Francia: la rinuncia di Macron alla riforma delle pensioni salva Lecornu, che però evita la sfiducia per soli 18 voti

Ottobre 16, 2025 - 20:30
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Francia: la rinuncia di Macron alla riforma delle pensioni salva Lecornu, che però evita la sfiducia per soli 18 voti

Alla fine il primo ministro francese Sébastien Lecornu l’ha spuntata. E con lui il presidente della Francia Emmanuel Macron, che ha scommesso per ben due volte sull’ex ministro della Difesa per evitare un voto anticipato e mettere a tacere le richieste di dimissioni nei suoi confronti provenienti tanto dalla destra lepeniana che dalla sinistra di Mélenchon. Con una mossa a sorpresa, nei giorni scorsi i due hanno concordato di mettere da parte la riforma delle pensioni cara all’Eliseo e si sono assicurati il voto del Partito socialista. Così oggi all’Assemblea nazionale, chiamata a votare due mozioni di censura nei confronti del premier - una presentata dal Rassemblement national e una da La France Insoumise - ha respinto per 18 voti il tentativo di sfiducia. E ora, dopo tante peripezie andate avanti per settimane a partire dall’affossamento di Bayrou, la Francia ha un governo che dovrebbe riuscire a far approvare la legge di bilancio e mettere al sicuro i conti pubblici caratterizzati da un debito pubblico monstre.

Nonostante il voto di oggi sia stato positivo per Lecornu, il nuovo governo di cui fanno parte 34 ministri - con l’ex presidente del Wwf Monique Barbut al ministero della Transizione ecologica - non è partito nel migliore dei modi. Sulla carta, i voti a favore della mozione di censura presentata da La France insoumise si sarebbero dovuti fermare a 264, mentre alla fine ne sono arrivati 271 su 577 (erano 289 quelli necessari per affossare il premier). Più bassa la quota di sì arrivati per la mozione di censura presentata dalla destra lepeniana: 144.

Come evidenzia Le Monde riportando il dettaglio delle votazioni, la mozione di sfiducia della sinistra di Mélenchon è stata sostenuta, oltre che dal gruppo che l’ha presentata, dagli ecologisti (che evidentemente non sono rassicurati dalla sola presenza nel governo dell’ex presidente Wwf), dai comunisti, dai lepenisti Rn e dall’Udr nella loro grande maggioranza (hanno votato in modo difforme dal gruppo tre ecologisti e due comunisti). I gruppi del blocco centrale (Renaissance, MoDem, Horizons), Les Républicains (Lr), il Partito socialista e il gruppo Libertés, indépendants, outre-mer et territoires (Liot) hanno votato invece in larga maggioranza contro la censura, anche se sette deputati socialisti e una deputata Lr hanno derogato alla linea del loro gruppo votando a favore.

«Mettiamoci al lavoro», ha detto Lecornu scampato il pericolo. Poche parole, per una sfida che parte ora e che sarà tutt’altro che semplice da giocare, visti i numeri risicati e anche ballerini in Parlamento.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia