pause più fresche. Anche questo fa parte della “nuova normalità climatica”?
«Quest’anno non c’è stata una forzante pacifica come El Niño o La Niña, che intensificano in una direzione o nell’altra le condizioni meteorologiche, in parte anche nella regione Euro-Atlantica. Abbiamo comunque registrato un’estate complessivamente più calda del normale. Ricordo che, in Italia, c’è stato il secondo giugno più caldo dal 1800, dietro soltanto a quello del 2003. Luglio è risultato nella norma nelle regioni del Nord, anche se parlare di temperature inferiori alle medie è sbagliato. Tra un’ondata di calore e l’altra, in realtà, ci sono stati brevissimi periodi in cui la temperatura è scesa rispetto alla media del periodo tra il 1991 e il 2020: è un range già molto caldo in climatologia. Il caldo è stato estremo per ampi tratti, ma con dei break instabili che hanno reso quest’estate – a livello di percezione – meno inclemente rispetto agli scorsi anni. Va però specificato che questi break hanno puntualmente causato dei nubifragi». 

Qual è l’effetto di questi break freschi sul nostro organismo?
«Sono stati una benedizione. Ciò che sfianca le persone è la durata delle ondate di calore. Quella di giugno è stata lunghissima, ha provocato centinaia di vittime. Quella di agosto, per fortuna, è stata intervallata da break instabili che hanno rimescolato l’aria e limitato la continuità del caldo. A livello fisico sono stati dei toccasana. Meglio avere quattro giorni consecutivi a 40°C che due settimane o venti giorni a 35°C o 36°C». 

Il grande caldo ha colpito in modo diverso il Sud e il Centro-Nord, corretto? 
«A luglio, il Nord e la Toscana hanno goduto di temperature complessivamente gradevoli. In quel periodo, però, il Meridione ha subìto un’ondata di calore molto intensa, soprattutto in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. In Sicilia le temperature si sono mantenute ben oltre i quaranta gradi all’ombra per una settimana, in alcune zone anche per dieci giorni. Il Sud è stato tuttavia risparmiato dall’ondata di calore di agosto, ma è un fenomeno normale che non c’entra col riscaldamento climatico. Quando fa caldo al Nord e in Toscana, Umbria e Lazio, è solitamente colpa di un anticiclone posizionato su Francia e Germania: si crea un’azione di compressione estremamente forte che coinvolge tutta l’Europa centrale e l’Italia centro-settentrionale. Quando c’è bassa pressione sulla Francia, fa caldo al Sud Italia; quando c’è alta pressione sulla Francia, fa meno caldo al Sud e caldissimo al Nord». 

Sono rimasto personalmente scioccato da ciò che è successo in Liguria. Ad Alassio, tra l’11 e il 12 agosto è stata registrata una temperatura minima di 32,5°C (record regionale). Genova di solito è più fresca di Milano, ma in quel periodo si è ribaltata la situazione. L’Arpal ha parlato di «inattivazione delle brezze marine». Cosa è successo?
«La Liguria è diventata una vera e propria trappola di calore. La colpa è del vento caldo che arrivava da terra. In pratica, c’è stata una forte compressione creata dal caldo continentale proveniente dalla pianura Padana e il caldo anomalo in Francia, dove sono stati registrati valori sui 43-44°C». 

Come si inserisce l’estate di quest’anno nell’attuale trend climatico?
«Le ondate del 2025 sono state in linea con l’andamento del cambiamento climatico. Sono cose che negli anni Settanta sarebbero finite in prima pagina su tutti i giornali. Ora ci stiamo abituando, ma non c’è nulla di normale. Basti pensare che a livello europeo è stato raggiunto il picco di superficie percorsa dagli incendi, con un record assoluto in Spagna. Pensiamo poi al Nord Europa, dove a luglio c’è stata un’ondata di calore lunghissima: uno o due giorni di temperature estreme ci possono stare, si verificano tutti gli anni, ma lì c’è stata una sequenza record di ventotto-trenta giorni. Il concetto è che, a parte qualche break, il caldo ha prevalso ovunque».

L’estate meteorologica è finita il 31 agosto, ma non il caldo anomalo. Cosa accadrà nelle prossime settimane?
«Settembre non è più la coda dell’estate, ma un mese quasi estivo. Dal 5-6 settembre, le temperature torneranno sopra la media su tutta Italia, specialmente al Nord-Est e al Centro-Sud. Non si toccheranno i 40°C perché le giornate si stanno accorciando. I valori saranno dai 3°C ai 6°C sopra la norma, e quindi – ancora una volta – avremo temperature superiori ai 30°C. Ormai è una consuetudine, non dobbiamo sorprenderci. L’unica differenza con l’estate è la riduzione delle ore di sole, ma la configurazione è sempre la stessa: anticicloni subtropicali di matrice desertica. Questi fenomeni sono molto più estesi rispetto al passato perché, semplicemente, la Terra è più calda. È una tendenza certificata a livello scientifico. Le ondate di calore sono senza dubbio l’evento meteorologico estremo più evidente. Un pianeta più caldo vuol dire: anticicloni più intensi e piogge più intense».  

Settimana scorsa, sulla rivista Environmental Research Letters, è stato pubblicato un nuovo studio secondo cui il collasso dell’Amoc (compresa la corrente del Golfo) non può essere considerato un evento a bassa probabilità. La colpa è soprattutto della fusione dei ghiacci della Groenlandia dovuta al riscaldamento globale. Qual è l’approccio di voi climatologi a questo fenomeno così – sotto certi versi – inquietante?
«È il cigno nero, un argomento che interessa tutti i campi della vita. Ma queste notizie vanno prese con cautela. È chiaro che la corrente del Golfo sta male. Allo stesso tempo, è molto complicato simulare il suo collasso. Le conseguenze a livello globale sarebbero molto eterogenee, ed è sbagliato dire che con il suo arresto ci sarà un crollo generale della temperatura. È vero, si parla di un raffreddamento nella zona Nord-Atlantica e Nord-Europea, soprattutto d’Inverno, ma il resto del mondo – in particolare l’Emisfero Sud, parte dell’Asia e parte del Nord America – subirebbe un aumento delle temperature perché il calore che prima veniva redistribuito verso il Nord-Atlantico rimarrebbe “intrappolato” nella sua zona d’origine. Lo studio uscito recentemente afferma che le pre-condizioni affinché ci sia un collasso della corrente del Golfo possono apparire anche nei prossimi dieci-vent’anni, ma un collasso totale non avverrebbe prima di cinquanta-cent’anni dopo il raggiungimento di questo tipping point. In ogni caso, non c’è nulla di buono. E chi tifa per questo scenario è folle». 

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Redazione Redazione Eventi e News