Sinner e Alcaraz si migliorano a vicenda

Settembre 8, 2025 - 20:00
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Sinner e Alcaraz si migliorano a vicenda

È stato un dominio dall’inizio alla fine. La finale di U.S. Open tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz non è mai stata davvero in bilico. Perfino l’equilibro alla fine del secondo set è stato solo apparente, fumo negli occhi: in campo c’era uno che guidava, Alcaraz, e uno che inseguiva, Sinner. Il punteggio finale 6-2, 3-6, 6-1, 6-4 descrive bene il margine tra i due giocatori.

Per Alcaraz è il secondo titolo a New York, il sesto Slam in carriera. La vittoria a Flushing Meadows lo riporta in cima al ranking Atp, a coronamento di un 2025 in cui ha vinto anche il Roland Garros, tre Masters 1000, e da aprile in poi è arrivato almeno in finale in tutti i tornei che ha giocato, battendo Sinner praticamente sempre – tranne Wimbledon – inclusi tornei sul cemento.

Non c’è nulla di immeritato o di ingiusto nel primato di Alcaraz. Eppure anche il 2025 di Sinner somiglia a una stagione da dominatore. È il più giovane nell’Era Open a raggiungere cinque finali Slam consecutive, un traguardo che in assoluto è riuscito solo ad altri quattro giocatori: Rod Laver, Roger Federer, Novak Djokovic e Rafa Nadal. È una bella compagnia. Sono quattro finali Slam nello stesso anno, un anno in cui ha dovuto anche scontare tre mesi di squalifica che gli hanno spezzato il ritmo.

E forse è proprio questo l’aspetto più significativo di una finale in cui è sembrata esserci una netta distanza tra i due: il tennis maschile è una diarchia in cui i due regnanti giocano una competizione a parte rispetto a tutti gli altri. Ogni scontro diretto può avere una storia e uno sviluppo diverso, non ce ne sono due che si somigliano davvero: una volta può vincere Sinner, una volta può vincere Alcaraz, quella successiva potrebbe essere l’uno o l’altro indifferentemente (per ora, vince più spesso lo spagnolo negli scontri diretti, ma Wimbledon ci ha detto che non ci sono regole fisse). L’unica certezza è che saranno sempre loro due a scontrarsi in finale. I tornei più importanti del circuito sono roba loro.

Questa di Flushing Meadows ad esempio era la terza finale Slam consecutiva tra i due, dopo Roland Garros e Wimbledon. E in due si sono divisi le vittorie degli ultimi otto Slam tra 2024 e 2025: l’elenco dei vincitori Slam negli ultimi due anni recita Sinner, Alcaraz, Alcaraz, Sinner, Sinner, Alcaraz, Sinner, Alcaraz. È il profilo di un dominio incontrastato.

L’era dei Big Three è tramontata da un pezzo, questo è il momento dei Big Two. E terranno in ostaggio il tennis mondiale ancora a lungo.

Lo aveva riconosciuto anche Novak Djokovic dopo la sconfitta in semifinale proprio con Alcaraz: «Ho perso contro Sinner o Alcaraz in tre Slam su quattro quest’anno. Loro sono troppo bravi e giocano a un livello davvero molto alto. Nel terzo set io non ne avevo più, mentre lui aveva ancora tante energie». Un attestato di stima che arriva dal tennista più vincente di sempre, uno dei più grandi di tutti i tempi, arrivato a celebrare due ragazzi nati dopo il 2000, dicendo che entrambi sono superiori a tutti i tennisti del circuito, lui compreso.

Al momento le ipotesi di una sconfitta di Sinner o Alcaraz contro un altro qualsiasi avversario in una partita al meglio dei cinque set è pura fantascienza. La Lost Generation nata negli anni Novanta è stata definitivamente scalzata. Potrebbe affacciarsi qualcuno della Next-NextGen nei prossimi mesi, ma per scalfire la diarchia sembra ancora troppo poco: di finali tra l’altoatesino e lo spagnolo, e di partite che assegneranno il primato nel ranking, ne vedremo ancora tante, probabilmente per anni, infortuni permettendo.

Oggi Sinner e Alcaraz sembrano potersi battere solo tra loro. Anche i tornei più lunghi sono stati trasformati in sale d’attesa in vista della finale, una preparazione per il corpo a corpo che decreterà il vincitore. Intere settimane di chiacchiere e partite contro altri malcapitati sono dedicate solo alla sovrastruttura che come sempre accompagna le grandi rivalità sportive. Ci sono tifoserie accanite da una parte e dall’altra, ci sono avversari che rendono meglio con uno e trovano ingiocabile l’altro (salvo poi perdere con entrambi), c’è un’intera narrazione costruita sulle differenze di stile tra Sinner e Alcaraz. Una distinzione molto strumentale, a dire il vero: lo spagnolo è l’artista, imprevedibile e col tocco magico, l’altoatesino è pura ingegneria, la biomeccanica al suo meglio accompagnata da un computer cervellotico da fantascienza. Detto in altro modo, Alcaraz può dominare le partite ma perdere dei set contro chiunque, mentre Sinner lascia le briciole agli avversari in un capolavoro di efficienza ed economia.

