L’Italia ambisce a diventare una «superpotenza» per la sicurezza idrica nel Mediterraneo

Il continuo alternarsi di siccità, ondate di calore e alluvioni è la regola in crisi climatica – dato che gli eventi meteo estremi sono resi più intensi e probabili dal surriscaldamento del pianeta –, e il nostro Paese ne è investito in pieno: secondo i dati messi in fila dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), nell’ultimo anno il 50% dell’Italia è stato colpito da siccità, mentre nell’altra metà ci sono state diffuse alluvioni.
Non a caso è il nostro Paese che ospiterà il primo Forum euromediterraneo dell’acqua, che dopo la presentazione in Parlamento dello scorso marzo si terrà a Roma dal 29 settembre al 2 ottobre del prossimo anno, con il coinvolgimento attivo delle istituzioni, di esperti tecnici specializzati e della società civile. Nel percorso verso questo cruciale appuntamento, oggi si è tenuto un tavolo di lavoro presso la Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo della Farnesina. Il meeting fa parte del progetto One water, finanziato dal ministero degli Affari esteri e attuato dal Ciheam Bari in collaborazione con il comitato One water Italia – di cui tra gli altri fa parte anche Ewa- Fondazione Earth water agenda – una roadmap di avvicinamento al forum Euromediterraneo.
«L’Italia sarà sempre più protagonista nel dibattito sull’acqua che assume un’importanza geopolitica ed economica crescente», dichiara Maria Spena, presidente di One water. Il tavolo di lavoro ha l’obiettivo di favorire un momento di confronto fra i principali attori del sistema Italia nel settore idrico che ha visto, fra gli altri, rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, dell’Agricoltura, dell’Università e della Salute, oltre che di agenzie tecniche specializzate come Ispra, Aics e Sogesid.
«L’auspicio – spiega il dg del comitato One water, Emilio Ciarlo – è che nel dibattito sulla sicurezza idrica nel Mediterraneo, l’Italia possa diventare una ‘superpotenza’. A questo scopo può essere utile dare continuità al lavoro di un tavolo di confronto così autorevole e in grado di assurgere a strumento importante per la promozione del sistema Italia».
Al centro del dibattito, il grande tema della promozione di una gestione sostenibile delle risorse idriche, della tutela della qualità, importante per tutta la filiera agroalimentare, della gestione della scarsità di acqua così come dell’eccesso che provoca disastri costosi in termini umani ed economici. Blue economy, finanza ed industria tecnologica sono i nuovi grandi temi che richiederanno la mobilitazione ancora più ampia di stakeholder e competenze.
I risultati del progetto One water saranno presentati il prossimo 13 ottobre, nell’ambito della Cairo water week 2025, durante il panel “One water project - final wrap-up meeting towards a unified strategic vision for water security in the Mediterranean”.
L’esperienza maturata dall’Italia sul fronte del servizio idrico integrato può essere un caposaldo: come documenta l’ultimo Blue book, dal 2012 al 2023 gli investimenti dei gestori sono aumentati del 99% per poi arrivare a 80 euro procapite nel 2025. L’acqua in Italia è oggi, e da sempre, a tutti gli effetti un bene comune, ovvero funzionale all’esercizio di diritti fondamentali e al benessere delle generazioni presenti e future: a cambiare a seconda dei casi è la gestione dei servizi idrici (anche la proprietà della rete idrica italiana è interamente pubblica), che può essere in mano a gestioni in economia (dove il servizio è gestito direttamente dal Comune, coi propri uffici e mezzi, e con investimenti procapite fermi a 29 euro), società 100% pubbliche (aziende speciali a capitale interamente pubblico, con affidamenti in house) miste a maggioranza pubblica o meno. Lungo lo Stivale è oggi intenso – sull’onda lunga del referendum del 2011 – il dibattito sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, ma di fatto già a danni la quasi totalità del servizio è in mano ad aziende pubbliche o a maggioranza pubblica.
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