The End.
L’era Falcomatá giunge al termine del suo infinito e tortuoso percorso.
Per qualcuno è la fine, per altri l’inizio: vedi i tre neo assessori, nominati negli ultimi minuti di recupero.
Da un lato c’è il saluto finale del sindaco alla città e ai consiglieri, accompagnato dall’applauso del consiglio comunale. Un tiepido ma lungo riconoscimento dovuto ma che, per alcuni, è sembrato più un gesto di liberazione che di gratitudine (tutti in piedi tranne parte del PD).
Dall’altro, in apertura di seduta, sette consiglieri di quella stessa maggioranza firmano e leggono – per voce di Giuseppe Marino (PD) – un durissimo documento di dissenso contro le ultime scelte del primo cittadino.
“L’iniziativa del Sindaco, impulsiva e personale, è monca dei passaggi politici necessari per essere legittimata”.
Basta questo passaggio per capire il senso del testo: uno schiaffo politico al sindaco da parte del suo stesso partito, proprio nel giorno dell’addio.
E così, l’era Falcomatà finisce, nel modo peggiore.
Già in occasione del bilancio dei dieci anni di guida a Palazzo San Giorgio avevamo sottolineato, tra i “contro”, la sua incapacità di fare squadra, il suo non essere leader ma solo ‘capo’. Il dato è evidente: in dieci anni Falcomatà ha cambiato piú di 30 assessori.
Una rotazione continua che racconta meglio di qualsiasi analisi la sua difficoltà nel tenere salda una squadra a lungo termine. La seduta di lunedì, con la nascita di una seconda opposizione dentro la maggioranza, conferma questo limite.
Falcomatà ha scelto per anni percorsi solitari, rifiutando il confronto e il dialogo. Una linea che lo ha portato allo scontro continuo: strappi con gli ex fedelissimi, rimpasti rocamboleschi, mal di pancia, malumori, rotture definitive.
Anche il finale di legislatura non fa eccezione. La sua esperienza si chiude tra litigi, ripicche e atteggiamenti personali che poco o nulla hanno a che fare con la politica con la “P” maiuscola. E intorno a sé, oggi, il sindaco lascia il vuoto. Nessun erede, nessuna figura pronta a raccoglierne il testimone.
Eppure un buon padre di famiglia, prima di partire per un nuovo viaggio, si sarebbe preoccupato di lasciare la casa in ordine, al sicuro, senza rancori. Qui è accaduto l’opposto.
L’ultimo Consiglio comunale ha mostrato i limiti di un sindaco che non è mai riuscito a unire, ma spesso a dividere, camminando con un solo faro: il “Falcomatà pensiero”.
Ma se il sindaco ha agito indisturbato fino ad oggi, la colpa, o il merito, non è solo la suo. Ma anche dell’inconsistenza del muro contro cui è andato a sbattere.
Le “minacce” politiche arrivate dal Partito Democratico in questi anni non si sono mai tradotte in conseguenze reali. Nessuno, fino a oggi, ha avuto davvero la forza o il coraggio di fermarlo. Nessuno è riuscito a “domarlo”. E così Falcomatà ha continuato a muoversi come sempre, forte del fatto che, alla fine, le spallate ai muri istituzionali non lo hanno mai davvero scalfito.
E il paradosso è che, mentre incassa l’ennesimo colpo politico, il “sindaconsigliere” reagisce come nulla fosse. Sorride, mantiene l’aplomb, mostra il distacco di chi sembra non curarsi dei problemi di casa propria. Come se sapesse – magari perché finora è andata sempre così – che le parole le porta via il vento e che agli avvertimenti, puntualmente, non seguono mai i fatti.
La lunga esperienza al Comune dovrebbe avergli insegnato almeno una cosa: camminare da soli, con i paraocchi, logora. E senza umiltà, confronto, dialogo e meritocrazia, la politica resta una materia per pochi, chiusa nelle sue stanze, incapace di servire la comunità e condannata a scelte unilaterali e personali. E troppo spesso, per molti, folli e incomprensibili.
Come finirà questa ennesima e tristissima pagina finale dell’era Falcomatà? Il PD staccherà la spina del Governo Falcomatà? O rimarranno, come, sempre, solo parole? Intanto, mentre scriviamo, arriva l’ennesimo colpo di scena: le possibili dimissioni di Franco Costantino, alla guida di Castore da sole 72 ore…buona fortuna Reggio…
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