Nell’ultimo anno l’Ue ha importato gas e petrolio dalla Russia per oltre 19 miliardi di euro

All’indomani dell’invasione dell’Ucraina, nel 2022, l’Unione europea ha votato una serie di sanzioni a carico di Mosca e posto un embargo a petrolio e gas provenienti dalla Russia. Eppure le forniture non si sono mai interrotte, anzi: solo nell’ultimo anno, tra l’agosto 2024 e l’agosto 2025, abbiamo importato combustibili fossili russi per 19,25 miliardi di euro. Di questi, 1,105 miliardi li abbiamo pagati per l’import delle 31 giornate agostane, vale a dire subito dopo che Bruxelles aveva votato un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti di Mosca.
A gettare luce su tutto ciò è l’edizione domenicale del Times, che sulla base dei dati forniti dal Centre for research on energy and clean air (Crea) ha stilato un elenco dettagliato di quanto abbiamo importato negli ultimi 12 mesi per i singoli componenti del settore fossile e anche di quali siano stati i principali Paesi importatori. Ovvero la Francia (6,7 milioni di tonnellate), l’Ungheria (4,4), il Belgio (3,8), la Spagna (3,3) e la Slovacchia (1,8). Se il gas naturale mantiene il primato di principale componente importata dalla Russia, i dati Crea evidenziano che una parte rilevante di petrolio continua a transitare verso Ungheria e Slovacchia attraverso il cosiddetto Oleodotto dell’Amicizia (è questa la traduzione di Druzhba, il nome della più grande rete di condotte di greggio al mondo). E questo grazie alle esenzioni permanenti all’embargo per i due Paesi. Tra l’altro, secondo sempre i dati forniti dal Crea e ripresi dal Times, nel 2024 il greggio russo risultava mediamente il 20% più economico di quello proveniente dalla Croazia, riducendo gli incentivi economici per la riconversione. Un altro elemento, tutt’altro che secondario, segnalato dal quotidiano britannico: il rapporto pubblicato evidenzia che in 17 dei 27 Stati membri dell’Ue la cifra pagata alla Russia per rifornimenti in combustibili fossili supera l’ammontare degli aiuti militari e finanziari inviati all’Ucraina dall’inizio del conflitto.
Ma non sono solo i Paesi comunitari ad agire in questo modo. Il servizio del quotidiano britannico mostra che anche il Regno Unito, che ha formalmente bloccato le importazioni dirette di combustibili fossili dalla Russia dal 2022, continua ad acquistare prodotti raffinati (principalmente carburante per aerei) provenienti da raffinerie in India o Turchia che utilizzano però petrolio russo. Secondo i calcoli pubblicati dal Times questo mercato avrebbe generato contributi indiretti stimati in circa 510 milioni di sterline, ovvero circa 585 milioni di euro. Per non parlare del fatto che il 76% delle esportazioni russe di gas naturale liquefatto (Gnl) è stato trasportato su navi di proprietà o assicurate nel Regno Unito.
Non finisce qui. Sempre per restare in tema di “scappatoie” e navi, giusto ieri sera Presa diretta ha mandato in onda un servizio che mostra un altro modo ancora con cui l’Ue continua indisturbata ad acquistare combustibili fossili da Mosca. Se vige il blocco di gas russo attraverso gasdotti, i Paesi comunitari stanno continuando a importare Gnl attraverso le navi: partono dalla Russia e passano per la costa settentrionale della Spagna, dove a Bilbao con un «grande inganno», per dirla con il commento della trasmissione televisiva, il gas russo diventa spagnolo. E può a questo punto può essere tranquillamente importato dai Paesi comunitari, Italia compresa col suo rigassificatore di Ravenna. Tranquillamente, ovviamente, si fa per dire.
Qual è la tua reazione?






