L’Italia non è pronta alla guerra e non solo per mancanza di armi

Settembre 16, 2025 - 14:30
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L’Italia non è pronta alla guerra e non solo per mancanza di armi

Nella Repubblica dei secessionisti sovranisti, degli anti-imperialisti filo-putiniani e dei liberali pro Netanyahu, non può stupire che il vicepresidente del Consiglio scandisca al Tg3 una frase come questa: «Giusto investire di più in difesa, come dice il ministro Crosetto, anche se per me e per la Lega la priorità è la sicurezza nazionale e la difesa dei confini». Perché ovviamente, come chiarisce il seguito del discorso, sicurezza nazionale e difesa dei confini, per Matteo Salvini, non sono messe a rischio dai droni russi che violano ripetutamente lo spazio aereo dell’Unione europea e della Nato, ma dagli sbarchi dei migranti. Il problema di fondo, come si vede, è che nel nostro dibattito pubblico le parole hanno smesso di significare alcunché, o possono significare tutto, che è lo stesso. O forse peggio.

E se a difendere la sovranità nazionale abbiamo un ex secessionista padano, a difendere la sovranità europea abbiamo una presidente del Consiglio che assieme a lui, ai tempi della Brexit, proponeva all’Italia di fare come il Regno Unito («una scelta coraggiosa che noi crediamo si debba seguire», disse all’indomani del referendum) e che dopo l’occupazione russa della Crimea chiedeva all’Unione europea di togliere le sanzioni a Mosca (avete letto bene: togliere). Ma non è che nell’opposizione la situazione sia molto diversa, come si è visto quando Elly Schlein, dal palco della festa del Fatto quotidiano, ha parlato di «invasione criminale della Russia» ed è stata subito sommersa di fischi da una platea che evidentemente la considera un’operazione militare speciale, o magari una missione di pace.

Dunque è verissimo, come ha detto ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto, che siamo impreparati a un attacco, a qualsiasi attacco, da qualunque parte provenga. Ma non solo e direi nemmeno principalmente per le ragioni da lui addotte, cioè gli scarsi investimenti in difesa fatti negli ultimi vent’anni (per oltre metà dei quali al governo c’erano sempre lui e i suoi colleghi del centrodestra, a cominciare da Meloni, peraltro).

Prima ancora delle armi, è evidente che a mancarci sono la consapevolezza e la responsabilità. Con il partito della presidente del Consiglio trasformato ormai in una succursale del movimento Make America Great Again, con il partito del vicepresidente del Consiglio che si muove sempre più come una succursale del Cremlino (tanto più dopo l’acquisto del generale Roberto Vannacci) e con l’opposizione ridotta com’è ridotta, tra fattisti e disfattisti, dire che siamo impreparati è un eufemismo.

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Redazione Redazione Eventi e News