Rifiuti, Salis: “Inaccettabile arrivare a questi punti, subito bando Amiu per 100mila tonnellate”


Genova. Caos rifiuti a Genova, in attesa della riunione di domani a palazzo Tursi, riunione che si preannuncia caldissima, tra i vertici di Amiu e la giunta comunale, la sindaca di Genova Silvia Salis rivela che è dietro l’angolo una prima misura per affrontare il problema dell’accumulo di rifiuti in città.
“Amiu il 15 ottobre procederà con un bando – ha detto a margine della seduta di consiglio comunale – per trovare un sito dove conferire, in emergenza, fino a 100mila tonnellate di rifiuti, è la prima volta nella storia che succede”.
Da oltre una settimana Amiu si trova nell’impossibilità di conferire la frazione indifferenziata negli impianti di riferimento fuori regione. Non esistendo un impianto di chiusura del ciclo in Liguria e non disponendo di depositi per lo stoccaggio, il ritiro a singhiozzo si sta palesando in diverse vie e piazze cittadine con situazioni, in alcuni casi, di estremo degrado. E se le cose non cambieranno nei centri di smaltimento di Piemonte e Lombardia, gli effetti del futuro bando di Amiu potrebbero vedersi solo con l’inizio del 2026.
“Sappiamo che esistono problemi atavici legati al conferimento dei rifiuti in impianti fuori regione, e sappiamo che in questo momento diversi impianti sono in difficoltà, ma non posso sentirmi ripetere le stesse cose a distanza di due settimane, non possiamo più arrivare a questi punti”, ha aggiunto Salis. Secondo fonti vicine alla sindaca, all’indirizzo del management Amiu sarebbe già arrivato un ultimatum.
La sindaca poi commenta le critiche arrivate dal centrodestra per la situazione dei rifiuti in città. In particolare, l’ex vicesindaco e capogruppo di Vince Genova Pietro Piciocchi ha mostrato con un video sui social una montagna di spazzatura attorno a una fila di cassonetti in via Tortosa, a Marassi: “Fingono di stupirsi ma sanno che è già successo molte altre volte, ci sono problemi strutturali e la realtà è che finché non si trova una soluzione per la chiusura del ciclo con un impianto che sia vicino non potremo risolvere una volta per tutte”, conclude Salis.
Un tema che stato sottolineato anche oggi durante un incontro mattiniero tra la sindaca, il suo vice Terrile e il presidente della Regione Liguria Marco Bucci. Da mesi è in atto uno stallo sulla gara per il termovalorizzatore che la Regione dovrebbe bandire anche perché, in sostanza, la gara non sarà bandita senza che di base ci sia un Comune disposto a ospitare l’impianto.
E se i rumors vogliono che alla sindaca non dispiacerebbe del tutto l’idea di un “mini-termovalorizzatore” a Scarpino, in grado di smaltire i rifiuti di Genova e della Città metropolitana, non si può ignorare il fatto che la questione, se mai diverrà all’ordine del giorno, non vedrà ben disposta parte della maggioranza: Avs in primis, ma anche parte del Pd e della lista Salis sarebbe in imbarazzo a parlare di “inceneritore”.
Ma restando all’oggi, se davvero Amiu potrà disporre – in un futuro non remoto ma verosimilmente non prima di gennaio – di un’area per il deposito di 100mila tonnellate di rifiuti, la città potrà recuperare più che una boccata d’ossigeno rispetto all’emergenza attuale. Amiu, nei giorni scorsi, aveva parlato di cifre attorno alle 1000 tonnellate alla settimana non ritirate a causa dei problemi contingenti agli impianti fuori regione. Resta il fatto che, però, anche uno spazio da 100mila tonnellate prima o poi andrà a saturazione.
Cumuli di rifiuti a Genova, il nodo degli impianti fuori regione
Come spiegato da Amiu, anche con comunicazioni ufficiali, il rallentamento – per non dire lo stop – nella raccolta del rifiuto indifferenziato a Genova di questi giorni è dovuto a una “tempesta perfetta”: guasti, revamping, ristrutturazioni e saturazioni in diversi fra gli impianti che in Lombardia e Piemonte.
