Il Brasile fa quello che avrebbe dovuto fare Biden il 6 gennaio

Settembre 12, 2025 - 18:00
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Il Brasile fa quello che avrebbe dovuto fare Biden il 6 gennaio

Ieri sera, mentre negli Stati Uniti Donald Trump approfittava della commozione suscitata dall’assassinio di Charlie Kirk per minacciare gli avversari, evocando un’inquietante stretta autoritaria, in Brasile la Corte suprema condannava Jair Bolsonaro a ventisette anni di carcere per tentato colpo di Stato.

L’8 gennaio 2023, infatti, dopo avere perso le elezioni contro Lula, il presidente uscente aveva fatto esattamente come Trump nel 2021, rifiutandosi di riconoscere il risultato e istigando i suoi sostenitori ad assaltare i palazzi delle istituzioni. Non per niente Trump ha cercato in ogni modo di intimidire e ricattare il Brasile, anche pubblicamente, per fermare il processo contro il suo primo alleato, ammiratore ed emulo sudamericano.

Tutto inutile, a quanto pare. Forse perché in Sudamerica hanno maggiore dimestichezza con questo genere di personaggi e con questo genere di problemi, il Brasile non si è lasciato intimidire e ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli Stati Uniti quattro anni fa. Non avere difeso con sufficiente fermezza la democrazia allora, cullandosi nell’idea che la vittoria elettorale di Joe Biden avrebbe cancellato il pericolo e che fosse necessario al contrario stemperare le tensioni, ha creato le condizioni per il totale rovesciamento della realtà che stiamo vivendo, con l’attuale presidente che grazia gli assalitori del congresso chiamandoli patrioti e minaccia di far arrestare gli avversari in nome della difesa della democrazia.

Avrebbe dovuto infatti essere Biden, il 6 gennaio 2021, o al massimo il 7, a intervenire solennemente in tv per dire che l’istigazione alla violenza non sarebbe stata più tollerata e a prendere provvedimenti draconiani per mettere fine alla campagna sediziosa che negava l’esito del voto e delegittimava le istituzioni. Se i democratici lo avessero fatto allora, quando era giusto e necessario, ora Trump non sarebbe alla Casa Bianca e non potrebbe essere lui ad approfittare dell’omicidio di Charlie Kirk per minacciare apertamente la criminalizzazione del dissenso e l’uso della forza contro gli avversari politici, cose che del resto sta già facendo da tempo, in una macabra parodia dell’incendio del Reichstag.

In Italia Roberto Saviano è stato attaccato dalla destra per aver fatto proprio questo paragone, ma il bello è che nel frattempo in America è stato un sostenitore di Trump a scrivere testualmente che l’omicidio Kirk doveva diventare «l’incendio del Reichstag americano», con l’arresto di tutti i democratici e la messa al bando del loro partito, analogamente a quanto fatto da Adolf Hitler nel 1933.

Le prime parole di Trump non sembrano smentire la tesi, ma naturalmente speriamo di sbagliarci. In compenso oggi possiamo dire senz’altro che il 6 gennaio 2021 è stato l’equivalente americano del putsch di Monaco, il tentato colpo di stato del 1923, immediatamente stroncato dalle forze dell’ordine, che portò Hitler in carcere, per appena nove mesi. E spinse l’intera Germania a coltivare l’illusione che si trattasse di un fenomeno folcloristico, più ridicolo che minaccioso, destinato a riassorbirsi da sé.

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