Dossier Mare Monstrum 2025: l’assalto illegale alle coste italiane

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Il nuovo dossier Mare Monstrum 2025 di Legambiente scatta un’istantanea all’insegna delle violazioni: cemento abusivo, scarichi irregolari, pesca di frodo e infrazioni al Codice della navigazione hanno segnato un anno nero per il nostro patrimonio marittimo.
Il mare italiano, simbolo di bellezza e risorsa di inestimabile valore naturale ed economico, continua a subire un’aggressione costante.
I numeri parlano chiaro: lo scorso anno sono stati registrati 25.063 reati penali, con un incremento del 9,2% rispetto al 2023. A questi si sommano 44.690 illeciti amministrativi, in crescita del 21,4%. Complessivamente si tratta di quasi 70mila violazioni, equivalenti a un’irregolarità ogni 105 metri di costa. Un dato che conferma l’ampiezza del fenomeno e la sua capacità di incidere su territori già fragili.
Il peso delle Regioni a tradizionale presenza mafiosa
Metà dei reati (12.663, pari al 50,5%) si concentra in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. In testa la Campania con 4.208 episodi, seguita dalla Sicilia (3.155), dalla Puglia (2.867) e dalla Calabria (2.433). Al quinto e sesto posto compaiono Lazio (1.696) e Toscana (1.687). Questa distribuzione conferma un trend consolidato negli anni: dal 1999, quasi il 54% degli illeciti documentati è avvenuto in queste quattro regioni, aree storicamente segnate dalla presenza della criminalità organizzata.
Se invece si guarda alla densità di reati per chilometro di costa, a sorpresa è la Basilicata a guidare la classifica con 33,6 violazioni per km, seguita da Emilia-Romagna (29,9), Molise (25,1) e Veneto (22,9). La Campania, pur con un litorale più lungo, si colloca al quinto posto con 20,4 casi per km.
Cemento abusivo e inquinamento in prima linea
Tra le tipologie di reati, il ciclo del cemento resta la piaga principale: 10.332 episodi accertati nel 2024, pari al 41,2% del totale. Si tratta soprattutto di costruzioni abusive e occupazioni illegali del demanio marittimo, fenomeni che alterano il paesaggio e compromettono gli ecosistemi costieri.
Preoccupante anche il balzo in avanti dei reati ambientali legati all’inquinamento, saliti a 7.925 (+24,4% rispetto al 2023). Qui rientrano sia la gestione illecita dei rifiuti che la cosiddetta “maladepurazione”, problema per il quale l’Italia è già sotto procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea.
Non meno rilevante l’impatto della pesca illegale, con 4.553 violazioni (+6,7%) che mettono a rischio gli stock ittici e minacciano la sopravvivenza di specie già vulnerabili. Infine, le infrazioni al Codice della navigazione e alla nautica da diporto, spesso commesse anche in aree protette, hanno raggiunto quota 2.253 (+9,4%).
Denunce, arresti e sequestri
L’attività repressiva si traduce in quasi 27mila persone denunciate nel 2024 (+5,3% sul 2023). Calano invece gli arresti, diminuiti del 33,8%, un dato che secondo Legambiente riflette più un riassestamento statistico che una riduzione dell’impegno giudiziario, soprattutto dopo il forte aumento registrato l’anno precedente.
Sul fronte dei sequestri si rileva un lieve incremento (+1,3%), ma è soprattutto il valore economico delle confische e delle sanzioni a crescere in modo significativo, con un balzo del 51%. Questo dato evidenzia l’efficacia delle operazioni condotte, frutto di quasi 936mila controlli effettuati da forze dell’ordine e Capitanerie di porto (+3,2% rispetto al 2023).
Le richieste di Legambiente
Di fronte a un quadro tanto allarmante, l’associazione ambientalista avanza dieci proposte al Parlamento e al Governo. Tra queste, la necessità di rafforzare la lotta all’abusivismo edilizio e alle occupazioni illegali del demanio, incrementare gli investimenti per la depurazione e il riuso delle acque – fondamentali in settori come l’agricoltura – e intensificare le misure contro la pesca irregolare e l’inquinamento da rifiuti.
Secondo Legambiente, l’abusivismo continua a prosperare anche per la scarsa efficacia della risposta istituzionale. In molti Comuni costieri, infatti, le demolizioni procedono a rilento, alimentando la convinzione diffusa di poter costruire senza autorizzazioni e senza conseguenze.
Il contributo della Guardia di Finanza
L’edizione 2025 del rapporto si arricchisce anche del contributo del Comando generale della Guardia di Finanza, che ha messo a disposizione i dati relativi alle attività svolte tra il 2022 e il 2024. Un impegno crescente, che si è tradotto anche nell’impiego di nuove unità navali a propulsione ibrida, utilizzate in aree a elevato pregio ambientale.
Un patrimonio da difendere
Dai numeri emerge una realtà difficile: in poco più di venticinque anni, dal 1999 al 2024, sono stati documentati 462.705 reati a danno delle coste italiane. Un patrimonio naturale, culturale e turistico che continua a essere sotto pressione e che rischia di perdere la sua straordinaria ricchezza.
Il Mare Monstrum 2025 non è pertanto a quanto si legge solo un bilancio delle violazioni, ma anche un accorato appello urgente alla politica e alla società civile: senza un’azione decisa e coordinata, il rischio è che il nostro mare, simbolo identitario e risorsa vitale, venga compromesso in modo irreversibile.
Il Dossier Mare Monstrum 2025 di Legambiente
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