Questo U.S. Open ha ribaltato l’equazione. Dalla primavera del 2025 abbiamo iniziato a vedere un Alcaraz gradualmente più meccanico nello sviluppo delle partite, un giocatore più maturo e consapevole. In questo U.S. Open ad esempio ha vinto senza concedere un singolo set agli avversari fino a quello lasciato a Sinner in finale. Ha trovato una costanza al servizio che gli ha permesso di autodefinirsi, scherzando, «un serve-bot», uno di quei giocatori alla Ivo Carlovich o John Isner. Aiutato da un primo colpo insolitamente affidabile, Alcaraz ha sbloccato tutte le altre sfumature del suo tennis celestiale. Così ha concesso una sola palla break a Djokovic, zero a Lehecka ai quarti, due a Rinderknech, tre a Darderi e tre a Opelka. Prima della finale erano nove in tutto il torneo. I suoi passaggi a vuoto sono sempre minori, sempre più ristretti, e sempre più facilmente trova le contromisure per venirne a capo.

Sinner è stato invece più intermittente, perseguitato dalla prima di servizio per tutto il torneo, finale compresa. Contro Alcaraz non può vincere senza la prima, ma lui comunque ha portato a casa un set: è diventato un campione imparando a trovare risorse anche nelle giornate più grigie. In generale, a Flushing Meadows non è mai sembrato particolarmente brillante, e contro di lui si sono visti uno Shapovalov nella sua versione migliore, un Musetti in formato top-10, Auger-Aliassime finalmente concreto nel suo talento un po’ gassoso. Eppure nessuno è riuscito a impensierirlo davvero: la sua difesa da fondo è un enigma irrisolvibile, le sue accelerazioni viaggiano a velocità insostenibili per tutti gli altri. In certe partite, come con Bublik, semplicemente non ci sono risposte al tennis di Sinner; in altre, quando è meno brillante, sembrano aprirsi degli spiragli per l’avversario, poi basta un battito di ciglia e la partita è già su un piano inclinato, ormai irrimediabile.

La sostanza è rimasta la stessa: Sinner e Alcaraz sono su un altro pianeta. A fine giugno, qualche settimana dopo la finale di Roland Garros, Sandro Modeo sull’Ultimo Uomo sosteneva che i due vivessero già in un’altra dimensione, separata da tutti gli altri. Una bolla tutta loro.

A proposito di Roland Garros: quella finale durata cinque ore e mezza, era sembrata l’affermazione definitiva di Carlos Alcaraz, la partita che aveva permesso allo spagnolo di staccare Sinner nel conto degli scontri diretti, e aveva fatto sembrare il sorpasso in classifica solo questione di tempo. Poi è arrivata la stagione su erba, con le alte aspettative per Alcaraz e i timori che Sinner davvero non fosse in grado di competere. Invece: altra finale, altra storia. Sul verde del Centre Court Sinner ha dominato dopo un set perso, mostrando una varietà di colpi impareggiabile anche per Alcaraz. U.S. Open ha aggiunto ancora un altro capitolo, dominato dallo spagnolo.

La sensazione è che gli scontri diretti lascino sempre delle ferite che lo sconfitto corre subito a medicare. E le cicatrici sono segni di dolori che nessuno dei due vuole riprovare. «Carlos è migliorato. Mi è sembrato un po’ più pulito oggi. Le cose che ho fatto bene a Londra, lui le ha fatte meglio oggi. Questo è il risultato. Mi è sembrato che stesse facendo tutto leggermente meglio oggi, soprattutto il servizio, da entrambi i lati», ha detto Sinner dopo la finale, in conferenza stampa. Lui e Alcaraz riescono a superare i propri limiti torneo dopo torneo, spinti dal livello dell’avversario. L’uno ha bisogno dell’altro per crescere, per migliorare, per aggiungere nuovi elementi suo gioco. E così riaffermano sempre più il loro dominio sul circuito mondiale. «Ora starà a me decidere se apportare cambiamenti o meno», ha detto ancora Sinner. «Sto cercando di essere più preparato per la prossima partita che giocherò contro di lui. Credo anche che dipenda da come si arrivi a giocare contro Carlos. Una cosa è quando le partite precedenti sono comode ma fai sempre le stesse cose, come ho fatto io, per esempio, durante questo torneo: non ho fatto un solo serve-volley, non ho usato molte palle corte, e poi arrivi a giocare contro Carlos e devi uscire dalla tua zona di comfort. Quindi punterò magari anche a perdere qualche partita d’ora in poi, ma cercando di apportare alcuni cambiamenti, cercando di essere un po’ più imprevedibile come giocatore perché penso che sia quello che devo fare, cercare di diventare un tennista migliore. Alla fine, questo è il mio obiettivo principale».

Il 2025 è definitivamente l’anno in cui Sinner e Alcaraz hanno portato il tennis in una nuova dimensione, la loro. In assenza di imprevisti, non ci sarà spazio per nessun altro.

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Redazione Redazione Eventi e News