“Ma quello che è stato presentato come un problema contingente è in realtà strutturale – avverte Umberto Zane, Rsu Amiu e coordinatore regionale Fit Cisl Liguria del comparto igiene ambientale – oggi Amiu conferisce ad Aral, ad Alessandria, anche sulla base di un accordo siglato nel 2019 dall’amministrazione Bucci che ha consentito ad Amiu, per una cifra di 2,2 milioni di euro, di acquisire il 2% delle quote di Aral appoggiandosi quindi all’impianto per gestire i rifiuti. Ad Aral, Amiu versa un corrispettivo per ogni tonnellata conferita, cifre che variano da tipologia a tipologia di rifiuto. Di contro ad Amiu ritornava una parte del residuo secco, ed è quindi stornata una quota di costi. Il punto è che in questo momento Alessandria è saturo, non ha più spazio per immagazzinare il rifiuto. Questo non si risolverà da un giorno all’altro. In più anche i depositi di altri impianti, anche inceneritori o termovalorizzatori, hanno la stessa criticità e quindi Genova non può fare altro che tenere il rifiuto in casa”.
“E’ ovvio – continua Zane – che Genova avrebbe bisogno al più presto di un impianto di chiusura del ciclo, ma il rischio di immaginare un impianto di enormi dimensioni come lo vorrebbe realizzare Iren, la società di cui più spesso si parla come partner industriale di Amiu, è che si finisca di non andare da nessuna parte. Non esiste un Comune in tutta la Liguria che voglia accettare di realizzarlo sul proprio territorio, ed è per questo che la gara della Regione è ferma”.
Secondo il sindacalista Cisl più percorribile sarebbe l’opzione Scarpino. “Se ci fosse un partner industriale disposto a investire in un impianto più contenuto, in grado di gestire il rifiuto di Genova e città metropolitana, e peraltro senza dover portare i camion a percorrere centinaia di chilometri ogni giorno, questo permetterebbe anche di allungare la vita di Scarpino che, altrimenti, dal 2028 dovrà chiudere per saturazione della discarica, e per cui non è ancora stato accantonato un euro per gestire il mantenimento. Se Scarpino chiude e non ci saranno né un tmb, come sembra sempre più probabile, né un impianto di fine ciclo, saranno solo milioni di euro ogni anno di costi vivi.
Il silos di Volpara non c’è più: “Non sappiamo dove mettere la spazzatura”
Ad aggravare la già complicata situazione del conferimento del rifiuto indifferenziato genovese è oggi la mancanza di un’area per uno stoccaggio momentaneo. Ad avere questo ruolo, fino a poche settimane fa, era il silos della Volpara, in Val Bisagno, che di fatto aveva la funzione di “polmone” logistico per la raccolta dei rifiuti: oggi sono in corso le demolizioni dell’impianto – operazioni quasi terminate – che faranno spazio alla nuova isola ecologica e alla costruzione di un centro del riuso.
Nel frattempo Amiu ha attivato le pratiche per allargare all’indifferenziato le funzionalità dell’impianto di Fegino, che nei piani dell’azienda dovrebbe diventare un nuovo centro di trasferenza per i rifiuti destinati al conferimento in discarica oggi e, in futuro, ad un impianto di chiusura del ciclo, come un termovalorizzatore o un chemical to waste. Chiaramente il progetto è ancora alle fase di approvazione, e anche in questo caso, quindi, non potrà subentrare per disinnescare la situazione di questi giorni, i cui contorni assomigliano sempre di più ad una vera e propria emergenza.
“Sono stata fatte scelte sbagliate fin dall’inizio – ricorda Paolo Petrosino, della Rsu Amiu di Usb – la scelta di demolire Volpara senza avere una alternativa pronta ha sottratto un cubaggio importante per la gestione dei rifiuti, lasciando di fatto l’azienda e il servizio di raccolta in mano alle necessità e anche alle bizze dei privati. Scelte sbagliate che la dirigenza di Amiu ha fatto su larga scala, partendo dalla decisione di investire svariate decine di milioni per il nuovo sistema dei bilaterali e dei cosiddetti bidoni intelligenti, che di fatto sta dissanguando il bilancio senza aver apportato migliorie di rilievo al servizio. E’ chiaro che mettendo insieme tutte queste situazioni, l’azienda risulta oggi indebolita e esposta – ed è quello che come Usb diciamo da tempo – ad una privatizzazione che pensiamo essere sempre più imminente“.
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