Zuppi: «Tutela minori, struttura solida e cammino inarrestabile»


«In tutte le Chiese locali c’è la ferma consapevolezza che questo sia un cammino inarrestabile». Con queste parole il cardinal Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, sintetizza l’impegno strutturale che la Chiesa in Italia sta portando avanti per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.
Un’affermazione che arriva a integrazione del secondo Rapporto della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, presentato oggi, che dedica un’attenzione particolare all’Italia ma, secondo la Cei, offre dati solo parziali, raccolti in forma facoltativa durante la visita ad limina del 2024.
Per restituire un quadro più completo, la Cei ricorda i risultati della III Rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali, riferita al biennio 2023-2024 e basata su un coinvolgimento esteso: 184 diocesi (il 94,2% del totale), 16 servizi regionali, 103 Centri di ascolto attivi.
Tutte le diocesi, si legge nella nota, sono oggi dotate di un Servizio diocesano o interdiocesano per la tutela, con funzioni di ascolto, accoglienza, formazione e prevenzione, in un’azione “capillarmente distribuita e in progressivo consolidamento”.
Formazione, accordi e collaborazione con la società civile
Il percorso italiano si distingue per una solida rete territoriale e una crescita costante della formazione: nel solo 2024 sono stati realizzati 781 incontri, con 22.755 partecipanti tra operatori pastorali, religiosi, sacerdoti, educatori e membri di associazioni.
Sommando i dati del 2023, si arriva a 42.486 persone raggiunte e formate in due anni. «La formazione resta un impegno rigoroso e costante», sottolinea mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, che evidenzia anche lo sviluppo delle collaborazioni con la società civile: la partecipazione a iniziative condivise con enti non ecclesiali è passata dal 13,1% nel 2023 al 18,3% nel 2024, e si rafforza la presenza della Chiesa in tavoli istituzionali.

Tra le intese di rilievo, spicca l’accordo “Memorare”, siglato con la Pontificia Commissione nel 2022, volto a promuovere una rete internazionale di accoglienza, ascolto e cura delle vittime, in base a standard condivisi. L’accordo prevede aggiornamenti reciproci e scambi di buone prassi per rendere sempre più efficaci le politiche di prevenzione e protezione.
Nelle prossime settimane, saranno presentati due strumenti operativi per uniformare le procedure a livello nazionale e offrire agli operatori riferimenti concreti, frutto dell’esperienza maturata nei territori.
Una cultura condivisa, non solo protocolli
Se i numeri attestano la presenza di una struttura ormai consolidata, resta viva la sfida culturale. «Stiamo operando – e per questo esprimiamo un sincero ringraziamento al Servizio nazionale per la tutela dei minori – per promuovere una cultura della tutela a più livelli, anche sociale, e contrastare ogni forma di abuso», conclude il card. Zuppi.
Una cultura che non si limita all’adozione di protocolli, ma coinvolge il linguaggio pastorale, le prassi educative, le dinamiche comunitarie.
La Rilevazione della Cei rileva anche criticità: alcune diocesi, pur dotate di Servizi attivi, lamentano difficoltà nel reperimento di figure specializzate, oppure sottolineano l’esigenza di maggiore uniformità nella gestione delle segnalazioni. Il Rapporto della Pontificia Commissione, d’altra parte, sollecita le Chiese locali a una «maggiore trasparenza e accessibilità» dei dati e delle attività svolte.
In questo quadro, l’Italia appare come una realtà ecclesiale in cammino, con una rete già articolata ma chiamata a rendere visibile, comunicabile e verificabile il proprio impegno. «La tutela – chiosa mons. Baturi – non è un progetto delegabile. È un dovere ecclesiale e civile, una responsabilità condivisa che coinvolge tutti. E ogni passo in avanti è frutto di questo cammino comune».
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