Schlein e Landini a metà tra l’appello di Mattarella e la linea dura della Flotilla

Settembre 28, 2025 - 03:30
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Schlein e Landini a metà tra l’appello di Mattarella e la linea dura della Flotilla

Sarà un sabato peggio di lunedì scorso? Rivedremo certe scene violente? È possibile, per non dire probabile. Il movimento propal oggi torna in piazza in molte città: occhi puntati su Roma, dove lunedì c’è stata una presenza enorme e senza incidenti, ma nelle ore successive ci sono avuti segnali poco rassicuranti, specie tra gli studenti universitari, nell’area dei centri sociali, tra i sindacati estremisti.

Può darsi che i black bloc non ripeteranno le azioni distruttive di Milano, e certamente le forze dell’ordine sono più preparate dell’altro giorno. E vedremo anche se scatterà un effetto Flotilla, cioè un moto di solidarietà e adesione politica alle barche che hanno deciso la linea dura puntando dritto verso le coste di Gaza.

Adesso anche Maurizio Landini, scavalcato lunedì dal sindacato estremista Usb, cerca di rientrare nel movimento ruggendo alla sua maniera: «Siamo pronti allo sciopero generale se la missione di Flotilla viene bloccata, se vengono sequestrate le navi, se c’è un nuovo attacco, perché per noi l’obiettivo deve essere quello di fermare l’invasione e il governo Netanyahu, riconoscere lo Stato palestinese, far arrivare gli aiuti a Gaza e impedire il genocidio che è in corso».

Più che evocare l’incidente, Landini avrebbe potuto schierare la Cgil a favore del saggio appello di Sergio Mattarella, che ha sentito Giorgia Meloni, a desistere da avventure rischiose mantenendo invece aperta la strada di una trattativa che, grazie all’impegno del Patriarcato Latino di Gerusalemme, possa consentire l’arrivo degli aiuti nella Striscia.

Il Capo dello Stato ha ripreso dunque l’idea che era sta esposta in Parlamento dal ministro della Difesa Guido Crosetto, quella di consegnare gli aiuti a Cipro per farli poi recapitare dalla Chiesa di Gerusalemme perché «il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona».

Ovviamente le donne e gli uomini della Flotilla hanno respinto al mittente l’appello del Presidente della Repubblica («Non cambiamo rotta») esponendosi a rischi seri, dunque rischiando molto realisticamente di mancare sia l’obiettivo di aprire corridoi umanitari sia soprattutto quello di consegnare gli aiuti.

Sicché emerge quello che molti sospettavano: che di umanitario qui c’è ben poco, è tutto solo una roba politica. L’appello di Mattarella è stato apprezzato dal Partito democratico (e persino da Giuseppe Conte): ma allora che ci fanno ancora su quella barca i due parlamentari Arturo Scotto – che ha postato su Facebook una foto al timone – e Annalisa Corrado? Perché non si dissociano dalla linea maggioritaria delle barche che rifiuta ogni mediazione?

È una tenaglia che stringe il partito di Elly Schlein, che riesce nel capolavoro di stare al tempo stesso con Mattarella e con la Flotilla. Sperando che accada qualcosa di nuovo. Forse qualche spazio esiste. Infatti la portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena D’Elia, si appresta a rientrare in Italia per «condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l’incolumità dei membri italiani dell’equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione». Una mediazione potrebbe evitare una situazione molto pericolosa che inevitabilmente accenderebbe la miccia di una protesta incontrollabile. Che è quella che i violenti desiderano. E in cui Schlein e Landini rischiano di scottarsi.

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Redazione Redazione Eventi e News