Quando un vecchio computer diventa una nuova opportunità: Nicolò Pellegatta ospite a Radio Materia


Un computer dimenticato in un cassetto, uno smartphone che non si accende più, un portatile che sembra troppo lento per i ritmi di oggi. Nella maggior parte dei casi finiscono in fondo a un armadio, o peggio ancora, in discarica. Ma per l’associazione Progetto Nuova Vita, guidata da Nicolò Pellegatta, ogni dispositivo rappresenta una risorsa: «Quello che per qualcuno è un rifiuto, per qualcun altro può diventare uno strumento fondamentale per studiare, lavorare o semplicemente restare in contatto con il mondo», racconta.
Nata circa vent’anni fa dall’idea di un gruppo di amici appassionati di informatica, l’associazione recupera e rigenera computer e dispositivi elettronici, restituendo loro una seconda possibilità. Una missione tanto semplice quanto potente: dare valore a ciò che viene scartato.
Oltre il riciclo: una scelta etica
Dietro a un vecchio PC non c’è solo polvere. Ci sono metalli preziosi, terre rare, materiali che in troppe parti del mondo vengono estratti con gravi conseguenze ambientali e sociali. «Abbiamo tutti visto immagini delle immense discariche di rifiuti elettronici in Africa. Eppure, nello stesso tempo, continuiamo a importare da quei territori i materiali necessari per produrre nuovi dispositivi. È un circolo vizioso che possiamo spezzare, almeno in parte, con gesti concreti», racconta Pellegatta.
Non è un caso che in Italia, secondo alcune ricerche, l’81% delle persone dichiari di avere in casa un dispositivo ancora funzionante ma inutilizzato. «Noi li prendiamo, li analizziamo e spesso basta un piccolo intervento, come sostituire l’hard disk con un SSD, per farli tornare rapidi ed efficienti» ha sottolineato Nıcolò.
Dal laboratorio alle aule scolastiche
Le sedi operative non sono semplici depositi di computer smontati. Sono laboratori dove i volontari lavorano con competenza e passione, e aule dove si insegna a usare i dispositivi donati. Da qui nasce anche l’impegno in percorsi di formazione sulla sicurezza informatica, un tema che tocca ogni fascia d’età, tra truffe online e furti di dati.
La vita nuova dei computer donati non si ferma ai confini di Varese. Alcuni hanno fatto molta strada. Un gruppo è arrivato in Ucraina, nella città di Cherson, per ricostruire un’aula informatica distrutta dalla guerra. Un altro, singolo ma preziosissimo, è arrivato fino in Tanzania, in un ospedale rurale che non aveva mai avuto un database dei pazienti.
Il sogno di crescere ancora
Il desiderio dell’associazione è chiaro: avere spazi più grandi per lavorare meglio e accogliere più volontari. «Oggi siamo divisi tra più sedi e spesso i locali diventano magazzini. Un luogo unico ci permetterebbe di rendere più efficiente ogni fase del progetto» ha concluso Nicolò Pellegatta.
Un appello che suona come un invito alla responsabilità collettiva: perché ogni computer rigenerato non è solo un oggetto salvato, ma una possibilità in più per qualcuno.
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