Sono ancora troppe le guerre dimenticate nel Mondo…


In occasione del sessantesimo anniversario dalla fondazione, Coopi ci ricorda che sono oltre 630 le vittime invisibili al giorno, soprattutto bambini, prodotte nell’ultimo anno dai 61 conflitti attivi: 233mila persone uccise in episodi di violenza armata e più di 123 milioni costrette a fuggire
Purtroppo, non si sono solo Gaza e l’Ucraina a essere un campo di battaglia irreversibile, ma come ricorda Claudio Ceravolo, presidente organizzazione umanitaria Coopi – Cooperazione Internazionale: “Nell’anno in corso sono 305 milioni le persone che, in tutto il mondo, sono in condizioni di necessità di assistenza umanitaria e protezione, ma spesso restano inascoltate, se non del tutto dimenticate.
Oltre ai gravissimi conflitti a Gaza e in Ucraina, esistono molte altre aree del Pianeta in cui la violenza e le crisi umanitarie sono molto intense, ma rimangono totalmente nell’ombra“.
È il caso dell’Africa meridionale e orientale, che ospitano il maggior numero di persone bisognose (circa 85 milioni), quasi un terzo del totale a livello mondiale, con la crisi in Sudan che rappresenta il 35% del totale della regione.
Ceravolo lo abbiamo incontrato lo scorso 20 settembre, in occasione della Milano Green Week e del sessantesimo anniversario dalla fondazione dell’organizzazione umanitaria, presso la sede storica di Cascina Boldinasco a Milano, nel quartiere Certosa-Gallarate. Si tratta della decima edizione di Coopi – Cascina Aperta, con il contributo del Municipio 8 del Comune di Milano.
Attraverso mostre, testimonianze, laboratori per bambini, la presentazione del proprio Bilancio Sociale 2024 e momenti di approfondimento che hanno coinvolto anche cooperanti attivi nelle zone più critiche del mondo, Coopi si proponeva di raccontare i 60 anni di impegno umanitario e di sensibilizzare sulle maggiori crisi in cui l’organizzazione è presente.
In particolare, l’allarme di Coopi riguarda gli oltre 300 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto umanitario, per le quali troppo spesso c’è poco ascolto o addirittura risultano sconosciute.
Nell’ultimo anno il mondo ha assistito a un drammatico aumento di crisi armate che hanno determinato uno spiccato aumento del bisogno umanitario: l’Uppsala Conflict Data Program (Ucdp) ha contato 61 conflitti attivi con la partecipazione di almeno uno Stato, il dato più elevato dal 1946.
Si stima che nel solo 2024 siano state uccise almeno 233.000 persone in episodi di violenza armata (mediamente, 638 vittime al giorno, una ogni due minuti) e che ci siano stati più di 123 milioni di sfollati a causa di persecuzioni, conflitti armati, violenze, violazioni dei diritti umani e altri eventi che minacciano gravemente la sicurezza pubblica.
Coopi è attualmente presente, con più di 200 progetti di sviluppo ed emergenza, in 33 paesi del mondo, tra cui Sudan, Siria, Libano, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Ciad e Niger, tutti Paesi colpiti da crisi complesse e decennali, ma spesso invisibili agli occhi occidentali.
Nel solo 2024, grazie a oltre 1500 operatori locali e internazionali, ha raggiunto più di 7 milioni di beneficiari e portato avanti 149 progetti di emergenza, 45 progetti di sviluppo, 17 di sostegno a distanza e due di contrasto alla povertà alimentare in Italia.
Nel nostro Paese, in particolare, l’organizzazione si occupa di distribuzione di prodotti alimentari alle fasce più vulnerabili della popolazione di Milano e nel solo 2024 ha distribuito 100 tonnellate di cibo, equivalenti a circa 200.000 pasti e raggiunto 2.086 beneficiari, il 40% dei quali bambini e ragazzi con meno di 16 anni.
In occasione di Coopi Cascina Aperta sono stati realizzati collegamenti in diretta con cooperanti provenienti da due dei Paesi con le maggiori criticità al mondo, Sudan e Siria, ed è stato dato spazio al racconto di una recente missione realizzata in Repubblica Democratica del Congo.
Gli scenari con maggiori criticità
Il Sudan vive attualmente la più grande crisi umanitaria al mondo: a fine agosto 2025 si stimavano quasi 10 milioni di sfollati interni. Attualmente oltre 30 milioni di persone – più della metà della popolazione – hanno bisogno di assistenza umanitaria: il 51,4% sono bambini, il 43,4% adulti e il 5,3% anziani.
Per quanto riguarda la Siria, a 10 mesi dalla caduta del governo di Bashar Al-Assad, la crisi umanitaria resta molto grave. Sono ancora 16,7 milioni le persone che necessitano di assistenza e protezione umanitaria e oltre la metà della popolazione versa in una condizione di insicurezza alimentare.
In questo scenario, la situazione dei bambini e dei minori è particolarmente critica: si stima che più del 75% dei 10,5 milioni di bambini siriani siano nati durante i 14 anni della guerra civile, trascorrendo la loro intera esistenza in uno scenario di sfollamento, violenza e devastazione.
La portata della crisi educativa siriana ha raggiunto vette sconfortanti: quasi il 50% di bambini e giovani è rimasto escluso dalla scuola, sia all’interno della Siria che nei Paesi che ospitano rifugiati.
Nella Repubblica Democratica del Congo – soprattutto nella zona orientale del Paese – l’escalation del conflitto armato sta provocando sfollamenti di massa e aggravando un quadro già fortemente emergenziale: attualmente si stima che più di 21 milioni di persone necessitino di supporto immediato in termini di protezione, accesso al cibo, all’acqua pulita, salute, rifugi temporanei e beni di prima necessità.
La situazione nutrizionale è allarmante: circa 25,6 milioni di persone affrontano livelli di insicurezza alimentare, di cui 4,5 milioni bambini sotto i cinque anni che necessitano di cure nutrizionali.
L’accesso all’istruzione è, naturalmente, compromesso: oltre 2.000 scuole e spazi didattici sono stati chiusi nel Nord e Sud Kivu e a quasi 800mila bambini è stata negata la possibilità di ricevere un’educazione.
Complessivamente, considerando anche la provincia di Ituri, più di 1,6 milioni di bambini nella Repubblica Democratica del Congo orientale non hanno accesso all’istruzione.
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