Borderlands 4 Recensione


Si dice che “l’attesa del piacere sia il vero piacere”, ma per Borderlands 4 questa gloriosa e storia citazione funziona solo a metà. Nelle ultime giornate, abbiamo passato un bel po’ di ore in compagnia del nuovo capitolo del franchise e ci siamo resi conto, soltanto giocandoci, quanto - effettivamente - il pazzo mondo di Gearbox ci fosse mancato. Borderlands 4 fa una cosa molto difficile, quasi impensabile al giorno d’oggi: impara e migliora da i suoi errori. Borderlands 4 non stravolge, è un meraviglioso salto nel passato per i nostalgici, ma è anche una solidissima “X” su una rotta tendenzialmente nuova, con tanto da vedere e vivere, anche per i nuovi esploratori.
Nel nuovo capitolo della serie abbiamo ritrovato tutti quegli orpelli che ne hanno delineato lo stile, in tutti questi anni, nel bene e nel male. Dalla narrazione, pungente e fuori di testa, allo stile estetico, passando per la solita - smodata - quantità di armi, missioni e attività disponibili, ora anche - decisamente - con una marcia in più sotto tanti punti di vista, ognuno di questi aspetti rende Borderlands 4 un sequel intelligente ma anche un ottimo punto di (ri)partenza. La software house californiana si è presa I suoi tempi, ma ha saputo creare un prodotto dall’identità importante, sfacciata, fiera.
Borderlands 4 trasuda voglia di essere se stessi da ogni poro videoludico. Questo, però, non vuol dire che siamo di fronte a un prodotto perfetto, ci mancherebbe, e non tutto ci ha convinto appieno. Il nuovo capitolo numerato non manca di scelte meno vincenti, errori un po’ insiti nel DNA della serie e compie qualche scivolone di troppo sotto alcuni aspetti, tra cui quello tecnico che, per il nostro punto di vista, è senza dubbio quello più problematico.
A conti fatti, siamo di fronte a un prodotto dalle due facce, ma se dobbiamo essere sinceri quella “simpatica” e vincente è quella che lo caratterizza di più. Attenzione, però, che l’altra faccia è sempre dietro, e la moneta potrebbe girarsi velocemente.
Un tripudio di proiettili, cazzotti e… insulti!
Prima di calarci anima e corpo in un’analisi, necessariamente molto minuziosa, del progetto, vogliamo, sin da subito, rassicurarvi sul fatto che Borderlands 4 è un titolo imperdibile, per gli appassionati della serie in primis. Il progetto di Gearbox è intelligente, riesce a unire tradizione e innovazione con estrema facilità e, soprattutto, è divertente come non mai, specialmente in co-op locale o online. Sotto questo aspetto, la missione del team californiano può considerarsi a dir poco centrata, anche perché tutto l’ecosistema di gioco si basa sulla naturale evoluzione di un progetto che può vantate un’arma (l’ennesima?) In più al proprio arsenale: l’identità. Borderlands 4 fa quello che, ormai, si vede poco in giro. Il quarto capitolo numerato della serie non si “vende” alle leggi del mercato, rimane sempre fieramente se stesso, pur senza dimenticare la necessità, tangibile ed evidente, di dover fare qualcosa per dare a tutta la serie una nuova identità nel mercato videoludico. Borderlands 4 è il solito tripudio di proiettili, scontri armati, scazzottate e tanto, tantissimo farm, alla ricerca ossessiva di un nuovo equipaggiamento, di nuove armi e nuove cosa da indossare. Borderlands 4 è la solita “sit-com” che guardi con piacere dopo una giornata di lavoro, di studi o - semplicemente - pesante, per un motivo o un altro. Il neo arrivato in casa Gearbox non ha perso il suo smalto, anzi, e arriva sul mercato con la sua solita irriverenza. Proprio rimanendo in tema di crescita e sviluppo, bisogna però ammettere che Gearbox ha volutamente tenere il tiro un po’ più basso, cercando di creare un intreccio narrativo meno scontato e gratuitamente pacchiano, confezionando una storia e - in generale - un world building di buonissima fattura, che aiuta non poco il giocatore a sentirsi parte del nuovo corso della serie, a cui potremmo dare anche un nome: Kairos. Il nuovo pianeta, il nuovo mondo di gioco, ci ha convinto appieno. Kairos è ricco di segreti, ricco di minacce e di sfide, ma è allo stesso tempo anche un perfetto modo per rimodulare una formula di gioco necessariamente da svecchiare. Il pianeta porta con sé anche un nuovo modo di vedere e di vivere l’esperienza di gioco, con il passaggio a un open world non certamente rivoluzionario, ma comunque più che godibile. In