Vannacci porta a compimento la trasformazione della Lega

Un tempo, i nostalgici del fascismo desiderosi di rivendicare un’identità, ma anche di darsi un tono, dovevano comprare i libri di Renzo De Felice – che li leggessero pure è meno probabile, non foss’altro per la mole, la passione per il dettaglio e la densità della prosa che caratterizzava la sua rigorosissima biografia di Mussolini, in otto volumi – e così, per far dispetto ai suoi critici di sinistra, erano pure costretti a ingrassare la casa editrice Einaudi. Oggi, con lo stesso spirito, se la cavano leggendo Roberto Vannacci. Nel frattempo, grazie al successo del suo libro autopubblicato, «Il mondo al contrario», il generale è stato candidato alle elezioni europee con la Lega, prendendo una valanga di preferenze, tanto da salvare la periclitante leadership di Matteo Salvini, che in premio lo ha fatto subito vicesegretario. Il problema è che Vannacci non sembra affatto intenzionato ad accontentarsi.
Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, è stato il primo, almeno a un certo livello, a protestare pubblicamente, prendendosela con chi vorrebbe «vannaccizzare» la Lega, qualche giorno fa. In verità, prima di lui, era già intervenuta Susanna Ceccardi, per ragioni legate alla composizione delle liste alle regionali toscane, dove l’ex generale sta cercando di imporre persone legate a lui assai più che alla Lega, ma dopo il presidente della Lombardia il livello degli attacchi è decisamente salito, nonché la loro frequenza. Dal capogruppo Massimiliano Romeo al vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, non è passato un giorno senza che qualcuno rimproverasse più o meno esplicitamente Vannacci di aver lanciato una sorta di opa ostile, promuovendo iniziative non concordate col partito sotto la bandiera della sua associazione culturale.
Si tratta però di una discussione condotta comunque a mezza bocca, in cui nessuno dei protagonisti può dire fino in fondo quello che pensa, anche se lo capiscono tutti. Vannacci è infatti il perfetto rappresentante di quelle opinioni e di quegli umori che Salvini ha cercato di raccogliere con il progetto della Lega nazionale, operazione davvero spericolata con cui puntava a ridefinire in chiave nazionalista un partito indipendentista.
Il punto è che i nostalgici della Lega delle origini, cioè secessionista, hanno ora poco da fare gli schizzinosi davanti ai nostalgici di ben altre stagioni che accompagnano Vannacci: si sono fatti andare benissimo la svolta di Salvini finché i sondaggi, e per un attimo anche i voti, sembravano dargli ragione, adesso è tardi per rimangiarsi tutto. Hanno giocato a scavalcare a destra persino Fratelli d’Italia, a fare la faccia feroce e mostrare il piglio autoritario, ora marcino disciplinati e silenziosi dietro al generale. Fatte tutte le debite distinzioni, il gruppo dirigente leghista sembra porsi nei confronti di Vannacci come qualche anno fa, nel Movimento 5 stelle, i dirigenti fedeli a Beppe Grillo si ponevano nei confronti di Giuseppe Conte. E non è affatto detto che non facciano la stessa fine.
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