Una tecnologia tutta italiana apre nuove prospettive nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo

Ottobre 1, 2025 - 09:30
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Una tecnologia tutta italiana apre nuove prospettive nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo

Un recente studio clinico condotto dall’Istituto Rinaldi Fontani di Firenze ha dimostrato che un particolare protocollo terapeutico, applicato grazie alla tecnologia REAC e specificamente pensato per l’autismo, può migliorare nel giro di poche settimane diversi aspetti della vita quotidiana dei bambini con disturbo dello spettro autistico.

 

 

 

Una tecnologia tutta italiana apre nuove prospettive nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo.

Un recente studio clinico condotto dall’Istituto Rinaldi Fontani di Firenze ha dimostrato che un particolare protocollo terapeutico, applicato grazie alla tecnologia REAC e specificamente pensato per l’autismo, può migliorare nel giro di poche settimane diversi aspetti della vita quotidiana dei bambini con disturbo dello spettro autistico.

L’autismo non è semplicemente un insieme di difficoltà comportamentali, ma affonda le sue radici nel funzionamento del cervello.

Diversi studi hanno mostrato infatti che nei soggetti con disturbo dello spettro autistico i ritmi cerebrali (ossia le oscillazioni elettriche che regolano la comunicazione tra i neuroni) risultano spesso alterati.

Inoltre, la connettività tra le varie aree del cervello, cioè il modo in cui esse si scambiano le informazioni, appare meno coordinata.

E proprio su questo terreno fragile e disfunzionale hanno scelto di intervenire i ricercatori dell’Istituto Rinaldi Fontani, impiegando una tecnologia da loro ideata e validata da innumerevoli pubblicazioni scientifiche: la REAC ( Radio Electric Asymmetric Conveyer).

Si tratta di un sistema del tutto originale di neuromodulazione, capace di stimolare l’attività bioelettrica delle reti neurali senza ricorrere a farmaci né a procedure invasive.

Lo studio, pubblicato in versione preprint su Preprints.org, ha coinvolto 39 bambini tra i 4 e i 13 anni.

Tutti hanno ricevuto un iniziale protocollo (chiamato Neuro Postural Optimization, NPO) per “preparare”, ottimizzare il sistema nervoso, seguito da 18 brevi sedute di un diverso schema terapeutico (in codice: BWO ND-A, Brain Wave Optimization Neurodevelopment – Autism), della durata di circa 8 minuti ciascuna e distribuite 3-4 volte al giorno nell’arco di due settimane.

La tecnologia REAC non eroga “scariche”, ma emette un campo radioelettrico di bassissima potenza che raggiunge i siti corporei target attraverso l’applicazione di semplici elettrodi posizionati sulla superficie cutanea.

Dopo un ciclo di sole due settimane di trattamento non invasivo, i ricercatori hanno osservato miglioramenti significativi nella capacità di attenzione e di relazione sociale dei piccoli pazienti, ma anche una maggiore consapevolezza sensoriale e cognitiva, con una sensibile riduzione della rigidità comportamentale.

Ulteriore dato non secondario: il tutto è avvenuto senza alcun effetto collaterale e con un’ottima tollerabilità, fattori che rendono questo approccio adatto anche ai più piccoli.

“Le famiglie hanno testimoniato cambiamenti concreti: più contatto visivo, maggiore apertura verso gli altri, minore reattività agli stimoli che prima generavano crisi” – spiega Salvatore Rinaldi.

«Sono risultati che incidono direttamente sulla qualità della vita quotidiana, non solo dei bambini ma anche dei loro genitori».

Questi dati innovativi sono stati presentati dal professor Salvatore Rinaldi, neurofisiologo e fondatore dell’Istituto fiorentino assieme alla dottoressa Vania Fontani, entrambi ideatori della tecnologia REAC, durante la Lectio Magistralis al recente Seminario Nazionale sulla Neurodiversità svoltosi a Natal, in Brasile, evento nato con l’obiettivo di favorire un confronto multidisciplinare sull’assistenza alle persone neurodivergenti ─ con particolare attenzione a chi ha una diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico ─ e per stimolare un fattivo dialogo tra scienza, clinica e società.

La portata di questa tecnologia va oltre l’autismo. I ricercatori hanno infatti messo a punto protocolli specifici anche per l’ADHD (il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), le forme miste di autismo e ADHD, e il ritardo globale dello sviluppo.

In tutti i casi, l’intento è il medesimo: fornire strumenti curativi concreti e sicuri, che possano essere affiancati con facilità alle strategie terapeutiche attualmente disponibili, amplificando le opportunità di intervento per i bambini e le loro famiglie.

 

 

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Redazione Redazione Eventi e News