tal senso, ritorna con prepotenza il fattore divertimento, che in buona parta riesce a sopperire alle mancanze, dando modo ai giocatori di trovarsi sempre e comunque per mano una macchina da assuefazione videoludica. Borderlands 4 non brilla di certo per originalità in questo senso, ma messo tutto insieme il nuovo corso ludico della serie sembra avere un ottimo potenziale, specialmente se si è alla ricerca di un’avventura capace di trasformarsi in una sorta di seconda pelle, che si adatta perfettamente alle esigenze dei cacciatori che vogliono lasciarsi trasportare da Kairos e da tutte le sue orribili bellezze. [caption id="attachment_1106316" align="aligncenter" width="1280"]
Borderlands 4: quattro Cacciacripta, un Cronocustode e tante mazzate
Il titolo di questo paragrafo sembra l’inizio di una barzelletta, lo sappiamo, ma è voluto. Borderlands 4, del resto, è un titolo che gioca molto sull’ironia e sull’autoironia, ma è anche un progetto che sa bene cosa vuole fare, cosa vuole essere e dove vuole arrivare, partendo dalla narrazione. Borderlands 4 parte, narrativamente parlando, diversi anni dopo gli avvenimenti del terzo capitolo, ma non è direttamente collegato a esso, chiaro segnale della volontà degli sviluppatori di creare un vero e proprio nuovo corso, anche sul piano tematico e storico. Poi è chiaro che i riferimenti sono tanti e buona parte delle ideologie alla base della narrazione rimangono le solite e si diramano con uno stile canonico e conosciuto, ma è altresì evidente che si è deciso per creare un ecosistema autonomo, quasi del tutto. Con buonissimi risultati, per giunta. A fare la voce grossa, in tal senso, sono i nuovi protagonisti e i nuovi antagonisti, i cui front man sono i quattro Cacciacripta, i nuovi “eroi” utilizzabili, e il Cronocustode, il villain principale della nuova avventura. I quattro personaggi sono, come sempre, ben caratterizzati, sia esteticamente sia sul piano narrativo, e aiutano ad ampliare la conoscenza del nuovo mondo di gioco con le loro riflessioni, le loro trovate e il loro modo di vedere le cose. Altrettanto importante è il ruolo del Cronocustode, che ci ha ricordato parecchio (senza far scatenare l’ira di nessuno, chiaramente) i bei tempi di Handsom Jack, uno dei villain più iconici della serie, e non soltanto. Finalmente, e non accadeva da un po’, siamo di fronte a un nemico dai tratti asfissianti, la cui presenza risulta opprimente, pesante, sin dalle prime ore di gioco. [caption id="attachment_1106330" align="aligncenter" width="1280"]

Verso l’infinito… con il doppio salto
Di novità strutturali, comunque, Borderlands 4 ne ha parecchie, alcune delle quali veramente importanti. Le novità più importanti riguardano - sicuramente - il sistema di movimento dei personaggi, ora nettamente più dinamico e ricco di possibilità aggiuntive per vivere l’esperienza di gioco nel modo più “attuale” e piacevole possibile. Nel nuovo corso di Borderlands c’è spazio per il doppio salto, per le planate e le nuotate, tutti esempi di gesti e meccaniche fondamentalmente scontati, e che finalmente trovano spazio all’interno dell’epopea sci-fi post apocalittica di Gearbox. Tutte queste cose, rapportate all’introduzione dell’open world, confezionano un’identità di gioco nuova, ma allo stesso tempo classica. Giocando a Borderlands 4 abbiamo avuto la sensazione che gli sviluppatori abbiano deciso di introdurre tutto con calma, senza forzare, mixando in modo intelligente le novità e le cose intoccabili. A ogni modo, l’evoluzione ludica è, a tratti, evidente. I Cacciacripta si muovono con maggiore leggiadria, possono raggiungere posti, anche soprelevati, con maggiore rapidità e con grande facilità, anche grazie all’introduzione del rampino. Parlando del rampino, però, abbiamo avuto la sensazione che si sia finito per renderlo, in diverse circostante, anche fin troppo necessario, il che, sinceramente, non ci ha proprio entusiasmato. A contorno, troviamo un level design più consapevole del nuovo corso, che riesce a rappresentare una sfida interessante per tutti i giocatori, a volte anche forse un po’ troppo. Abbiamo avuto la sensazione che, spesso, si sia un po’ abusato nel rendere gli obiettivi meno chiari, un po’ meno evidenti e nascosti, proprio per sfruttare la maggior dinamicità dei comandi di controllo. Funziona tutto abbastanza bene, chiariamolo, ma a volte risulta un tantino pesante.

