Cambi di vita, il viaggio verso est di Flavio Arrigoni dopo il licenziamento


Un viaggio durato sei mesi tra sfide e scoperte per “guadagnarsi” lo spettacolo che lo aspettava alla meta. Flavio Arrigoni, 43 anni, originario di Angera, ha attraversato l’Asia via terra fino a raggiungere il Giappone per ammirare la fioritura dei ciliegi. Non un giro turistico, ma una vera spedizione esplorativa. Come un pioniere, Flavio ha viaggiato solo con uno zaino in spalla, senza sapere cosa il giorno dopo avrebbe portato, ma con un obiettivo chiaro: vivere un sogno coltivato fin dall’infanzia.
Un viaggio nato da due occasioni mancate
Il Giappone lo aveva già sfiorato due volte: non c’era riuscito nel 2011, bloccato dallo tsunami, e neppure nel 2020, fermato dalla pandemia. «A quel punto – racconta Flavio – ho capito che non bastava desiderarlo. Dovevo guadagnarmelo». Così Flavio ha scelto la strada più lunga e faticosa, ma anche la più affascinante: volo verso Istanbul e poi avanti, attraversando 13 Paesi via terra, tra treni, bus, traghetti, taxi e anche qualche passaggio in autostop. Tutto per arrivare a tempo con l’“hanami”, la celebre fioritura dei ciliegi.
“Welcome to Iran, my friend”
Il viaggio di Flavio è stato una raccolta di sguardi, sorrisi, emozioni, ma anche di certezze smentite. È il caso della vicenda che Flavio ha vissuto al confine tra l’Armenia l’Iran. «Il militare di frontiera mi guarda serio – ricorda Flavio –, poi mi dà una pacca sulla spalla e dice: “Welcome to Iran, my friend”». Altro che pregiudizi. «I racconti sull’Iran spaventano, ma appena sei dentro ti accorgi che è un Paese ospitale, con persone straordinarie». Tra i ricordi, una ragazza conosciuta a Teheran: «Portava sempre con sé uno spray al peperoncino, pronta a usarlo contro la polizia etica. Sono le Che Guevara del 2020».
Esperienze che non si leggono nei libri
Dalle rive del Gange con un giovane yogi incontrato per caso, ai racconti dei mercanti sul ponte di un traghetto iraniano diretto a Dubai, il viaggio è stato un concentrato di umanità. «La gente che incontri ti regala storie che non dimentichi. E capisci che la lingua non è mai davvero un ostacolo: bastano un sorriso e un dito puntato nella direzione giusta».
Nessuna nostalgia, solo il desiderio di rallentare
«Non ho mai pensato di tornare indietro – spiega Flavio –. Anzi, spesso mi sembrava di correre troppo». Abituarsi alla vita in viaggio è stato facile per Flavio. Ad accompagnare il suo cammino non c’era nessuna nostalgia di casa, ma anzi, c’era solo voglia di fermarsi di più, di vivere ogni tappa con più lentezza. «La Cina l’ho attraversata in 15 giorni, ma è un mondo che merita almeno cinque viaggi da un mese ciascuno».
«Torno cambiato, ma qui tutto è rimasto uguale»
Il ritorno ad Angera è stato più complesso della partenza: «Tu torni con mille cose nuove dentro, ma intorno a te è tutto come prima. I soliti discorsi, i soliti bar. Ti rendi conto di quanto sei cambiato solo quando ti ritrovi dove sei partito».
Un messaggio per chi sogna: «Non abbiate paura»
Flavio lo dice con chiarezza: «Il consiglio che posso dare è solo uno: non abbiate paura. E vale soprattutto per le donne». Durante il viaggio ha incontrato viaggiatrici che da sole hanno percorso distanze immense: «Una ragazza belga, infermiera, ha fatto Bruxelles-Katmandu in autostop. Esperienze come la sua, o come quella tragica ma potente di Pippa Bacca, dovrebbero ispirare».
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