Oro ai massimi: superata la soglia dei 4 mila $. Il rally preoccupa i rivenditori

Il 2025 è un anno d’oro per l’oro che, per la prima volta nella storia, supera la soglia dei 4.000 dollari (pari a circa 3,4 mila euro al cambio di oggi) l’oncia (circa 31,1 grammi). Questo record assume un significato simbolico, soprattutto in un contesto globale attraversato da instabilità economica, tensioni politiche e incertezze monetarie. Da inizio 2025, l’oro ha guadagnato oltre il 50%, con le previsioni sul Comex (il mercato principale dove vengono scambiati contratti finanziari standardizzati che permettono di comprare o vendere una certa quantità di oro a un prezzo prefissato in una data futura) di New York che hanno superato dunque il massimo storico.
Alla base del rally del metallo prezioso vi è un concatenarsi di questioni geopolitiche e finanziarie che stanno coinvolgendo i principali mercati finanziari. Negli Stati Uniti, il blocco del bilancio federale e i ritardi nei dati economici a seguito della dichiarazione di shutdown hanno alimentato il nervosismo degli investitori. La situazione in Europa non è più tranquilla. Infatti, la Francia si ritrova a fronteggiare una nuova crisi politica dopo le dimissioni del primo ministro Sebastien Lecornu, dimessosi a poche ore dall’accettazione del mandato, e le tensioni istituzionali tra Emmanuel Macron e l’opposizione; mentre la Germania sembra stare riscontrando altrettanti problemi nella definizione dei bilanci. A queste spinte si sommano le tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, che continuano a sostenere la domanda dell’oro da parte di banche centrali e investitori istituzionali.
Un driver cruciale è la politica monetaria americana: dopo il taglio dei tassi di un quarto di punto deciso a settembre, la Federal Reserve ha suggerito la possibilità di ulteriori tagli entro fine anno. Tassi più bassi deprimono il rendimento delle obbligazioni e rafforzano l’appeal dell’oro, che pur non generando interessi permane come bene rifugio. Altri fattori strutturali alimentano tuttavia l’innalzamento del prezzo dell’oro. Il dollaro americano si è indebolito rispetto alle principali valute, aumentando il valore dell’oro per gli investitori esteri. Le banche centrali, da parte loro, continuano ad accrescere le riserve auree come misura di diversificazione. Il World Gold Council ha dichiarato infatti che gli acquisti istituzionali stanno diventando parte sempre più consistente della domanda globale e che, solo a settembre, gli ETF sull’oro hanno registrato afflussi netti record superiori ai 17 miliardi di dollari, confermando un interesse globale per il metallo come “copertura” contro i rischi di mercato.
Per i produttori di gioielli, l’aumento del prezzo del metallo prezioso desta qualche preoccupazione. Come riporta Cnbc, i principali rivenditori di gioielli hanno segnalato che stanno valutando l’aumenti dei prezzi o metodi di produzione alternativi per contrastare il rincaro subito dall’oro. A risentirne maggiormente sono le aziende di gioielli che puntano a offrire prodotti in oro a prezzi più bassi. Nel suo rapporto sugli utili del secondo trimestre di agosto, Pandora ha dichiarato di aver subito un calo di 80 punti base a causa dell’aumento dei prezzi dell’oro e dell’argento e di aver quindi pianificato alcuni aggiustamenti di prezzo per compensare l’andamento sfavorevole dell’oro. Sulla stessa scia, nell’ultima conference call sugli utili, Signet –azienda che detiene la proprietà di diversi marchi di gioielleria attivi soprattutto nel territorio americano – ha dichiarato di aver registrato un aumento di oltre il 30% del costo dell’oro.
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