Per il potere di Grayskull!
Lo ammettiamo: da tempo immemore cercavamo una scusa per citare He-Man. Con le dovute differenziazioni, il buon Amon, personaggio scelto per intraprendere il nostro viaggio su Kairos, ce l’ha un po’ ricordato, così come è evidente il fatto che strizzi parecchio l’occhio, come design e modellazione bellica, a Reinhartd di Overwatch. Utilizzando principalmente lui, e poi Vex, avendo giocato principalmente a schermo condiviso, abbiamo potuto testare la bontà dei nuovi eroi disponibili, in attesa di quelli aggiuntivi, già annunciati da Gearbox. Volendo essere sinceri, dobbiamo ammettere che siamo un po’ delusi sotto questo aspetto, seppur siamo comunque di fronte a un ottimo lavoro. Per essere più precisi, ci saremmo aspettati un po’ di profondità in più nelle meccaniche e nelle build realizzabili. Per quanto ricche di possibilità, abbiamo trovato, infatti, diversi perk poco utili e, in generale, abbiamo avuto troppo spesso la sensazione che lo shooting avesse un ruolo troppo predominante sul resto della batteria bellica. [caption id="attachment_1106327" align="aligncenter" width="1280"]

Uno spettacolo, ma non sempre piacevole
Ne abbiamo parlato in apertura, di fatto è un pezzo fondamentale dell’esperienza, ed è un po’ il proverbiale elefante nella stanza: il comparto tecnico. Se vi abbiamo già tranquillizzati sul fatto che, da vedere, Borderlands 4 è la solita esplosione di colori e pop art, dobbiamo anche ammettere che a livello di prestazioni e, in generale di fruizione, Gearbox ha incontrato qualche difficoltà di troppo. Noi abbiamo testato il gioco su PlayStation 5 Slim, la piattaforma “meno potente” sui cui il nuovo titolo di Gearbox può girare (Switch 2 a parte, ovviamente), e siamo andati in contro a tutti gli evidenti limiti del caso, che talvolta hanno anche un po’ superato le nostre previsioni, sotto diversi aspetti. Vogliamo subito essere il più onesti possibile: abbiamo fruito del titolo principalmente in co-op, per essere precisi con il caro, vecchio, schermo condiviso su singola console, e dobbiamo ammettere che abbiamo fatto veramente tanta fatica. Ora, è tradizione che lo split screen vada un po’ a “indebolire” la maglia tecnica di alcuni giochi, ma è anche altrettanto evidente quanto su Borderlands 4 sia un po’ troppo evidente e, soprattutto, invalidante. È altrettanto chiaro che valutare negativamente basandoci solo questo campione non sarebbe giustissimo, anche perché in single player le cose migliorano. E anche parecchio. Abbiamo optato, ovviamente, per la modalità Performance (60 fps, ma con risoluzione dinamica), che ci ha restituito un buonissimo feeling. [caption id="attachment_1106323" align="aligncenter" width="1280"]
Borderlands 4 RECENSIONE | Conclusioni
Borderlands 4 non è un titolo perfetto, ma è il perfetto compagno di viaggio di tutti gli appassionati della serie, e non soltanto. Il nuovo capitolo della serie di Gearbox impara dagli errori del passato, migliora sotto tanti aspetti (o almeno ci prova) e si lascia dietro alcune scelte discutibili, ma lo fa in modo - nel bene e ne male - più ordinario possibile. Non siamo di fronte a una rivoluzione, ma tante cose nuove hanno comunque quel gusto innovativo necessario e per lunghi tratti vincenti, su cui è lecito aspettarsi di poter costruire ottime cose per il futuro. Borderlands 4 cade, però, sotto il profilo dell’ottimizzazione tecnica e della fruizione. Il titolo di Gearbox non risulta - al momento - particolarmente ben ottimizzato e gli effetti negativi si sentono parecchio, specialmente in alcuni frangenti. Nel complesso, però, siamo soddisfatti: avevamo il bisogno, quasi atavico, di tornare a respirare il fumo delle canne fumanti delle pistole dei Cacciacripta, e siamo contenti che questo giorno è finalmente arrivato, anche se qualcosa è andato storto. La strada intrapresa, comunque, sembra quella giusta!L'articolo Borderlands 4 Recensione proviene da GameSource.
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