Davvero non potremo più usare lo smalto semipermanente?

Tra gli essential delle donne in fatto di manicure, è impossibile non riconoscere, negli ultimi anni, l’importanza dello smalto semipermanente. Piu forte e duraturo di un qualsiasi malto, è diventato una vera e propria abitudine per chi cerca praticità e resistenza, e per chi desidera unghie curate per settimane. In poche parole: un rituale essenziale. Ma nell’ultimo periodo, tra notizie online e video su TikTok, è esplosa la voce di un presunto divieto dello smalto semipermanente in Europa.

Dovremo davvero dire addio al semipermanente? È davvero tossico?
La realtà, come spesso succede in questi casi, è più sfumata di così. Possiamo tirare un sospiro di sollievo: il problema non è lo smalto semipermanente in sé, ma un ingrediente specifico che lo rende così performante.
Smalto semipermanente: cos’è successo davvero?
Al centro del dibattito sulla tipologia di smalto più amato di sempre c’è il TPO, ossia l’ossido di trimetilbenzoil difenilfosfina. Si tratta, in parole più semplici, di un foto-iniziatore: un composto che se esposto alla lampada UV o LED, consente allo smalto semipermamente di polimerizzare e assumere così quella brillantezza lucida che lo caratterizza. Il problema? L’Unione Europea ha deciso di vietarne l’utilizzo dal primo settembre 2025, dopo averlo classificato come sostanza tossica.

Foto Getty Images
La decisione nasce dopo diversi studi e ricerche condotte sugli animali, che hanno mostrato effetti negativi in caso di ingestione ad alte dosi. Comunque, per questo motivo, i prodotti contenenti TPO – proprio come alcuni smalti semipermanenti – non possono più essere venduti né utilizzati dalle estetiste e onicotecniche nei saloni di bellezza di tutta l’UE. Ma questa legge non segna la morte dello smalto semipermanente, piuttosto si rivela come un’occasione importante per introdurre sul mercato formule più sicure per le consumatrici e per le professioniste che ne fanno uso quotidiano.
Ecco cosa succederà
La decisione entrata in vigore in Europa pone l’accento su un’altra importante questione: la prevenzione. Verranno introdotti sul mercato smalti e tipologie differenti, che non contengono TPO. Inoltre, diversi esperti del settore sottolineano come il rischio reale per chi utilizza lo smalto semipermanente sia davvero difficile da quantificare. L’unghia è una barriera di cheratina resistente e, anche se applicato, non è così facile che il TPO penetri nei tessuti: una volta polimerizzato sotto la lampada tende a bloccarsi nello strato solido dello smalto. E questo potrebbe essere il motivo per cui negli Stati Uniti non è stato introdotto alcun divieto.
Diversi brand, tuttavia, avevano in qualche modo compreso come si sarebbe mossa l’Unione Europea e si erano già messi all’opera per la produzione di formulazioni senza TPO. In molti casi è stato sostituito dal TPO-L, una versione aggiornata e ovviamente conforme alle normative.
Quindi no, lo smalto semipermanente non scomparirà, ma si evolverà con versioni più controllate. E probabilmente sicure.
Conclusioni sul tema
La vicenda inerente allo smalto semipermanente con TPO offre spunti di riflessioni più ampi, su un mercato in continua evoluzione. Ci rassicura sapere che ciò che applichiamo sulle nostre unghie venga controllato e sottoposto a verifiche stringenti, così come è interessante sapere che le nuove versioni di un prodotto cosmetico così amato siano anche terreno fertile per la scienza. D’altronde, la bellezza è anche questo: non solo trend su TikTok, ma un aspetto profondo più tecnico e scientifico.

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